COP28

COP28: accordo storico sull’uscita dai combustibili fossili

Nelle prime ore – italiane – del 13 dicembre 2023, i 198 Paesi riuniti a Dubai per la COP28 hanno trovato un accordo sul testo del Global Stocktake, che ha chiuso questa ventottesima Conferenza delle Parti sul clima.

L’accordo raggiunto alla COP28 pone le basi per la fine dell’era dei combustibili fossili, già a partire da questa decade, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica (Net Zero) al 2050.

Prima rinnovabili e efficienza

Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire, su fasce temporali diverse, determinate dalle circostanze nazionali, per triplicare la capacità di rinnovabili e duplicare gli sforzi per l’efficienza energetica. Rinnovabili, efficienza e batterie emergono come le tecnologie abilitanti per la transizione.

Il testo finale della COP28 riconosce “il fatto che nell’ultimo decennio” queste tecnologie “sono diventate sempre più disponibili” e che i costi “siano diminuiti costantemente grazie ai progressi tecnologici, alle economie di scala, all’aumento dell’efficienza e ai progressi tecnologici e alla razionalizzazione dei processi di produzione.”

Nucleare e CCS presenti ma marginali

Il nucleare entra per la prima volta nel testo ma con un ruolo marginale e secondario rispetto alle altre tecnologie.

Il testo riconosce inoltre “le tecnologie di abbattimento e rimozione, come la cattura e l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS), dandole un ruolo per quei settori in cui è più difficile abbattere le emissioni.”

Infine, viene anche menzionato un possibile ruolo per i “combustibili di transizione,” anche se questi ultimi rimangono del tutto indefiniti. Per quanto riguarda il gas naturale, invece, non compare nessuna menzione esplicita all’interno del testo.

Finanza climatica

Il testo riconosce che “il fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo è stimato in 215-387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e che è necessario investire circa 4,3 mila miliardi di dollari all’anno in energia pulita fino al 2030, aumentando poi a 5 mila miliardi di dollari all’anno fino al 2050,” se si vuole rispettare l’obiettivo di raggiungere le emissioni nette zero entro quella data.

Sostegno per la transizione

Il testo rileva anche la necessità di aumento di nuovi e ulteriori finanziamenti per sostenere i Paesi in via di sviluppo, in particolare nella fase di transizione verso un’economia giusta e equa. Viene riconosciuta una connessione positiva tra la disponibilità di un sufficiente spazio fiscale e l’azione per il clima.

Rischi finanziari legati al clima

Si “sottolinea il ruolo dei governi, delle banche centrali, delle banche commerciali, degli investitori istituzionali e di altri attori finanziari al fine di migliorare la valutazione e la gestione dei rischi finanziari legati al clima. Questo per garantire o migliorare l’accesso ai finanziamenti per il clima in tutte le regioni geografiche e in tutti i settori, e accelerare la creazione di nuovi organismi e nuovi fondi, oltre ad accelerare l’istituzione di fonti di finanziamento nuove e innovative, compresa la tassazione, per l’attuazione dell’azione per il clima, consentendo così di ridurre gli incentivi dannosi.”

 

Foto di UNclimatechange

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