Il 18 dicembre 2023, la Commissione europea ha pubblicato la propria valutazione complessiva dei Piani Nazionali Integrati Energia e Clima (PNIEC), gli strumenti con cui i Paesi dell’Unione traducono gli impegni nazionali verso l’obiettivo dell’Accordo di Parigi in politiche e azioni concrete.
Solo una settimana fa, la COP28 ci ha consegnato uno storico risultato: per la prima volta, viene sancita a livello globale la necessità di un percorso urgente verso l’abbandono dei combustibili fossili. Una scelta concreta verso un’azione climatica più incisiva, da intraprendere con urgenza già in questo decennio.
Tra questi Piani, c’è anche quello dell’Italia[1]. Il Governo italiano, lo scorso luglio, ha inviato a Bruxelles la sua proposta di aggiornamento del Piano. In quei giorni, abbiamo fatto una nostra prima valutazione di quella bozza di Piano, la trovate qui.
Nella valutazione complessiva della Commissione, sui 21 Piani fino ad oggi inviati, emergono lacune, sia rispetto all’ambizione complessiva, sia sull’attuazione delle politiche.
Bruxelles evidenzia che:
- l’azione degli Stati Membri non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi del Fit for 55 e, pertanto, non è allineata all’obiettivo di neutralità climatica al 2050;
- nessuno Stato Membro stima il divario tra il fabbisogno finanziario della transizione e le risorse disponibili a tal fine;
- gli impatti socioeconomici della transizione sui cittadini e sulle imprese sono stimati solo in maniera parziale e manca una visione delle politiche socioeconomiche necessarie per perseguire una giusta transizione.
La valutazione del Piano italiano da parte della Commissione ricalca queste considerazioni generali. Seppur si evidenzia un allineamento del PNIEC italiano rispetto agli obiettivi del Fit for 55, emergono, secondo Bruxelles, lacune nell’elaborazione di una strategia efficace per il raggiungimento di tali obiettivi di riduzione delle emissioni.
Nello specifico:
- Rispetto al mancato raggiungimento degli obiettivi clima nazionali, le raccomandazioni europee chiedono all’Italia di mettere in campo ulteriori politiche e misure economicamente efficienti (‘cost-efficient additional policies and measures’). Questo, per colmare il divario rispetto all’obiettivo di riduzione delle emissioni del -43,7% al 2030 rispetto ai livelli del 2005[2]. Le raccomandazioni enfatizzano la necessità di accelerare le azioni di mitigazione nei settori di ‘competenza’ nazionale, come trasporti, civile, agricoltura. Si chiedono tangibili progressi nell’attuazione delle politiche esistenti, oltre a nuove urgenti misure per allineare la traiettoria di riduzione delle emissioni con l’obiettivo della neutralità climatica.[3]
- Sulle rinnovabili, il PNIEC italiano dichiara di raggiungere e leggermente superare gli obiettivi minimi richiesti. Tuttavia, la Commissione esorta l’Italia a definire un quadro regolatorio funzionale al massimo sviluppo delle rinnovabili. Bruxelles suggerisce inoltre di indicare obiettivi specifici per lo stoccaggio di energia e per lo sviluppo dei sistemi di demand response, per favorire l’integrazione tra le reti e la flessibilità nella gestione del sistema elettrico.
- Rispetto al finanziamento della transizione, la Commissione chiede all’Italia di completare la valutazione del fabbisogno finanziario. Emerge la necessità di un maggiore dettaglio – ‘bottom up’ – per politica o misura. Sarebbe inoltre necessario specificare informazioni circa i fondi disponibili. Ogni politica o misura dovrebbe dotarsi di una breve descrizione del tipo di strumento finanziario da accompagnare per la sua attuazione (contributi, prestiti, assistenza tecnica, garanzie pubbliche e fonte di finanziamento, fondi pubblici o altro), enfatizzando il ruolo delle Banche nazionali di promozione (ad es. CDP) ove rilevante. Necessario inoltre chiarire come i fondi e le misure del REPowerEU e PNRR contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi del Piano così come la strategia per interrompere i sussidi alle fonti fossili. [4]
- Fornire maggiori dettagli circa gli impatti macroeconomici e le conseguenze sociali, del lavoro o di qualunque impatto distributivo delle politiche e misure previste dal Piano. Bruxelles evidenzia che il Piano dovrebbe specificare le forme di supporto, l’impatto delle politiche, i gruppi di individui interessati e le risorse dedicate. Il Piano dovrebbe anche assicurare coerenza con i Piani di Giusta Transizione e fornire una solida base analitica per lo sviluppo del Piano Sociale per il Clima.[5]
La Commissione pone enfasi sulla necessità di una governance del Piano. Una governance in grado di rendere il PNIEC uno strumento efficace per l’attuazione delle politiche, capace di favorire e costruire il dialogo tra i diversi livelli di governo nazionale e locale, coinvolgendoli attivamente nel monitoraggio, nella valutazione e nel reindirizzo dinamico delle politiche e misure (flexibility to adjust to changing circumstances), oltre ad un coinvolgimento più attivo dei partner sociali e degli stakeholders.[6]
Gli studi e le riflessioni che abbiamo condotto sul Piano in questi mesi riflettono e anticipano molte delle raccomandazioni della Commissione. È proprio in quest’ottica che abbiamo redatto lo studio: ‘Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Un piano per l’azione’.
Partendo da un’analisi dei settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni nazionali di gas serra, ovvero elettrico, industria, trasporti e civile, abbiamo analizzato quali politiche si potrebbe introdurre o rafforzare per rendere il Piano più ambizioso. Abbiamo ragionato su quali informazioni e strategie occorrono per rendere il PNIEC italiano più ‘realistico’, in linea con gli auspici dichiarati dal Governo. Nel report mostriamo esempi concreti di come il Piano potrebbe rispondere in modo efficace non solo alle richieste della Commissione, ma soprattutto e al suo obiettivo più ampio, ovvero la consegna del contributo nazionale al 2030 verso il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
NOTE
[1] Le valutazioni relative ai 6 Stati Membri che non hanno rispettato le tempistiche per l’invio dei Piani hanno ricevuto una valutazione esclusivamente in relazione all’obiettivo di mitigazione comune EU e rispetto alle azioni di adattamento.
[2] Regolamento (UE) 2018/842 del Parlamento europeo e del consiglio del 30 maggio 2018 relativo alle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 come contributo all’azione per il clima per onorare gli impegni assunti a norma di Parigi e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018R0842
[3] Punti 1 e 1 della sezione Concerning the consistency of national measures with the climate-neutrality objective and with ensuring progress on adaptation under Regulation (EU) 2021/1119
[4] Punti 15, 16, 17 delle Raccomandazioni della Commissione C(2023) 9607 final
[5] Punti 15, 18,
[6] Punto 4 della sezione ‘Concerning the consistency of national measures with the climate-neutrality objective and with ensuring progress on adaptation under regulation (EU) 2021/1119’
Solo le versioni in italiano -ancora oggi non disponibili- saranno da considerarsi ufficiali. Si rendono comunque disponibili i collegamenti ai documenti ad oggi disponibili sul sito della Commissione.
Leggi il testo delle raccomandazioni della Commissione qui
Leggi il testo dello Staff Working Document che accompagna le raccomandazioni sul Piano italiano qui.
Leggi il factsheet sul Piano italiano qui.
ALTRI DOCUMENTI UTILI:
Leggi il Piano Nazionale Integrato per l’energia e il clima italiano qui
Leggi la pagella di ECCO qui.
Leggi le proposte per modificare il Piano italiano e renderlo più efficace nel report tecnico ‘Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Un piano per l’azione’ qui.
Foto di ALEXANDRE LALLEMAND