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L’Italia può uscire dal gas russo nel 2025

Grazie al pacchetto europeo Fit for 55 e una spinta addizionale su rinnovabili ed efficienza energetica, l’Italia riuscirebbe a sostituire in modo strutturale oltre l’80% del fabbisogno di gas russo attraverso energie pulite e coprire il restante attraverso le infrastrutture esistenti da qui al 2025. La strategia del Governo non tiene sufficientemente conto del contributo fondamentale che l’efficienza energetica possa dare al piano di emancipazione energetica dalla Russia.

Dopo la prima analisi che mostrava come un mix di interventi emergenziali di risparmio e rinnovabili possono sostituire fino al 50% delle importazioni di gas russo nei prossimi 12 mesi e il restante attraverso le infrastrutture esistenti, questa nuovo studio analizza la strategia del Governo e le opzioni a disposizione a medio termine per un’uscita strutturale dal gas russo.

Scarica l’analisi qui.

L’attuale risposta italiana non quantifica i contributi di efficienza energetica nonostante sia una componente essenziale della strategia energetica nazionale e componente fondante del pacchetto europeo Fit for 55, nonché voce significativa di costo del bilancio nazionale. Stupisce particolarmente nel momento in cui lo sviluppo di efficienza e rinnovabili non prevede tempi più lunghi di realizzazione rispetto all’estensione delle infrastrutture gas.

Le opzioni di diversificazione identificate dal Governo ammontano a un potenziale di sostituzione doppio (59 miliardi di standard metri cubi o smc) rispetto alle importazioni attuali dalla Russia (29 miliardi di smc) prospettando un forte rischio di duplicazione dei costi delle infrastrutture, di intrappolare il sistema italiano nel gas per un lungo periodo (effetto lock-in) e entrare in contraddizione con gli obiettivi di decarbonizzazione. Le proiezioni italiane non prendono in esame i contributi dei pacchetti europei Fit for 55 e RepowerEU, il quale rafforza e anticipa i risultati del primo in maniera tale da ridurre i consumi di gas del 40% al 2030.

Grafico: Strategia di diversificazione del Governo nel breve e medio termine (al 2025)

Nelle misure indicate dal Governo non è ancora apparsa la quantificazione dell’impatto delle misure e direttive di efficienza energetica nazionali ed europee, quelli dell’ecobonus e del superbonus, nonché gli obiettivi di riduzione dei consumi, inclusi quelli sull’edilizia pubblica.

La nostra valutazione stima in 2,3 miliardi di smc i contributi di efficienza energetica già al 2025, ai quali si possono aggiungere ulteriori misure di efficienza per una stima complessiva di 6,9 miliardi di smc. Tale contributo equivale al 24% delle importazioni di gas russo e al 60% del risparmio energetico già previsto dal PNIEC al 2030.

Questa stima non include misure addizionali recuperabili con l’attivazione del risparmio immediato, come la riduzione delle temperature dei riscaldamenti e condizionatori per cittadini e uffici pubblici, stimabili in circa 5-7 miliardi di smc, equivalente a sostituire un addizionale 24% delle importazioni russe.

L’inclusione delle misure di efficienza energetica, sommata ai contributi delle rinnovabili e al pieno uso delle infrastrutture esistenti, permetterebbe di diversificare le importazioni di gas russo al 2025 in modo strutturale.

Grafico: Sostituzione delle importazioni di gas russo attraverso l’attuazione del pacchetto Fit for 55 e ulteriori misure di efficienza energetica e sviluppo di rinnovabili (al 2025)

Per assicurare i contributi di efficienza energetica e rinnovabili è necessario fissare gli obiettivi quantitativi nel breve periodo e implementarli. E’ necessario riformare, rafforzare e rendere permanenti gli attuali strumenti di sostegno all’efficienza in edifici pubblici e privati e introdurre nuovi strumenti (condizionalità e garanzie) per il finanziamento dell’efficienza nel settore produttivo, anche indirizzando i fondi PNRR.

Gli obiettivi rinnovabili potranno essere raggiunti solo a fronte di una determinazione a rimuovere gli attuali ostacoli alle autorizzazioni, dovuti massimamente alla rinuncia da parte del Governo di assumersi le responsabilità di sviluppo delle rinnovabili.

Il lavoro analizza infine le azioni sui prezzi. La risposta del Governo è stata orientata a distribuire risorse pubbliche in maniera poco selettiva e contradditoria. A sei mesi dalla crisi dei prezzi gas e ad un mese dall’inizio del conflitto, in cui l’Italia ha contribuito a portato nelle casse del Cremlino l’equivalente di 3 miliardi di euro per il gas, non vi è ancora alcun provvedimento per imprese e famiglie di agevolazione/incentivazione dell’efficienza e di decarbonizzazione dei processi produttivi.

Misure così prorogate nel tempo, che oggi ammontano a oltre 20 miliardi di euro, rischiano di diventare insostenibili e risultano insufficienti a mitigare l’aumento dei prezzi, in particolare per le classi più vulnerabili. Si stima che i contributi per la bolletta elettrica e gas siano di circa 265€ per la famiglia benestante e 108€ per quella con maggiori difficoltà.

Le risorse dovrebbero essere indirizzate verso un’estensione del bonus sociale (elettrico e gas) e della capacità di acquisto delle famiglie, ulteriormente aggravata dall’aumento dell’inflazione. Eventuali misure di sostegno per le spese energetiche dovrebbero essere limitate a un volume massimo di energia elettrica e gas, così da non ridurre l’incentivo a ridurre i consumi quando aumentano i prezzi.

Scarica l’analisi qui.

Photo by JJ Ying on Unsplash

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