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Il Sesto Rapporto di Valutazione del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) definisce il Mediterraneo come un “hotspot” del cambiamento climatico. Di fronte a questo scenario, è interesse principale dell’Italia adottare una strategia di politica estera che integri la dimensione della sicurezza climatica.
La Presidenza azera della COP29 avrà un ruolo essenziale nel rilancio dell’ambizione degli impegni siglati alla COP28, tra cui triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030, ma soprattutto dovrà essere decisiva nel dare seguito alla decisione di abbandonare gradualmente i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo. Tuttavia, le priorità in agenda delineate da Baku non includono elementi che permettano di avanzare degli strumenti che rendano operativo l’abbandono delle fonti fossili.
L'NCQG rappresenta un'opportunità per correggere gli errori del passato e cercare di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all'inizio del 2025. Per delineare un percorso di successo per l'NCQG è necessario affrontare diverse sfide complesse, a cominciare dalla definizione di un obiettivo ambizioso ma realistico.
Oggi la capacità installata di solare fotovoltaico della regione mediterranea è di 90 GW , quella dell’eolico 82 GW. Tuttavia, il potenziale combinato di queste due fonti è stimato in oltre 3 TW, il che significa che lo sviluppo delle energie rinnovabili non sfrutta appieno il loro potenziale.
I governi dei principali Paesi produttori di auto in Europa sono impegnati a sostenere la trasformazione industriale del settore automotive. Secondo le stime della Commissione europea, per raggiungere gli obiettivi climatici del continente serviranno 620 miliardi di euro di investimenti, prevalentemente di natura privata, ogni anno fino al 2030. La capacità delle imprese di reperire risorse finanziarie sui mercati rimane di cruciale importanza per affrontare la transizione. Ciò richiede un approccio coordinato che combini investimenti privati e pubblici su scala nazionale ed europea.
La crisi climatica e i costi ad essa associati hanno contribuito in maniera sostanziale a collocare la cooperazione fiscale internazionale in cima all’agenda internazionale. La tassazione può facilitare la transizione energetica disincentivando l’uso di combustibili fossili; creare risorse addizionali per affrontare il cambiamento climatico; contribuire alla giustizia climatica tassando attività ad alto contenuto fossile nei Paesi che inquinano maggiormente e allocando il gettito ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico.
A fronte di impatti del cambiamento climatico sempre più evidenti a livello globale, la necessità di accelerare la transizione energetica ha messo in luce il bisogno di una rapida evoluzione delle catene del valore delle tecnologie pulite. In questo quadro, il progetto “Tecnologia e transizione energetica: quale ruolo per
l’Europa e per l’Italia” si propone di approfondire la dimensione geopolitica dello sviluppo tecnologico legato alle esigenze della transizione energetica, con l’obiettivo di elaborare indicazioni di policy fruibili da decisori politici italiani ed europei.
Il presente rapporto ha l’obiettivo di quantificare l’evoluzione del gettito delle componenti fiscali e parafiscali dei vettori energetici per la mobilità su strada; descrivere le attuali strutture fiscali e parafiscali dei vettori energetici per la mobilità su strada quantificando l’incidenza di imposizione per unità energetica; e offrire opzioni per politiche fiscali per l’energia volte a mantenere la parità di gettito senza introdurre contraddizioni rispetto alle politiche climatiche.
Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’Italia è il secondo produttore di cemento nell’Unione Europea dopo la Germania, oltre che un importante Paese consumatore di cemento e di calcestruzzo. Questo studio propone un approfondimento di trasformazione industriale per quello che riguarda la produzione nazionale di cemento con un’analisi integrata delle misure e politiche attive sul settore.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Il maggiore ostacolo dell’acciaio a zero-basse emissioni o ‘verde’ è la sua mancanza di competitività di costo alle condizioni di mercato. Alla luce del complesso quadro normativo costruito intorno agli obiettivi energia e clima, questo policy paper fornisce una prospettiva e uno schema concettuale per la definizione del quadro di politiche per la trasformazione della siderurgia in ottica net-zero.
Negli anni recenti l’Italia ha dimostrato un crescente interesse verso il continente africano, culminato con il Summit Italia-Africa del gennaio 2024 e con il Piano Mattei. Perché l’Italia sia in grado di sviluppare un partenariato con l’Africa di mutuo beneficio, è necessario che dia ascolto alle esigenze espresse dai partner africani, che includono proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale per risolvere la sofferenza debitoria e accedere a finanza a basso costo per diversificare la propria economia e intraprendere la transizione energetica.
il progetto “Tecnologia e transizione energetica: quale ruolo per l’Europa e per l’Italia”, realizzato da ECCO, il think tank italiano per il clima in collaborazione con l’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations (ECFR) e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, si propone di approfondire la dimensione geopolitica dello sviluppo tecnologico legato alle esigenze della transizione energetica.
Questo report approfondisce lo stato dell’arte degli Stati Uniti in materia di tecnologie per la transizione energetica. Partendo da un’analisi della strategia messa in atto dall’amministrazione Biden per favorire l’industrializzazione in ambito di tecnologie per la transizione energetica, il report vuole valutarne i possibili impatti e contestualizzarla nella più ampia cornice delle relazioni transatlantiche. Il quadro è completato da un approfondimento sullo status e le politiche statunitensi in ambito di materiali critici.
Questo rapporto offre una ricognizione dello stato dell’arte delle politiche dell’Unione europea in materia di tecnologie per la transizione energetica, analizzandone la strategia di industrializzazione green e la relativa capacità produttiva. La fotografia è completata dall’analisi dello status e delle politiche dell’UE in merito alle materie prime critiche.
Di fronte alla necessità di mobilitare gli investimenti privati in quantità necessarie per affrontare i cambiamenti climatici, l’impiego efficace di finanziamenti, politiche e quadri di riferimento assume un’importanza fondamentale. In questo contesto, è necessario porre i Piani di transizione (Transition Plans – TP) al centro dell'agenda finanziaria del G7 come strumenti primari per riorientare e riprogettare le scelte private e pubbliche verso sistemi economici resilienti e sostenibili.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
Il Piano Mattei per lo sviluppo del continente africano rappresenta una chance per l’Italia di ridefinire una nuova partnership con l’Angola. Una partnership basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili non solo non è conveniente a fronte di una domanda di petrolio e gas italiana ed europea in diminuzione secondo tutti gli scenari, ma è anche in rotta di collisione con l’andamento del mercato, con gli impegni presi dall’Italia dal punto di vista climatico e con gli obiettivi nazionali in ambito di politica estera.
In questo studio vengono presentate le principali proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale che mirano a trasformare le istituzioni coinvolte (Banche multilaterali, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) attuando le raccomandazioni della revisione degli indicatori di adeguatezza patrimoniale del G20 (Capital Adequacy Frameworks o CAF), a mobilitare le risorse finanziarie innovative per affrontare le sfide esistenti, come i Diritti speciali di prelievo (DSP) e nuove forme di tassazioni, e ad aumentare il volume di sovvenzioni e finanza agevolata tramite IDA per aiutare a ridurre il peso del debito tra i paesi più poveri e vulnerabili.
Le elezioni europee 2024 saranno un momento chiave per il futuro del Green Deal europeo e per le politiche climatiche dell’Unione. La futura Commissione e il nuovo Parlamento europeo potranno continuare questo percorso, garantendo il raggiungimento degli obiettivi al 2030, necessari per scongiurare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. Potranno inoltre, e soprattutto, rendere la transizione energetica sostenibile da un punto di vista socioeconomico.
Questo studio simula all’interno del mercato europeo l’equilibrio tra domanda e offerta di gas con granularità giornaliera al 2030, 2040 e 2050, ipotizzando tre scenari di domanda gas (Late Transition, Fit for 55, G7), in Italia e in Europa. Le ipotesi infrastrutturali in discussione sono valutate rispetto alla sicurezza, al rischio di stranded cost e agli obiettivi climatici.
Appare necessario che il PNIEC preveda uno spazio dedicato alla decarbonizzazione dell’industria manifatturiera. Dentro questo spazio, il PNIEC deve mettere a fuoco le specificità dei diversi settori produttivi, affiancando agli obiettivi e alle politiche sia gli strumenti finanziari dedicati sia quelli per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, quali gli impatti sul lavoro e le necessità di formazione. Questo lavoro presenta alcuni risultati preliminari sulle potenzialità dell’elettrificazione industriale, evidenziandone le opportunità e gli ostacoli tecnici ed economici.
In questo policy, realizzato insieme a E3G, esaminiamo proprio il legame tra il debito e il clima. Emerge che il G7 è un momento fondamentale per accelerare la trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale e per garantire flussi finanziari allineati con le opportunità di crescita in linea con gli obiettivi climatici. Nello specifico, come attraverso il Piano Mattei, l’Italia può svolgere un ruolo centrale nel favorire un futuro più resiliente e sostenibile per l’Africa.
Insistere sul gas nella relazione Italia-Congo lega sempre di più la politica estera italiana alla politica del gas, in contrasto con gli impegni presi dal punto di vista climatico. Una nuova partnership con il Congo dovrebbe invece incentrarsi su un impegno concreto del governo italiano su diversi punti, che vanno dall'impegno a non promuovere nuovi progetti di esplorazione e sviluppo di gas e di petrolio al reindirizzamento degli incentivi di finanza pubblica.
Il governo italiano guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta puntando moltissimo sul continente africano. La volontà del governo di sottolineare la propria proiezione nel Mediterraneo, sino a includere il continente africano, è al centro del Piano Mattei. Durante il Summit Italia-Africa del 28 e 29 gennaio, alla presenza dei leader di numerosi Paesi africani, verranno presentate la cornice politica e le direttrici di intervento di questo Piano, annunciato sin dall’insediamento dell’attuale governo.
Questo studio, condotto da Öko-Institut in partnership con l'Institut Wohnen und Umwelt, analizza come i MEPS, gli standard minimi di prestazione energetica, abbiano avuto successo in molti Paesi e regioni, offrendo una guida pratica alla loro attuazione per gli edifici non residenziali al fine di raggiungere l'obiettivo previsto al 2030 negli Stati membri dell'Unione europea.
Il Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) traduce gli impegni dell’Unione europea verso l’Accordo di Parigi in politiche e obiettivi nazionali. L’attuale revisione deve rivedere gli impegni sulla base di un obiettivo di riduzione dei gas serra (GHG a livello UE) del -55% al 2030 rispetto al 1990, come declinati dal pacchetto ‘Fit for 55’.
In questo studio, realizzato dal think tank ODI in collaborazione con ECCO, si esaminano i finanziamenti per il clima forniti nel 2021 da parte dei paesi sviluppati per valutare i progressi di ciascun paese verso l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Questo policy briefing suggerisce possibili interventi normativi utili a rilanciare il mercato dell’auto elettrica in Italia, in linea con gli obiettivi di elettrificazione del parco auto circolante previsto dal Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC).
Il rilancio delle relazioni tra Italia e Africa si inserisce in un contesto di rinnovato interesse verso il continente africano. Il progetto strategico per l’Africa cui sta lavorando il Governo Meloni – il cosiddetto Piano Mattei – si dovrebbe basare su relazioni paritarie e vicendevolmente vantaggiose con i partner africani, in un contesto “non predatorio”. In questo quadro il Mozambico rappresenta un partner estremamente rilevante per Roma e dalle radici particolarmente solide sia dal punto di vista governativo sia a livello di cooperazione internazionale e società civile.
L’invasione russa dell’Ucraina e la crisi energetica che l’ha accompagnata hanno avuto impatti significativi sul settore energetico di molti paesi UE, tra cui l’Italia. Dopo più di un anno dall’inizio del conflitto questo studio analizza i cambiamenti nel mix energetico italiano e le politiche messe in campo dal governo nel breve e medio/lungo periodo.
Nel maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, con l’obiettivo di affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle importazioni energetiche russe entro il 2027. Il Governo italiano ha aggiornato in questo senso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Sullo sfondo di una ondata di caldo nel Mediterraneo molto acuta, i leader internazionali non possono ignorare il ruolo che il cambiamento climatico esercita nell’esasperare le criticità, soprattutto nel continente africano. La comunità scientifica internazionale ha inequivocabilmente riconosciuto la causa antropica del cambiamento climatico radicata nell’utilizzo dei combustibili fossili. Le conseguenze sono palesi in termini di impatti fisici e sui sistemi idrici e alimentari e implicazioni socio-economiche, geopolitiche e sicuritarie, incluso un nesso evidente con i fenomeni migratori.
L’Italia, come gli altri Paesi europei, è chiamata a strutturare il processo di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) mediante la partecipazione del pubblico e un efficace dialogo multilivello, come chiesto dalla normativa. Le politiche che il PNIEC dovrà mettere in atto in questo decennio saranno chiave per abilitare la transizione. Tale urgenza richiede una maggiore responsabilizzazione e presa di coscienza di tutti gli attori coinvolti.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
Questo policy briefing propone raccomandazioni di politiche abilitanti per il raggiungimento di un sistema elettrico nazionale decarbonizzato al 2035. Lo studio valuta il percorso più economico per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica.
Lo studio comprende le ipotesi e il risultato delle simulazioni delle caratteristiche di un sistema elettrico sostanzialmente decarbonizzato al 2035, con uno step intermedio al 2030.
L'aumento della produzione e il ritmo di penetrazione delle tecnologie pulite necessarie ad una trasformazione radicale del sistema energetico globale dipendono in modo critico dalla disponibilità di minerali critici.
L'elevata frammentazione geografica delle attività estrattive e il predominio asiatico nella lavorazione e raffinazione dei minerali critici richiedono una progressiva diversificazione, rimodulazione e rafforzamento della struttura delle supply chain globali per gestire i rischi di approvvigionamento.
In Italia nel 2022 la riduzione dei consumi è stata del 9,8% rispetto al 2021. Tra settembre 2022 e febbraio 2023 la domanda di gas è calata del 20% rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti.
Le azioni di diversificazione hanno avuto un impatto positivo in termini di sicurezza del sistema in ottica di decarbonizzazione. Alcune possono essere considerate virtuose e andrebbero sostenute da politiche mirate all’efficienza energetica, quali ad esempio l’installazione di 500.000 pompe di calore e la migliore gestione del servizio di riscaldamento nell’inverno.
La transizione ecologica è fondamentale sia per il raggiungimento degli obiettivi climatici contenuti nello European Green Deal, sia per quelli di innovazione e competitività industriale del Green Deal Industrial Plan. La transizione è pertanto un prerequisito per la crescita e la sostenibilità del debito.
A partire dall’analisi del PNIEC vigente, in questo studio identifichiamo tre requisiti minimi attorno ai quali il Piano dovrebbe essere sviluppato, ovvero: 1. la sua utilità nel centrare gli obiettivi energia e clima al 2030, allineando la strategia di decarbonizzazione rispetto agli obiettivi 2050; 2. la sua trasversalità nell’identificare le politiche di supporto alla transizione, fornendo gli elementi per una sostenibilità economica e sociale della transizione; 3. la sua efficacia nel consegnare i risultati attesi.
Nel rapporto analizziamo le principali dinamiche della transizione del settore dei trasporti, il primo per emissioni nel nostro Paese. Una transizione all’elettrico per la mobilità del futuro su strada che offre opportunità e vantaggi per l’occupazione, la competitività, la riduzione della povertà della mobilità, il raggiungimento degli obiettivi climatici.
In “un PNRR per l’energia” riflettiamo sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte dell’Italia, alla luce di un contesto geopolitico in continua e rapida evoluzione e della necessità di allineare gli investimenti al processo di transizione verde e al raggiungimento degli obiettivi climatici.
In questo studio sono stati individuati una serie di elementi minimi funzionali a rendere coerente e coordinata l’azione sul clima. Elementi che idealmente dovrebbero convergere in un unico strumento normativo, quale per l’appunto una Legge quadro sul clima.
Sulla base di quanto emerso dalle precedenti analisi condotte da ECCO, sono stati individuati
tre pilastri intorno ai quali sviluppare le politiche che possano contribuire agli obiettivi di
neutralità climatica e, allo stesso tempo, ad affrontare il problema dell’inquinamento:
1. Riduzione dei consumi di plastica, in particolare nel settore degli imballaggi
2. Aumento dei tassi di riutilizzo e di riciclo
3. Impiego di bioplastiche
Il presente lavoro ha l’obiettivo di fornire una visione delle tecnologie disponibili per la decarbonizzazione del settore dell’acciaio in Italia e di individuare un percorso di decarbonizzazione in risposta, da un lato, ai rischi di de-industrializzazione, e dall’altro, a quelli di lock-in di investimenti in filiere non compatibili con la prospettiva net zero emissions.
Il rapporto analizza le criticità, le soluzioni e gli scenari futuri per promuovere una decarbonizzazione della filiera della plastica che permetterà al settore di rimanere competitivo e, allo stesso tempo, di rimanere allineato con gli obiettivi di neutralità climatica del 2050.
In questo nuovo studio analizziamo la strategia europea per l’emancipazione dal gas russo. Le soluzioni coinvolgono il Mediterraneo ma con Algeria ed Egitto servono partnership strategiche non la creazione di altre fragili dipendenze che rischiano inoltre di minare il raggiungimento degli obiettivi climatici.
Un mix di interventi di risparmio e di rilancio delle rinnovabili permetterebbe entro il prossimo inverno la sostituzione del 50% dei volumi delle importazioni di gas russo e un risparmio della spesa nazionale di 14,5 miliardi di euro.
Analisi della percezione dell’opinione pubblica italiana su tematiche che spaziano dagli effetti della pandemia da Covid19 ai cambiamenti climatici.
Il policy briefing analizza le principali azioni del Governo per mitigare l’impatto del caro energia sui consumatori.
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle
infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.
L'Italia è il secondo produttore di acciaio in Europa e l'undicesimo al mondo. Nel 2019 sono state prodotte 23,2 Mt di acciaio presso lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto (Ex Ilva). In questo rapporto approfondiamo il tema della produzione di acciaio in Italia, analizzando il caso specifico dell’unico impianto italiano che attualmente ne produce, ovvero lo stabilimento siderurgico di Taranto
La completa decarbonizzazione entro il 2050 impone l’elaborazione di nuove strategie industriali allineate agli obiettivi climatici. In questo studio approfondiamo le opzioni tecnologiche di riduzione delle emissioni e suggeriamo strategie di decarbonizzazione industriale, per affrontare il cambiamento climatico attraverso le leve di innovazione, welfare e occupazione.
Questo lavoro analizza e identifica nuovi impegni di finanza per il clima dell’Italia in vista del Vertice G20 e della COP26 di Glasgow e quali leve strategiche abbiamo a disposizio- ne, e come utilizzarle, per raggiungere gli obiettivi. Il lavoro dà seguito alla prima analisi pubblicata in giugno 2021 su “Finanza per il clima: Dove siamo, dove andiamo e quali nuovi impegni per l’Italia”.
Un'analisi della revisione delle regole per le infrastrutture energetiche europee transfrontaliere.
Cos'è il capacity market? Un kit, organizzato per punti, con le nostre proposte di modifica per renderlo funzionale alla transizione.
Questo è il punto di partenza di ECCO, uno spazio di pensiero e di azione libero, indipendente e in evoluzione.
Il Sesto Rapporto di Valutazione del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) definisce il Mediterraneo come un “hotspot” del cambiamento climatico. Di fronte a questo scenario, è interesse principale dell’Italia adottare una strategia di politica estera che integri la dimensione della sicurezza climatica.
La Presidenza azera della COP29 avrà un ruolo essenziale nel rilancio dell’ambizione degli impegni siglati alla COP28, tra cui triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030, ma soprattutto dovrà essere decisiva nel dare seguito alla decisione di abbandonare gradualmente i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo. Tuttavia, le priorità in agenda delineate da Baku non includono elementi che permettano di avanzare degli strumenti che rendano operativo l’abbandono delle fonti fossili.
L'NCQG rappresenta un'opportunità per correggere gli errori del passato e cercare di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all'inizio del 2025. Per delineare un percorso di successo per l'NCQG è necessario affrontare diverse sfide complesse, a cominciare dalla definizione di un obiettivo ambizioso ma realistico.
Oggi la capacità installata di solare fotovoltaico della regione mediterranea è di 90 GW , quella dell’eolico 82 GW. Tuttavia, il potenziale combinato di queste due fonti è stimato in oltre 3 TW, il che significa che lo sviluppo delle energie rinnovabili non sfrutta appieno il loro potenziale.
I governi dei principali Paesi produttori di auto in Europa sono impegnati a sostenere la trasformazione industriale del settore automotive. Secondo le stime della Commissione europea, per raggiungere gli obiettivi climatici del continente serviranno 620 miliardi di euro di investimenti, prevalentemente di natura privata, ogni anno fino al 2030. La capacità delle imprese di reperire risorse finanziarie sui mercati rimane di cruciale importanza per affrontare la transizione. Ciò richiede un approccio coordinato che combini investimenti privati e pubblici su scala nazionale ed europea.
La crisi climatica e i costi ad essa associati hanno contribuito in maniera sostanziale a collocare la cooperazione fiscale internazionale in cima all’agenda internazionale. La tassazione può facilitare la transizione energetica disincentivando l’uso di combustibili fossili; creare risorse addizionali per affrontare il cambiamento climatico; contribuire alla giustizia climatica tassando attività ad alto contenuto fossile nei Paesi che inquinano maggiormente e allocando il gettito ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico.
A fronte di impatti del cambiamento climatico sempre più evidenti a livello globale, la necessità di accelerare la transizione energetica ha messo in luce il bisogno di una rapida evoluzione delle catene del valore delle tecnologie pulite. In questo quadro, il progetto “Tecnologia e transizione energetica: quale ruolo per
l’Europa e per l’Italia” si propone di approfondire la dimensione geopolitica dello sviluppo tecnologico legato alle esigenze della transizione energetica, con l’obiettivo di elaborare indicazioni di policy fruibili da decisori politici italiani ed europei.
Il presente rapporto ha l’obiettivo di quantificare l’evoluzione del gettito delle componenti fiscali e parafiscali dei vettori energetici per la mobilità su strada; descrivere le attuali strutture fiscali e parafiscali dei vettori energetici per la mobilità su strada quantificando l’incidenza di imposizione per unità energetica; e offrire opzioni per politiche fiscali per l’energia volte a mantenere la parità di gettito senza introdurre contraddizioni rispetto alle politiche climatiche.
Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’Italia è il secondo produttore di cemento nell’Unione Europea dopo la Germania, oltre che un importante Paese consumatore di cemento e di calcestruzzo. Questo studio propone un approfondimento di trasformazione industriale per quello che riguarda la produzione nazionale di cemento con un’analisi integrata delle misure e politiche attive sul settore.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Il maggiore ostacolo dell’acciaio a zero-basse emissioni o ‘verde’ è la sua mancanza di competitività di costo alle condizioni di mercato. Alla luce del complesso quadro normativo costruito intorno agli obiettivi energia e clima, questo policy paper fornisce una prospettiva e uno schema concettuale per la definizione del quadro di politiche per la trasformazione della siderurgia in ottica net-zero.
Negli anni recenti l’Italia ha dimostrato un crescente interesse verso il continente africano, culminato con il Summit Italia-Africa del gennaio 2024 e con il Piano Mattei. Perché l’Italia sia in grado di sviluppare un partenariato con l’Africa di mutuo beneficio, è necessario che dia ascolto alle esigenze espresse dai partner africani, che includono proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale per risolvere la sofferenza debitoria e accedere a finanza a basso costo per diversificare la propria economia e intraprendere la transizione energetica.
il progetto “Tecnologia e transizione energetica: quale ruolo per l’Europa e per l’Italia”, realizzato da ECCO, il think tank italiano per il clima in collaborazione con l’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations (ECFR) e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, si propone di approfondire la dimensione geopolitica dello sviluppo tecnologico legato alle esigenze della transizione energetica.
Questo report approfondisce lo stato dell’arte degli Stati Uniti in materia di tecnologie per la transizione energetica. Partendo da un’analisi della strategia messa in atto dall’amministrazione Biden per favorire l’industrializzazione in ambito di tecnologie per la transizione energetica, il report vuole valutarne i possibili impatti e contestualizzarla nella più ampia cornice delle relazioni transatlantiche. Il quadro è completato da un approfondimento sullo status e le politiche statunitensi in ambito di materiali critici.
Questo rapporto offre una ricognizione dello stato dell’arte delle politiche dell’Unione europea in materia di tecnologie per la transizione energetica, analizzandone la strategia di industrializzazione green e la relativa capacità produttiva. La fotografia è completata dall’analisi dello status e delle politiche dell’UE in merito alle materie prime critiche.
Di fronte alla necessità di mobilitare gli investimenti privati in quantità necessarie per affrontare i cambiamenti climatici, l’impiego efficace di finanziamenti, politiche e quadri di riferimento assume un’importanza fondamentale. In questo contesto, è necessario porre i Piani di transizione (Transition Plans – TP) al centro dell'agenda finanziaria del G7 come strumenti primari per riorientare e riprogettare le scelte private e pubbliche verso sistemi economici resilienti e sostenibili.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
Il Piano Mattei per lo sviluppo del continente africano rappresenta una chance per l’Italia di ridefinire una nuova partnership con l’Angola. Una partnership basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili non solo non è conveniente a fronte di una domanda di petrolio e gas italiana ed europea in diminuzione secondo tutti gli scenari, ma è anche in rotta di collisione con l’andamento del mercato, con gli impegni presi dall’Italia dal punto di vista climatico e con gli obiettivi nazionali in ambito di politica estera.
In questo studio vengono presentate le principali proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale che mirano a trasformare le istituzioni coinvolte (Banche multilaterali, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) attuando le raccomandazioni della revisione degli indicatori di adeguatezza patrimoniale del G20 (Capital Adequacy Frameworks o CAF), a mobilitare le risorse finanziarie innovative per affrontare le sfide esistenti, come i Diritti speciali di prelievo (DSP) e nuove forme di tassazioni, e ad aumentare il volume di sovvenzioni e finanza agevolata tramite IDA per aiutare a ridurre il peso del debito tra i paesi più poveri e vulnerabili.
Le elezioni europee 2024 saranno un momento chiave per il futuro del Green Deal europeo e per le politiche climatiche dell’Unione. La futura Commissione e il nuovo Parlamento europeo potranno continuare questo percorso, garantendo il raggiungimento degli obiettivi al 2030, necessari per scongiurare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. Potranno inoltre, e soprattutto, rendere la transizione energetica sostenibile da un punto di vista socioeconomico.
Questo studio simula all’interno del mercato europeo l’equilibrio tra domanda e offerta di gas con granularità giornaliera al 2030, 2040 e 2050, ipotizzando tre scenari di domanda gas (Late Transition, Fit for 55, G7), in Italia e in Europa. Le ipotesi infrastrutturali in discussione sono valutate rispetto alla sicurezza, al rischio di stranded cost e agli obiettivi climatici.
Appare necessario che il PNIEC preveda uno spazio dedicato alla decarbonizzazione dell’industria manifatturiera. Dentro questo spazio, il PNIEC deve mettere a fuoco le specificità dei diversi settori produttivi, affiancando agli obiettivi e alle politiche sia gli strumenti finanziari dedicati sia quelli per la gestione delle implicazioni sociali della transizione, quali gli impatti sul lavoro e le necessità di formazione. Questo lavoro presenta alcuni risultati preliminari sulle potenzialità dell’elettrificazione industriale, evidenziandone le opportunità e gli ostacoli tecnici ed economici.
In questo policy, realizzato insieme a E3G, esaminiamo proprio il legame tra il debito e il clima. Emerge che il G7 è un momento fondamentale per accelerare la trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale e per garantire flussi finanziari allineati con le opportunità di crescita in linea con gli obiettivi climatici. Nello specifico, come attraverso il Piano Mattei, l’Italia può svolgere un ruolo centrale nel favorire un futuro più resiliente e sostenibile per l’Africa.
Insistere sul gas nella relazione Italia-Congo lega sempre di più la politica estera italiana alla politica del gas, in contrasto con gli impegni presi dal punto di vista climatico. Una nuova partnership con il Congo dovrebbe invece incentrarsi su un impegno concreto del governo italiano su diversi punti, che vanno dall'impegno a non promuovere nuovi progetti di esplorazione e sviluppo di gas e di petrolio al reindirizzamento degli incentivi di finanza pubblica.
Il governo italiano guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta puntando moltissimo sul continente africano. La volontà del governo di sottolineare la propria proiezione nel Mediterraneo, sino a includere il continente africano, è al centro del Piano Mattei. Durante il Summit Italia-Africa del 28 e 29 gennaio, alla presenza dei leader di numerosi Paesi africani, verranno presentate la cornice politica e le direttrici di intervento di questo Piano, annunciato sin dall’insediamento dell’attuale governo.
Questo studio, condotto da Öko-Institut in partnership con l'Institut Wohnen und Umwelt, analizza come i MEPS, gli standard minimi di prestazione energetica, abbiano avuto successo in molti Paesi e regioni, offrendo una guida pratica alla loro attuazione per gli edifici non residenziali al fine di raggiungere l'obiettivo previsto al 2030 negli Stati membri dell'Unione europea.
Il Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) traduce gli impegni dell’Unione europea verso l’Accordo di Parigi in politiche e obiettivi nazionali. L’attuale revisione deve rivedere gli impegni sulla base di un obiettivo di riduzione dei gas serra (GHG a livello UE) del -55% al 2030 rispetto al 1990, come declinati dal pacchetto ‘Fit for 55’.
In questo studio, realizzato dal think tank ODI in collaborazione con ECCO, si esaminano i finanziamenti per il clima forniti nel 2021 da parte dei paesi sviluppati per valutare i progressi di ciascun paese verso l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Questo policy briefing suggerisce possibili interventi normativi utili a rilanciare il mercato dell’auto elettrica in Italia, in linea con gli obiettivi di elettrificazione del parco auto circolante previsto dal Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC).
Il rilancio delle relazioni tra Italia e Africa si inserisce in un contesto di rinnovato interesse verso il continente africano. Il progetto strategico per l’Africa cui sta lavorando il Governo Meloni – il cosiddetto Piano Mattei – si dovrebbe basare su relazioni paritarie e vicendevolmente vantaggiose con i partner africani, in un contesto “non predatorio”. In questo quadro il Mozambico rappresenta un partner estremamente rilevante per Roma e dalle radici particolarmente solide sia dal punto di vista governativo sia a livello di cooperazione internazionale e società civile.
L’invasione russa dell’Ucraina e la crisi energetica che l’ha accompagnata hanno avuto impatti significativi sul settore energetico di molti paesi UE, tra cui l’Italia. Dopo più di un anno dall’inizio del conflitto questo studio analizza i cambiamenti nel mix energetico italiano e le politiche messe in campo dal governo nel breve e medio/lungo periodo.
Nel maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, con l’obiettivo di affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle importazioni energetiche russe entro il 2027. Il Governo italiano ha aggiornato in questo senso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Sullo sfondo di una ondata di caldo nel Mediterraneo molto acuta, i leader internazionali non possono ignorare il ruolo che il cambiamento climatico esercita nell’esasperare le criticità, soprattutto nel continente africano. La comunità scientifica internazionale ha inequivocabilmente riconosciuto la causa antropica del cambiamento climatico radicata nell’utilizzo dei combustibili fossili. Le conseguenze sono palesi in termini di impatti fisici e sui sistemi idrici e alimentari e implicazioni socio-economiche, geopolitiche e sicuritarie, incluso un nesso evidente con i fenomeni migratori.
L’Italia, come gli altri Paesi europei, è chiamata a strutturare il processo di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) mediante la partecipazione del pubblico e un efficace dialogo multilivello, come chiesto dalla normativa. Le politiche che il PNIEC dovrà mettere in atto in questo decennio saranno chiave per abilitare la transizione. Tale urgenza richiede una maggiore responsabilizzazione e presa di coscienza di tutti gli attori coinvolti.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
Questo policy briefing propone raccomandazioni di politiche abilitanti per il raggiungimento di un sistema elettrico nazionale decarbonizzato al 2035. Lo studio valuta il percorso più economico per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica.
Lo studio comprende le ipotesi e il risultato delle simulazioni delle caratteristiche di un sistema elettrico sostanzialmente decarbonizzato al 2035, con uno step intermedio al 2030.
L'aumento della produzione e il ritmo di penetrazione delle tecnologie pulite necessarie ad una trasformazione radicale del sistema energetico globale dipendono in modo critico dalla disponibilità di minerali critici.
L'elevata frammentazione geografica delle attività estrattive e il predominio asiatico nella lavorazione e raffinazione dei minerali critici richiedono una progressiva diversificazione, rimodulazione e rafforzamento della struttura delle supply chain globali per gestire i rischi di approvvigionamento.
In Italia nel 2022 la riduzione dei consumi è stata del 9,8% rispetto al 2021. Tra settembre 2022 e febbraio 2023 la domanda di gas è calata del 20% rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti.
Le azioni di diversificazione hanno avuto un impatto positivo in termini di sicurezza del sistema in ottica di decarbonizzazione. Alcune possono essere considerate virtuose e andrebbero sostenute da politiche mirate all’efficienza energetica, quali ad esempio l’installazione di 500.000 pompe di calore e la migliore gestione del servizio di riscaldamento nell’inverno.
La transizione ecologica è fondamentale sia per il raggiungimento degli obiettivi climatici contenuti nello European Green Deal, sia per quelli di innovazione e competitività industriale del Green Deal Industrial Plan. La transizione è pertanto un prerequisito per la crescita e la sostenibilità del debito.
A partire dall’analisi del PNIEC vigente, in questo studio identifichiamo tre requisiti minimi attorno ai quali il Piano dovrebbe essere sviluppato, ovvero: 1. la sua utilità nel centrare gli obiettivi energia e clima al 2030, allineando la strategia di decarbonizzazione rispetto agli obiettivi 2050; 2. la sua trasversalità nell’identificare le politiche di supporto alla transizione, fornendo gli elementi per una sostenibilità economica e sociale della transizione; 3. la sua efficacia nel consegnare i risultati attesi.
Nel rapporto analizziamo le principali dinamiche della transizione del settore dei trasporti, il primo per emissioni nel nostro Paese. Una transizione all’elettrico per la mobilità del futuro su strada che offre opportunità e vantaggi per l’occupazione, la competitività, la riduzione della povertà della mobilità, il raggiungimento degli obiettivi climatici.
In “un PNRR per l’energia” riflettiamo sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte dell’Italia, alla luce di un contesto geopolitico in continua e rapida evoluzione e della necessità di allineare gli investimenti al processo di transizione verde e al raggiungimento degli obiettivi climatici.
In questo studio sono stati individuati una serie di elementi minimi funzionali a rendere coerente e coordinata l’azione sul clima. Elementi che idealmente dovrebbero convergere in un unico strumento normativo, quale per l’appunto una Legge quadro sul clima.
Sulla base di quanto emerso dalle precedenti analisi condotte da ECCO, sono stati individuati
tre pilastri intorno ai quali sviluppare le politiche che possano contribuire agli obiettivi di
neutralità climatica e, allo stesso tempo, ad affrontare il problema dell’inquinamento:
1. Riduzione dei consumi di plastica, in particolare nel settore degli imballaggi
2. Aumento dei tassi di riutilizzo e di riciclo
3. Impiego di bioplastiche
Il presente lavoro ha l’obiettivo di fornire una visione delle tecnologie disponibili per la decarbonizzazione del settore dell’acciaio in Italia e di individuare un percorso di decarbonizzazione in risposta, da un lato, ai rischi di de-industrializzazione, e dall’altro, a quelli di lock-in di investimenti in filiere non compatibili con la prospettiva net zero emissions.
Il rapporto analizza le criticità, le soluzioni e gli scenari futuri per promuovere una decarbonizzazione della filiera della plastica che permetterà al settore di rimanere competitivo e, allo stesso tempo, di rimanere allineato con gli obiettivi di neutralità climatica del 2050.
In questo nuovo studio analizziamo la strategia europea per l’emancipazione dal gas russo. Le soluzioni coinvolgono il Mediterraneo ma con Algeria ed Egitto servono partnership strategiche non la creazione di altre fragili dipendenze che rischiano inoltre di minare il raggiungimento degli obiettivi climatici.
Un mix di interventi di risparmio e di rilancio delle rinnovabili permetterebbe entro il prossimo inverno la sostituzione del 50% dei volumi delle importazioni di gas russo e un risparmio della spesa nazionale di 14,5 miliardi di euro.
Analisi della percezione dell’opinione pubblica italiana su tematiche che spaziano dagli effetti della pandemia da Covid19 ai cambiamenti climatici.
Il policy briefing analizza le principali azioni del Governo per mitigare l’impatto del caro energia sui consumatori.
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle
infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.
L'Italia è il secondo produttore di acciaio in Europa e l'undicesimo al mondo. Nel 2019 sono state prodotte 23,2 Mt di acciaio presso lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto (Ex Ilva). In questo rapporto approfondiamo il tema della produzione di acciaio in Italia, analizzando il caso specifico dell’unico impianto italiano che attualmente ne produce, ovvero lo stabilimento siderurgico di Taranto
La completa decarbonizzazione entro il 2050 impone l’elaborazione di nuove strategie industriali allineate agli obiettivi climatici. In questo studio approfondiamo le opzioni tecnologiche di riduzione delle emissioni e suggeriamo strategie di decarbonizzazione industriale, per affrontare il cambiamento climatico attraverso le leve di innovazione, welfare e occupazione.
Questo lavoro analizza e identifica nuovi impegni di finanza per il clima dell’Italia in vista del Vertice G20 e della COP26 di Glasgow e quali leve strategiche abbiamo a disposizio- ne, e come utilizzarle, per raggiungere gli obiettivi. Il lavoro dà seguito alla prima analisi pubblicata in giugno 2021 su “Finanza per il clima: Dove siamo, dove andiamo e quali nuovi impegni per l’Italia”.
Un'analisi della revisione delle regole per le infrastrutture energetiche europee transfrontaliere.
Cos'è il capacity market? Un kit, organizzato per punti, con le nostre proposte di modifica per renderlo funzionale alla transizione.
Questo è il punto di partenza di ECCO, uno spazio di pensiero e di azione libero, indipendente e in evoluzione.