Comunicato stampa

L’UE ha deciso: gas e nucleare sono verdi

Il Parlamento europeo non ha posto il suo veto all’atto delegato sulla tassonomia europea che include gas e nucleare tra le tecnologie sostenibili. Un voto avvenuto nella sessione plenaria del Parlamento europeo riunitosi oggi, mercoledì 6 luglio, a Strasburgo.   

278 favorevoli e 328 contrari. Sarebbe serviti 353 voti per raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per rigettare il provvedimento della Commissione europea.  

In più occasioni abbiamo presentato analisi sul perché una tassonomia con gas e nucleare va contro gli interessi dell’Italia, disponibili qui 

Cosa succederà adesso che l’atto delegato con gas e nucleare ha il consenso del Parlamento Europeo? 

La tassonomia, cioè la classificazione delle attività su cui è possibile investire per non creare danno significativo all’ambiente rimane in vigore, tuttavia, al Regolamento originario 2020/852 e agli atti delegati già approvati, si aggiungono oggi il gas e l’energia nucleare come fonti sostenibili. Di conseguenza, molti investitori che scelgono di investire in un pacchetto ‘verde’ potrebbero avere i loro risparmi investiti in queste tecnologie anche a loro insaputa. 

Tuttavia, il fatto che questa inclusione non sia in linea con le raccomandazioni scientifiche e che il processo usato dalla Commissione per introdurre l’atto delegato sia stato poco trasparente e inclusivo, potrebbe spingere alcuni paesi membri o società civile, come sta considerando Client Earth, ad avviare un’azione legale contro la Commissione Europea. In questo caso le cause legali potrebbero andare avanti per diverso tempo con la possibilità che questo provvedimento venga ritirato successivamente. 

Quali sono le conseguenze per l’Italia? 

Considerando i criteri secondo i quali gli investimenti in gas sono permessi e non avendo al momento alcun piano per il nucleare in Italia, il nostro paese trarrà poco beneficio da questa nuova norma europea. Sia perché le centrali a gas previste sono principalmente autorizzate come conversione di centrali a carbone, sia perché nell’atto delegato non è compreso il GNL né nuove infrastrutture a gas. 

Considerando l’alta volatilità dei prezzi dei combustibili fossili e le conseguenze della guerra in Ucraina, prioritizzare le rinnovabili e l’efficienza energetica rispetto al gas a livello europeo, avrebbe consegnato più disponibilità di capitali e capacità di ridurre i costi e i rischi della dipendenza fossile alle piccole e medie imprese italiane.  

Davide Panzeri, Responsabile Programma Europa del think tank ECCO, ha detto “Oggi abbiamo perso un’occasione chiave. Una tassonomia senza gas e nucleare avrebbe accelerato l’abbattimento delle emissioni climalteranti e favorito la competitività del nostro comparto industriale, composto in buona parte da piccole e medie imprese. Il rischio ora è che i fondi privati, fondamentali per favorire la transizione verde, vengano fagocitati da grandi gruppi industriali per sostenere il piano di rilancio del nucleare di Macron e lo sviluppo dell’infrastruttura gas tedesca.” 

Quali sono le conseguenze per l’Europa? 

La prima conseguenza di questo voto, al di là delle motivazioni tecniche o di interesse nazionale, è la legittimazione a livello europeo del gas come sostenibile a livello di principio. Affermare che le centrali a gas sono compatibili con il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente è in netta contraddizione con le alte emissioni climalteranti provenienti da questa fonte energetica che rischiano di esacerbare le conseguenze della crisi climatica. Pertanto, legittimare tale fonte come verde è per definizione un’opera di greenwashing che crea confusione e contraddizioni proprio quando l’Europa e la sua industria hanno bisogno di chiarezza per accelerare il percorso della decarbonizzazione.  

L’Europa inoltre perde forte credibilità a livello internazionale e rischia passi indietro: alcune tassonomie a livello internazionale hanno criteri più stringenti e altre seguiranno l’esempio europeo al ribasso. Con questo voto l’Europa perde parte della sua leadership climatica. 

Francesca Bellisai, Analista Politiche Europee del think tank ECCO ha detto che “Il Green Deal europeo ha l’obiettivo di abbattere del 55% le emissioni nette al 2030 e raggiungere la neutralità climatica al 2050. Una tassonomia che mette sullo stesso piano gas e nucleare con le energie rinnovabili mina la capacità di raggiungere questi obiettivi. Prioritizzare solo energie veramente verdi avrebbe stabilito quella coerenza di regole necessarie a mobilitare il livello di investimenti necessari alla transizione e mandato il segnale politico dell’esigenza di un cambio di direzione contro gli interessi costituiti dei grandi gruppi energetici europei.” 

 

Photo CC-BY-4.0: © European Union 2022– Source: EP

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