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Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
In “un PNRR per l’energia” riflettiamo sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte dell’Italia, alla luce di un contesto geopolitico in continua e rapida evoluzione e della necessità di allineare gli investimenti al processo di transizione verde e al raggiungimento degli obiettivi climatici.
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle
infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.
Il rapporto analizza l’operatività della Banca Centrale Europea con l’obiettivo di identificare le modalità che l’assetto istituzionale esistente ed il contesto macroeconomico attuale consentono ad un’azione più incisiva di supporto al Green Deal europeo da parte della Banca Centrale.
L’evidenza empirica mostra che i requisiti di capitale influenzano sia il volume del credito, sia il livello dei tassi di interesse bancari, e possono giocare un ruolo decisivo per mitigare i rischi di transizione generati da politiche di decarbonizzazione aggressive. Questi esercizi mostrano cioè che le politiche macroprudenziali sono il necessario complemento delle politiche climatiche proprio in funzione della riduzione dell’esposizione al rischio degli intermediari finanziari, i quali, in assenza di requisiti di capitale adeguati, operano come canale di amplificazione dei rischi sistemici.
Per l’Unione europea, le stime degli investimenti necessari per l’implementazione del Green Deal implicano un ammontare di investimenti annui, nel periodo 2021-2030, dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil UE 2022. La costituzione di un fondo sovrano europeo dedicato all’energia ed al clima dovrebbe rappresentare un tema dirimente del dibattito politico, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del Parlamento europeo e del rinnovo della Commissione.
Secondo le stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR . Quest’evidenza impone di definire una strategia di mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private condizionali al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di efficienza energetica, di riconversione del sistema produttivo e di aumento della resilienza del Paese ai cambiamenti climatici .
Secondo stime preliminari degli investimenti necessari all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei Fit-for-55, l’ammontare del fabbisogno finanziario complessivo è superiore ai 100 mld di euro medi annui, dei quali solo una frazione può essere coperta dalle risorse dedicate del PNRR o da risorse pubbliche. La necessità di una strategia finanziaria domestica appare peraltro tanto più necessaria ed urgente quanto più stingenti saranno i vincoli di finanza pubblica collegati alla riforma del Patto di Stabilità europeo.
Un’analisi propedeutica alla revisione del PNIEC. Le stime degli investimenti complessivi necessari all’Italia per allinearsi ai nuovi obiettivi europei Fit-for-55 oscillano tra 122 e 134 mld di euro medi annui. Gli investimenti aggiuntivi necessari sono quindi di 30-42 mld annui superiori a quanto a suo tempo preventivato dal PNIEC (2019) e 2-3 volte superiori all’ammontare dedicato dal PNRR (2021) alla transizione “green” nel quinquennio 2021-26 (14,4 mld medi annui).
In “un PNRR per l’energia” riflettiamo sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte dell’Italia, alla luce di un contesto geopolitico in continua e rapida evoluzione e della necessità di allineare gli investimenti al processo di transizione verde e al raggiungimento degli obiettivi climatici.
Invitalia ha le caratteristiche statutarie ed operative di un Istituto Nazionale di Promozione (NPB). Quale ruolo gioca nel finanziamento, pubblico e privato della transizione?
SACE può giocare un ruolo chiave nel finanziamento di imprese e investimenti green all’estero e in Italia contribuendo agli impegni climatici. Tuttavia, ciò comporta una modifica sostanziale della propria politica e del proprio portfolio.
Analogamente ad altre istituzioni europee, CDP può svolgere la funzione strategica di cerniera tra l’impegno di risorse pubbliche e la mobilizzazione di capitali privati, soprattutto nel sostegno delle
infrastrutture e degli investimenti.
Questo rapporto riflette sulla necessità di trasformare gli Istituti di Promozione Nazionale italiani in vere e proprie Banche del Clima, per amplificare l’impatto delle risorse pubbliche dedicate alla transizione.