COP28

ECCO la COP28

Le attività di ECCO e un focus sui temi chiave della COP28

Si sta avvicinando la COP28, quest’anno ospitata dagli Emirati Arabi Uniti, a Dubai. Noi, come sempre da quando ECCO è nata, seguiremo l’andamento dei negoziati, gli sviluppi politici e i temi chiave del principale appuntamento di diplomazia climatica a livello globale, per offrirvi cronache, letture e approfondimenti. Per questo, abbiamo creato una pagina dedicata sul nostro sito, supportata da una delegazione di sette persone presenti a Dubai e un team di esperte e esperti in Italia.  

A partire dal 30 novembre, ogni mattina potrete ricevere il Buongiorno COP – una newsletter con dettagli su tutto, o quasi, quello che accade nei corridoi della COP28 – registratevi qui. Le giornate termineranno con un podcast, ECCO la COP, nel quale Chiara Saccani ed io (Andrea Ghianda), insieme a Daniele Scaglione, vi racconteremo come è andata la giornata alla COP. 

Citiamo spesso i ‘temi chiave’, ma quali saranno le questioni sulle quali i delegati dei quasi duecento Paesi che parteciperanno alla COP28 si confronteranno dal 30 novembre al 12 dicembre? 

L’Accordo di Parigi ha determinato un’accelerazione dell’azione globale sul clima, definendo un percorso verso un mondo più sostenibile a vantaggio di tutte e tutti. Tuttavia, non vi è al momento una tendenza verso la riduzione delle emissioni di gas serra. Di conseguenza, le previsioni sull’innalzamento delle temperature non sono incoraggianti: l’estate appena trascorsa è stata la più calda  da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1880.Registriamo però – nota positiva – che oggi i costi delle energie rinnovabili e delle tecnologie pulite sono drasticamente diminuiti rispetto a qualche anno fa.  

A che punto siamo con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi? 

A quasi dieci anni dalla COP21 di Parigi, la COP28 sarà la prima vera occasione per misurare il raggiungimento di tali obiettivi. Il primo Global Stocktake (GST), fornirà, infatti, la fotografia reale dei progressi dei governi e degli attori non statali verso il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. La reazione dei Paesi ai risultati del GST sarà l’occasione per mostrare quale trasformazione sarà necessaria nei prossimi anni. In particolare, la risposta al GST servirà a garantire un chiaro processo di attuazione nel 2024, e si collegherà alla revisione degli NDCs (Nationally Determined Contributions) del 2025.  

Siamo realisti: il GST non sarà positivo e questo è stato ampiamente anticipato nel Rapporto di sintesi presentato dal Segretariato dell’UNFCCC a settembre. Le emissioni non sono state abbattute in questi anni, al contrario, in molti casi sono cresciute e ad oggi non esiste un meccanismo per verificare se le promesse fatte in sede COP vengano poi effettivamente implementate dai paesi. Nei corridoi della COP, questo si definisce come un problema, grave, di accountability. 

Proviamo ora a fare una lista, breve e sintetica, di cosa potremo chiamare “successo” al termine della COP28: 

  • Un obiettivo globale per triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica. 
  • Impegni concreti per l’eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili. 
  • Concretizzare le promesse di Sharm El-Sheikh, rendendo operativo il fondo per le perdite e i danni. 
  • Concordare il quadro di riferimento per l’obiettivo globale di adattamento 
  • Progredire nel processo di riforma dell’architettura finanziaria internazionale per liberare risorse essenziali per la transizione nei paesi, superando i limiti fiscali e di bilancio. 

Viste le complessità del contesto geopolitico internazionale, anche solo il raggiungimento di questi punti potrebbe di per sé rappresentare un passo avanti per l’azione climatica. Sarà necessario però fare attenzione, poiché il lessico diplomatico, frutto di compromessi e non sempre di facile lettura, rischia di mascherare successi per passi indietro.  

Vediamo alcuni dei temi al centro del negoziato in maggior dettaglio: 

Temi della COP28: transizione energetica 

La transizione energetica deve essere giusta e allineata all’obiettivo 1,5 ºC. Un risultato che può essere raggiunto solo attraverso una netta accelerazione del processo di eliminazione dei combustibili fossili e la conseguente riduzione delle emissioni.  

Sono in molti, tra questi recentemente anche il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a spingere per un accordo per triplicare l’energia rinnovabile fino a oltre 11.000 GW, raddoppiando l’efficienza energetica rispetto ai livelli del 2022 entro il 2030. Oltre a una riduzione di almeno il 75% delle emissioni di metano nel settore energetico. 

Su questo, l’IPCC e l’Agenzia Internazionale dell’Energia sono stati chiari: se vogliamo mantenere il limite di 1.5°C, non c’è più spazio per l’espansione della produzione di combustibili fossili 

Lo sviluppo delle rinnovabili non riduce di per sé la dipendenza dai combustibili fossili. Per questo servono politiche per garantire che la nuova capacità di energia pulita sostituisca attivamente l’energia prodotta da carbone, petrolio e gas. Anni di calo dei prezzi delle energie rinnovabili e di crescita vertiginosa di queste ultime sono stati un’ottima occasione per fare un passo avanti. Questo non ha però impedito all’industria dei combustibili fossili di continuare a espandersi, creando nuova domanda. 

Sarà importante fare attenzione a quelle tecnologie che, solo apparentemente, possono sembrare funzionali alla transizione, quali i biocarburanti o le tecnologie di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (CCS). Un ulteriore sviluppo di colture bioenergetiche rischia di aggravare la perdita di biodiversità, compromettendo la sicurezza alimentare. Rischia, inoltre, di essere controproducente, generando un aumento di emissioni di CO2 attraverso il cambiamento indiretto dell’uso del suolo. 

Il clamore intorno alla CCS (cattura e stoccaggio del carbonio) e alla CDR (rimozione dell’anidride carbonica) ovvero le cosiddette tecnologie di “carbon management” dovrà essere fortemente ponderato per verificare che non si tratti di greenwashing e di fatto permettere di continuare a emettere. 

La diffusione di queste tecnologie – attualmente in fase iniziale – deve essere limitata a usi specifici e legittimi e non possono in alcun modo rallentare il percorso di uscita dalle fonti fossili. Le tecnologie di “abbattimento” dei combustibili fossili sono spesso mal definite. La CCS ha un ruolo da svolgere nel contribuire alla completa decarbonizzazione delle industrie pesanti (chimica, cemento, acciaio), ma nel settore dell’energia rallenta l’abbandono graduale delle infrastrutture a combustibili fossili e comporta costi molto elevati rispetto alle fonti rinnovabili. 

 

Temi della COP28: finanza 

La COP28 può far progredire gli sforzi per sbloccare maggiori investimenti nella transizione climatica. I Paesi sviluppati hanno la responsabilità di adempiere ai loro obblighi di finanziamento per il clima, previsti dall’articolo 9 dell’Accordo di Parigi e dall’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.  

I precedenti non sono affatto incoraggianti. Al 2020, il totale dei finanziamenti per il clima forniti e mobilitati dai Paesi sviluppati per i Paesi in via di sviluppo era inferiore di 16,7 miliardi di dollari all’obiettivo.  

Alla COP28 i ministri dovranno dare un chiaro segnale politico che il Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (New Collective Quantified Goal – NCQG) sarà raggiunto, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi  di Parigi.  

La COP28 rifletterà sui risultati del secondo rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green Climate Fund). I contributi al GCF sono un mezzo importante per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’attuazione dell’Accordo di Parigi e contribuiscono a creare fiducia tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. 

In risposta al GST, i risultati della COP possono proseguire il filo dei progressi compiuti quest’anno sulla riforma dell’architettura finanziaria internazionale. La COP28 può dare ulteriore energia politica agli sforzi per affrontare livelli di debito insostenibili nei Paesi in via di sviluppo, che ostacolano la loro capacità di investire nell’azione per il clima. 

È una priorità rafforzare gli sforzi per allineare gli investimenti e il lavoro delle istituzioni finanziarie internazionali, comprese le MDB e le agenzie di credito all’esportazione, con gli obiettivi a lungo termine di Parigi. 

 

Temi della COP28: adattamento 

I crescenti impatti climatici evidenziano l’urgente necessità di maggiori azioni di adattamento, per le quali i finanziamenti sono notevolmente in ritardo rispetto a quelli per la mitigazione. 

Su questo, nell’avvicinarsi alla COP28, è mancata leadership e impegno politico. Un accordo su un quadro globale per l’Obiettivo Globale sull’Adattamento (Global Goal on Adaptation – GGA) a Dubai sarà molto importante. 

Senza questo strumento rischiamo seriamente di essere globalmente impreparati agli impatti dei cambiamenti climatici: l’accordo offrirebbe un quadro di riferimento con obiettivi e indicatori per l’adattamento che diano un senso di direzione e di visibilità al tipo di azione necessaria. Permetterebbe inoltre di valutare collettivamente i progressi compiuti verso il rafforzamento della resilienza e il potenziamento della capacità di adattamento negli specifici contesti nazionali.  

L’efficacia del quadro dipende soprattutto da un sostegno finanziario e tecnico all’altezza della necessità di intervento. I governi dovranno identificare potenziali zone di approdo del GGA prima della conferenza, affrontando le divergenze in corso su modalità di attuazione, la definizione degli obiettivi e il follow-up del programma di lavoro Glasgow-Sharm El Sheikh. 

 

Temi della COP28: perdite e danni 

La COP27 si concluse con un risultato da molti definito come storico, ovvero la decisione di creare un fondo per le perdite e i danni (loss & damage) dovuti agli impatti del cambiamento climatico. Garantire che il fondo non resti un portafoglio vuoto, richiede finanziamenti mirati ad esso dedicati. Se i paesi troveranno un accordo alla COP28, i finanziamenti potranno arrivare a chi ne ha realmente bisogno. Tuttavia, i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo sono molto distanti tra loro in termini di visione di tale fondo. 

La scorsa settimana, il Transitional committee ha fatto alcuni passi avanti in questo senso trovando un accordo provvisorio sul futuro del fondo. In particolare è stata indentificata la Banca Mondiale come struttura temporanea nella quale ospitare il fondo. Sono stati indicati alcuni criteri, e nei prossimi quattro anni la Banca Mondiale dovrebbe garantire l’adempimento di tali richieste.  

È impensabile immaginare che tale Fondo possa sostenersi con sole finanze pubbliche. Sarà quindi necessario allargare la base dei donatori e definire meccanismi di incentivazione per aumentare il finanziamento anche attraverso fondi privati e fonti di finanziamento innovative (es. tasse sui combustibili fossili, aviazione).  

La posizione compatta del G77 è stata determinante per assicurare la creazione del fondo per le perdite e i danni alla COP27. Sarà importante osservare se tale slancio proseguirà anche a Dubai, per evitare di ritardare ulteriormente i finanziamenti per le perdite e i danni. 

 

Quale ruolo per le aziende dell’Oil & Gas? 

La presidenza emiratina, ha sollevato interrogativi sul ruolo dell’industria del petrolio e del gas, sia in relazione alla scelta della guida della COP, sia per la crescente presenza di rappresentanti di tali industrie nei corridoi delle Conferenze.  

Tuttavia, la credibilità della diplomazia climatica internazionale dipenderà dalla volontà di impegnarsi con rigorosi e ambiziosi percorsi verso l’eliminazione di tutti i combustibili fossili, con chiari meccanismi di responsabilità. Quale sarà quindi il ruolo delle aziende che estraggono, trasportano e vendono combustibili fossili, in un mondo che deve prevederne una loro rapida eliminazione? Saranno attori del cambiamento, o rischieranno di generare pericolosi ritardi alla transizione attraverso la promozione di tecnologie solo apparentemente funzionali all’obiettivo di decarbonizzazione? 

Gli accordi che emergeranno dai negoziati, le dichiarazioni politiche e nuovi impegni che verranno annunciati a Dubai saranno cruciali per rafforzare la fiducia tra i governi e per rafforzare la cooperazione internazionale e multilivello necessaria per affrontare la crisi climatica. 

La COP28 è la principale opportunità per i governi e gli attori non statali di forgiare una strada credibile e ambiziosa per garantire un futuro vivibile e sostenibile per le persone e il pianeta. 

Seguiteci sui nostri canali, l’appuntamento è per il 30 novembre a Dubai.

 

Foto di COP28 UAE – United Nations Climate Change Conference

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