Momento della ratifica dell'Accordo di Parigi, Conferenza di Parigi, 2015
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Accordo di Parigi

Obiettivi e misure del più importante accordo internazionale sul clima

L’Accordo di Parigi è stato firmato dai paesi partecipanti alla Conferenza delle Parti di Parigi del 2015 e adottato da molti di essi nel novembre 2016. Con esso si definisce un quadro globale di gestione dei cambiamenti climatici, con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, proseguendo gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.

Background: da dove nasce l’Accordo di Parigi

L’Accordo di Parigi è il documento ratificato al termine della COP21, svoltasi nella capitale francese nel 2015. Al termine di ogni COP, la Conferenza delle parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), viene infatti ratificato un documento che ufficializza gli accordi presi durante i negoziati. Tra i più noti ricordiamo, il Protocollo di Kyoto, firmato alla COP3 del 1997, il Libro delle regole di Katowice della COP24 e, appunto, l’Accordo di Parigi.

Perché l’Accordo di Parigi è così importante e viene menzionato spesso?

Innanzitutto, perché l’Accordo pone obiettivi ambiziosi per il contrasto ai cambiamenti climatici. L’implementazione dell’Accordo è infatti cruciale per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) delle Nazioni Unite. L’Accordo è passato alla storia come primo trattato sul clima con carattere vincolante, obbligando i 196 firmatari (le cosiddette ‘parti’) ad impegnarsi per adottare le misure delineate. Firmato il 12 dicembre 2015, in occasione della chiusura della COP21, l’Accordo di Parigi è entrato ufficialmente in vigore il 4 novembre 2016 ed è stato inizialmente adottato da 194 parti (193 Paesi più l’Unione europea). Al 2023, le parti dell’Accordo sono 195 (194 Paesi e l’Unione europea).

Gli obiettivi dell’Accordo di Parigi

L’obiettivo principale, quello per cui l’Accordo di Parigi è così conosciuto, è quello di ridurre i livelli di emissioni di gas serra al fine di contenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C rispetto al periodo preindustriale, impegnandosi a limitarlo a 1,5°C. Per poter ottenere questo risultato, viene espressa la necessità che la curva delle emissioni di gas serra globali raggiunga il picco il prima possibile, per poi scendere fino al raggiungimento della neutralità carbonica nella seconda metà del secolo.

L’Accordo fornisce un quadro per il supporto finanziario, tecnologico e di capacity-building che i paesi più sviluppati devono fornire a quelli in via di sviluppo o più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, al fine di supportare gli sforzi di mitigazione e adattamento di questi ultimi.

L’implementazione dell’Accordo si fonda sui principi di equità e di responsabilità comune ma differenziata, ovvero tenendo conto delle differenze socioeconomiche e le capacità materiali e finanziarie di ciascuna delle parti firmatarie. Questi principi, adottati dallo UNFCCC fin dalla sua nascita, sono alla base sia dei piani di mitigazione dei cambiamenti climatici, sia dei meccanismi dei fondi di aiuto all’adattamento per i paesi in via di sviluppo.

La roadmap per il raggiungimento degli obiettivi

Una volta delineati gli obiettivi, qual è il piano d’azione per il loro raggiungimento?

Qui entrano in gioco una serie di misure, alcune vincolanti, altre facoltative, che costituiscono una roadmap verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Tra le misure obbligatorie, quindi legalmente vincolanti, troviamo la presentazione dei Contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contribution – NDC), ovvero dei piani di azione climatica che le parti sono obbligate, secondo l’articolo 4 dell’Accordo, a presentare con una cadenza di cinque anni a partire dal 2020. In essi, ciascuna delle parti deve evidenziare le misure che verranno adottate al fine di ridurre le proprie emissioni climalteranti e aumentare la resilienza agli effetti del cambiamento climatico. Oltre alla presentazione delle misure da adottare, ciascun paese deve, all’interno del proprio NDC, fornire con cadenza biennale un rapporto di bilancio delle proprie emissioni (Biennial Transparency Report – BTR). Il BTR, un vero e proprio inventario del carbonio, che tiene conto sia delle emissioni che degli assorbimenti di gas serra a livello nazionale, è fondamentale per il monitoraggio del progresso nell’implementazione degli NDC.

Se, da un lato, la presentazione dei piani nazionali è resa obbligatoria dall’Accordo, dall’altro, l’implementazione delle misure in esso specificate non è obbligatoria e non sono previste sanzioni qualora una parte non rispettasse gli obiettivi indicati nel proprio piano NDC.

Una volta trasmessi all’UNFCCC, i piani NDC saranno soggetti ad un processo di revisione (Technical Expert Review – TER) da parte di un comitato di esperte ed esperti che valuteranno i progressi in termini di riduzione delle emissioni e, nel caso dei paesi più ricchi, di supporto ai paesi in via di sviluppo.

Altri strumenti per l’implementazione

Per fornire un’assistenza adeguata ai paesi in via di sviluppo, l’Accordo ha istituito due ulteriori iniziative. La prima, chiamata Capacity-building Initiative for Transparency (CBIT), ha l’obiettivo di supportare i paesi nel rafforzamento delle istituzioni e delle capacità tecniche. Negli anni successivi all’entrata in vigore dell’Accordo sono state create decine di iniziative CBIT. La seconda, chiamata Paris Committee on Capacity Building (PCCB) ha invece il compito di analizzare problemi in termini di capacity-building e di supportare i Paesi più bisognosi da questo punto di vista fornendo assistenza tecnica e raccomandazioni.

Infine, tramite l’articolo 14, l’Accordo di Parigi sancisce la creazione del Bilancio globale (Global Stocktake – GST), un sistema di monitoraggio che permette la valutazione del progresso collettivo, a livello globale, verso gli obiettivi e verso l’implementazione delle misure dell’Accordo. Analogamente ai piani NDC, il bilancio globale sarà presentato con una cadenza di cinque anni, a partire dal 2023. Il primo Global Stocktake, composto dai dati raccolti negli ultimi cinque anni, sarà valutato in occasione della COP28 di Dubai.

Le linee guida per l’implementazione dell’Accordo sono espresse nel Paris Rulebook, firmato dalle parti in occasione della COP24 di Katowice, Polonia.

 

Foto di UNclimatechange

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