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L'NCQG rappresenta un'opportunità per correggere gli errori del passato e cercare di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all'inizio del 2025. Per delineare un percorso di successo per l'NCQG è necessario affrontare diverse sfide complesse, a cominciare dalla definizione di un obiettivo ambizioso ma realistico.
I governi dei principali Paesi produttori di auto in Europa sono impegnati a sostenere la trasformazione industriale del settore automotive. Secondo le stime della Commissione europea, per raggiungere gli obiettivi climatici del continente serviranno 620 miliardi di euro di investimenti, prevalentemente di natura privata, ogni anno fino al 2030. La capacità delle imprese di reperire risorse finanziarie sui mercati rimane di cruciale importanza per affrontare la transizione. Ciò richiede un approccio coordinato che combini investimenti privati e pubblici su scala nazionale ed europea.
La crisi climatica e i costi ad essa associati hanno contribuito in maniera sostanziale a collocare la cooperazione fiscale internazionale in cima all’agenda internazionale. La tassazione può facilitare la transizione energetica disincentivando l’uso di combustibili fossili; creare risorse addizionali per affrontare il cambiamento climatico; contribuire alla giustizia climatica tassando attività ad alto contenuto fossile nei Paesi che inquinano maggiormente e allocando il gettito ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico.
Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Negli anni recenti l’Italia ha dimostrato un crescente interesse verso il continente africano, culminato con il Summit Italia-Africa del gennaio 2024 e con il Piano Mattei. Perché l’Italia sia in grado di sviluppare un partenariato con l’Africa di mutuo beneficio, è necessario che dia ascolto alle esigenze espresse dai partner africani, che includono proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale per risolvere la sofferenza debitoria e accedere a finanza a basso costo per diversificare la propria economia e intraprendere la transizione energetica.
Di fronte alla necessità di mobilitare gli investimenti privati in quantità necessarie per affrontare i cambiamenti climatici, l’impiego efficace di finanziamenti, politiche e quadri di riferimento assume un’importanza fondamentale. In questo contesto, è necessario porre i Piani di transizione (Transition Plans – TP) al centro dell'agenda finanziaria del G7 come strumenti primari per riorientare e riprogettare le scelte private e pubbliche verso sistemi economici resilienti e sostenibili.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
In questo studio vengono presentate le principali proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale che mirano a trasformare le istituzioni coinvolte (Banche multilaterali, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) attuando le raccomandazioni della revisione degli indicatori di adeguatezza patrimoniale del G20 (Capital Adequacy Frameworks o CAF), a mobilitare le risorse finanziarie innovative per affrontare le sfide esistenti, come i Diritti speciali di prelievo (DSP) e nuove forme di tassazioni, e ad aumentare il volume di sovvenzioni e finanza agevolata tramite IDA per aiutare a ridurre il peso del debito tra i paesi più poveri e vulnerabili.
In questo policy, realizzato insieme a E3G, esaminiamo proprio il legame tra il debito e il clima. Emerge che il G7 è un momento fondamentale per accelerare la trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale e per garantire flussi finanziari allineati con le opportunità di crescita in linea con gli obiettivi climatici. Nello specifico, come attraverso il Piano Mattei, l’Italia può svolgere un ruolo centrale nel favorire un futuro più resiliente e sostenibile per l’Africa.
In questo studio, realizzato dal think tank ODI in collaborazione con ECCO, si esaminano i finanziamenti per il clima forniti nel 2021 da parte dei paesi sviluppati per valutare i progressi di ciascun paese verso l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.
Questo lavoro analizza e identifica nuovi impegni di finanza per il clima dell’Italia in vista del Vertice G20 e della COP26 di Glasgow e quali leve strategiche abbiamo a disposizio- ne, e come utilizzarle, per raggiungere gli obiettivi. Il lavoro dà seguito alla prima analisi pubblicata in giugno 2021 su “Finanza per il clima: Dove siamo, dove andiamo e quali nuovi impegni per l’Italia”.
L'NCQG rappresenta un'opportunità per correggere gli errori del passato e cercare di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all'inizio del 2025. Per delineare un percorso di successo per l'NCQG è necessario affrontare diverse sfide complesse, a cominciare dalla definizione di un obiettivo ambizioso ma realistico.
I governi dei principali Paesi produttori di auto in Europa sono impegnati a sostenere la trasformazione industriale del settore automotive. Secondo le stime della Commissione europea, per raggiungere gli obiettivi climatici del continente serviranno 620 miliardi di euro di investimenti, prevalentemente di natura privata, ogni anno fino al 2030. La capacità delle imprese di reperire risorse finanziarie sui mercati rimane di cruciale importanza per affrontare la transizione. Ciò richiede un approccio coordinato che combini investimenti privati e pubblici su scala nazionale ed europea.
La crisi climatica e i costi ad essa associati hanno contribuito in maniera sostanziale a collocare la cooperazione fiscale internazionale in cima all’agenda internazionale. La tassazione può facilitare la transizione energetica disincentivando l’uso di combustibili fossili; creare risorse addizionali per affrontare il cambiamento climatico; contribuire alla giustizia climatica tassando attività ad alto contenuto fossile nei Paesi che inquinano maggiormente e allocando il gettito ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico.
Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Negli anni recenti l’Italia ha dimostrato un crescente interesse verso il continente africano, culminato con il Summit Italia-Africa del gennaio 2024 e con il Piano Mattei. Perché l’Italia sia in grado di sviluppare un partenariato con l’Africa di mutuo beneficio, è necessario che dia ascolto alle esigenze espresse dai partner africani, che includono proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale per risolvere la sofferenza debitoria e accedere a finanza a basso costo per diversificare la propria economia e intraprendere la transizione energetica.
Di fronte alla necessità di mobilitare gli investimenti privati in quantità necessarie per affrontare i cambiamenti climatici, l’impiego efficace di finanziamenti, politiche e quadri di riferimento assume un’importanza fondamentale. In questo contesto, è necessario porre i Piani di transizione (Transition Plans – TP) al centro dell'agenda finanziaria del G7 come strumenti primari per riorientare e riprogettare le scelte private e pubbliche verso sistemi economici resilienti e sostenibili.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
In questo studio vengono presentate le principali proposte di riforma dell’architettura finanziaria internazionale che mirano a trasformare le istituzioni coinvolte (Banche multilaterali, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) attuando le raccomandazioni della revisione degli indicatori di adeguatezza patrimoniale del G20 (Capital Adequacy Frameworks o CAF), a mobilitare le risorse finanziarie innovative per affrontare le sfide esistenti, come i Diritti speciali di prelievo (DSP) e nuove forme di tassazioni, e ad aumentare il volume di sovvenzioni e finanza agevolata tramite IDA per aiutare a ridurre il peso del debito tra i paesi più poveri e vulnerabili.
In questo policy, realizzato insieme a E3G, esaminiamo proprio il legame tra il debito e il clima. Emerge che il G7 è un momento fondamentale per accelerare la trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale e per garantire flussi finanziari allineati con le opportunità di crescita in linea con gli obiettivi climatici. Nello specifico, come attraverso il Piano Mattei, l’Italia può svolgere un ruolo centrale nel favorire un futuro più resiliente e sostenibile per l’Africa.
In questo studio, realizzato dal think tank ODI in collaborazione con ECCO, si esaminano i finanziamenti per il clima forniti nel 2021 da parte dei paesi sviluppati per valutare i progressi di ciascun paese verso l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.
Questo lavoro analizza e identifica nuovi impegni di finanza per il clima dell’Italia in vista del Vertice G20 e della COP26 di Glasgow e quali leve strategiche abbiamo a disposizio- ne, e come utilizzarle, per raggiungere gli obiettivi. Il lavoro dà seguito alla prima analisi pubblicata in giugno 2021 su “Finanza per il clima: Dove siamo, dove andiamo e quali nuovi impegni per l’Italia”.