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La mobilità elettrica ha bisogno di incentivi. Sì, ma quali?

Un nuovo schema di incentivi verso gli obiettivi per l’auto elettrica del PNIEC

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La riduzione delle emissioni della mobilità privata su strada prevede la sostituzione di 4,3 milioni di veicoli del parco auto circolante con veicoli elettrici puri a batteria (BEV) al 2030. Questo l’obiettivo indicato nello scenario di riduzione delle emissioni dei trasporti proposto dal Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC), presentato dal governo lo scorso luglio.
Secondo il Piano, il raggiungimento di questo obiettivo, passa dagli incentivi alla domanda previsti dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in vigore dal 6 aprile 2022, senza riportare valutazioni di efficacia e l’eventuale necessità di modifiche o integrazioni.

Per raggiungere tale obiettivo sarebbero necessarie 600 mila nuove immatricolazioni di auto BEV ogni anno da oggi al 2030. L’andamento del mercato, tuttavia, non mostra sostanziali incrementi delle vendite BEV che, a decreto vigente, nel 2022-2023 si assestano a un ordine di grandezza al di sotto del necessario, con circa 60 mila BEV/anno immatricolate.

Serve urgentemente dare impulso alle politiche per la promozione dell’elettrico Prioritario in tal senso è la revisione dello schema di incentivi per la mobilità elettrica, nello specifico all’acquisto di nuove auto e una riforma fiscale per le flotte aziendali.

Gli incentivi per la mobilità elettrica

L’attuale schema di incentivi per la mobilità elettrica prevede l’erogazione di sussidi unitari per le auto BEV, non adatti a stimolare le vendite in un mercato che ancora soffre di costi di produzione elevati. Inoltre, lo schema incentiva anche l’acquisto di veicoli con emissioni fino a 135 gCO2/km che non contribuiscono alla decarbonizzazione del settore e la cui domanda di mercato è inelastica agli incentivi, ovvero si vendono anche senza.

Raggiungere gli obiettivi del PNIEC significa concentrare le risorse disponibili a sostegno del mercato delle auto BEV, incrementare gli importi unitari degli incentivi erogati, innalzare il tetto di prezzo di acquisto del nuovo, prevedere premialità in relazione al reddito e all’efficienza dei veicoli a favore di utilitarie e sostenere l’installazione di punti di ricarica privati.

Flotte aziendali elettriche: serve una riforma fiscale

Considerando anche le varie forme di noleggio, i veicoli aziendali rappresentano una quota importante delle immatricolazioni di nuove auto in Italia e sono in crescita tendenziale. L’elettrificazione dei veicoli aziendali può aumentare significativamente il numero di veicoli elettrici venduti e incrementare il mercato dell’usato garantito. In quest’ottica, nel quadro della legge di delega fiscale, andrebbe riformata la fiscalità per le flotte aziendali,  ammettendo il 100% di deducibilità per scelte full electric.

Nel quadro della proposta di riforma del DPCM 6 aprile 2022, le rimanenze del cosiddetto fondo automotive[1] potrebbero contribuire fin da subito a raggiungere gli obiettivi del PNIEC e gettare le basi di una nuova politica industriale per il rilancio competitivo del settore automotive verso l’elettrico.

Ulteriori risorse economiche a copertura di ulteriori costi necessari alla transizione all’auto elettrica possono essere recuperate intervenendo, ad esempio, sui sussidi ambientalmente dannosi (22 miliardi di euro anno, di cui 3,4 solo per la differenza di accise applicata tra benzina e gasolio).

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NOTE:

[1] Le risorse per incentivi all’acquisto di nuove auto sono una quota del fondo istituito ai sensi del DL 1° marzo 2022, n. 17 per la riqualificazione e riconversione delle filiere del settore automotive. La dotazione complessiva del fondo automotive è pari a 8,7 miliardi di euro fino al 2030, di cui 7,2 miliardi non spesi al 2023.

Foto di Gerd Altmann

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