PNIEC

Un PNRR per l’energia

Un’occasione da non sprecare

Nel policy briefing “un PNRR per l’energia” riflettiamo sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte dell’Italia, alla luce di un contesto geopolitico in continua e rapida evoluzione e della necessità di allineare gli investimenti al processo di transizione verde e al raggiungimento degli obiettivi climatici.

Clicca qui per scaricare il policy briefing “un PNRR per l’energia”.

L’invasione russa dell’Ucraina ha aggravato le conseguenze economiche e sociali della crisi da COVID-19, evidenziando le fragilità del sistema energetico dell’Unione europea. In quest’ottica sarà necessario valutare una revisione del PNRR.

Nel maggio 2022, la Commissione europea ha proposto di rafforzare il Regolamento europeo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) nel quadro del piano REPowerEU, ossia la strategia europea di risposta alle fragilità del sistema di approvvigionamento energetico emerse con il conflitto.

REPowerEU propone soluzioni:

  1. strutturali, con proposte su rinnovabili ed efficienza energetica;
  2. ed emergenziali, volte ad assicurare la sicurezza energetica nel breve periodo attraverso la diversificazione degli approvvigionamenti.

Queste soluzioni dovranno essere integrate nei PNRR nazionali entro il 30 aprile 2023. Il totale delle risorse potenzialmente attivabili dall’Italia è di circa 5 miliardi di euro.

Secondo la Commissione europea, gli obiettivi e le misure da finanziare mediante questo specifico capitolo del PNRR dovrebbero concentrarsi su efficienza energetica e sulla decarbonizzazione dell’industria. Altre misure includono la diversificazione delle forniture di gas russo, le energie rinnovabili, soluzioni per combattere la povertà energetica e formazione di lavoratori nel campo della transizione verde.

Tutti gli investimenti fossili finanziabili attraverso REPowerEU dovranno essere operativi entro il 2026 e non dovranno impedire il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050. In questo senso, nuovi investimenti in fonti fossili (gas ndr) dovranno dimostrarsi “necessari e proporzionati” per gli immediati bisogni di sicurezza energetica, in particolare rispetto a previsioni della futura domanda di gas e a possibili soluzioni alternative.

Il forte calo previsto per la domanda di gas in Europa (-50% al 2030 rispetto al 2019 secondo lo scenario net zero di BP), la presenza di alternative in grado di  sostituire le importazioni di gas russo entro il 2026 (rinnovabili ed efficienza), e per l’Italia, un sistema infrastrutturale gas sicuro e resiliente, rendono nuovi investimenti in sviluppo di gas difficilmente giustificabili, anche ove dirette a soddisfare l’interesse dell’Unione.Clicca qui per scaricare il policy briefing “un PNRR per l’energia”.

Per una revisione efficace del PNRR

La possibilità di una revisione critica delle misure del PNRR e la possibilità di aggiungere ulteriori norme e finanziamenti dedicati alla decarbonizzazione rappresentano un’occasione unica per l’Italia. A maggior ragione perché questa avviene in corrispondenza di un’altra importante scadenza, ovvero l’invio della bozza di revisione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), prevista per giugno 2023.

Da un’analisi condotta da ECCO, E3G e Wuppertal Institute, a fronte del dichiarato 40% di fondi dedicati alla transizione energetica, il PNRR italiano raggiunge una quota effettiva di spesa per il clima di appena il 13%. Inoltre, il PNRR italiano alloca molte risorse in settori che non contribuiscono alla crescita interna, mentre ne dedica relativamente poche a progetti con un potenziale di contributo al PIL e all’occupazione maggiore. A fronte di stanziamenti pubblici dichiarati nel PNRR per il clima pari a 16,4 miliardi in media annua, gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del -55% entro il 2030 (Fit for 55) ammonterebbero ad oltre 100 miliardi annui, secondo stime di ECCO.

Rimane perciò possibile che il PNRR venga formalmente completato in tempo, ma che rimanga poco efficace nel sostenere la transizione del settore produttivo italiano e nel ridurre le emissioni.

A conferma di tale valutazione, l’ottava comunicazione nazionale sulle emissioni dell’Italia, inviata al Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) a fine dicembre 2022, rende disponibile una prima quantificazione delle misure proposte con il PNRR rispetto agli obiettivi climatici. Emerge un disallineamento tra le misure previste dal PNRR e quelle del vecchio PNIEC (2019). Quindi, senza modifiche, il divario di impatto tra il PNRR e i nuovi target climatici al 2030, in linea con gli obiettivi del Fit for 55 e REPowerEU, sarà ancora più grande. L’inefficacia delle misure si riflette sia sulla non mirata spesa pubblica che sul mancato accesso alle soluzioni di decarbonizzazione da parte delle classi sociali più svantaggiate.

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Raccomandazioni: un allineamento tra PNRR, REPowerEU e PNIEC

Un concreto allineamento tra PNRR, REPowerEU e PNIEC sarà fondamentale per assicurare efficacia, coerenza e risorse per l’attuazione di una giusta transizione. Questa è l’occasione per pianificare politiche e misure che non solo realizzino gli impegni in materia di clima ed energia, ma che siano anche funzionali ad una spesa pubblica più oculata ed efficiente.

In quest’ottica, il criterio chiave di selezione di progetti e investimenti dovrebbe la  compatibilità tra efficientamento del sistema energetico e la sua diversificazione, al fine di assicurare competitività e raggiungere la neutralità climatica.

Il riallineamento tra PNRR, priorità di politica energetica e industriale e PNIEC è fortemente strategico per il futuro del Paese.

Un riallineamento innanzitutto di metodo, che richiede:

  • una ri-mappatura dei progetti del PNRR sulla base delle priorità strategiche del PNIEC (ma anche del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici – PNACC);
  • la verifica dell’impronta carbonica di ciascuno dei progetti;
  • la verifica rispetto alla necessità di bisogni immediati di sicurezza energetica che tenga conto sia delle previsioni della domanda di gas sia di soluzioni alternative;
  • l’indicazione dell’efficacia delle politiche e delle misure che si intendono attivare;
  • l’identificazione dei settori economici più esposti e delle aree territoriali a rischio.

Data l’ampiezza dei fondi che saranno messi a disposizione dall’Italia e le diverse possibilità di revisione, è fondamentale poter riorientare e meglio calibrare alcune delle misure già inviate nella precedente versione del PNRR.

Per quanto riguarda le infrastrutture gas, la valutazione dovrebbe essere di particolare accuratezza e indipendenza. Una valutazione che dovrà riguardare in particolare l’evoluzione della domanda gas, la disponibilità di alternative (per l’Italia stimiamo che oltre l’80% del fabbisogno di gas russo possa essere sostituito da rinnovabili ed efficienza e il restante attraverso infrastrutture esistenti entro il 2025), la garanzia dell’allineamento rispetto al percorso di riduzione verso la neutralità climatica al 2050 sia nazionale che europeo.

Infine, è necessario far sì che la competitività industriale sia rafforzata e garantita, offrendo opportunità di finanziamento aggiuntive per accelerare la transizione dell’industria verso tecnologie a zero emissioni. Gli obiettivi politici sanciti dal regolamento REPowerEU includono esplicitamente soluzioni che sono direttamente rilevanti per la decarbonizzazione industriale, le competenze verdi e lo sviluppo di catene del valore nelle tecnologie strategiche per la transizione. Tale componente non può essere trascurata, proprio quando la Commissione stessa ha annunciato misure specifiche di supporto per la transizione industriale.

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Photo by Pixabay

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