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L’Italia, l’Europa e il mondo verso la COP27

Dopo un’estate di elezioni ci ritroviamo, a meno di 10 giorni dalla COP27, in un quadro di “crisi multiple” che rischiano di mettere in secondo piano la questione climatica. Eppure, molte delle possibili risposte a queste crisi partono proprio da Sharm El-Sheikh.  

La COP27 è l’occasione per fare un bilancio rispetto agli impegni presi alla COP26 di Glasgow e per testare se la politica è in grado di allinearsi alla scienza e allo stesso tempo sostenere i paesi più vulnerabili. 

Anche se attuati, gli impegni correnti di riduzione delle emissioni dei paesi firmatari dell’Accordo di Parigi portano a una riduzione delle emissioni globali di solo -0,3% nel 2030 rispetto al 2019. Mentre la comunità scientifica afferma che per rimanere entro il limite di 1,5 gradi dovremmo ridurre le emissioni di almeno il -43% nella stessa finestra temporale. Il nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) sul divario emissivo rileva che al momento non vi sia “nessun percorso credibile per arrivare a 1,5 gradi: solo un’urgente trasformazione del sistema può evitare il disastro climatico”. Il divario tra sicurezza e insicurezza rimane drammatico. Ecco perché il Patto di Glasgow ha definito gli anni 20 di questo secolo come la “critica decade”.  

E l’Italia? Quale ruolo sta giocando sulle emissioni? Un nuovo scenario nazionale – che presenteremo in un evento dedicato alla COP27 in collaborazione con Climate Analytics – mostra un divario emissivo del 41% tra gli impegni dichiarati nell’ultimo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC, 2019) e la quota equa calcolata per l’Italia di riduzione delle emissioni del 70%. Serve evidentemente maggior ambizione ma anche politiche funzionali all’implementazione degli impegni presi, altrimenti obiettivi e piani rischiano di rimanere parole vuote. Anche l’Europa, con un divario  del 16%, deve impegnarsi a fare di più. Se da un lato, il pacchetto RepowerEU sembra andare nella giusta direzione, ora spetta agli Stati Membri integrarlo nel pacchetto Fitfor55, ovvero il quadro degli impegni europei al 2030 e perno del Green Deal. 

Che strada sceglierà il nuovo Governo italiano a guida Giorgia Meloni? Ora è il momento di passare dalle dichiarazioni alla scelta e implementazione delle politiche. La COP27, con la riunione dei Capi di Stato e di Governo del 7-8 novembre – in cui sono attesi oltre 100 leader –, è la prima opportunità concreta per dimostrare la volontà del nuovo Governo di attuare gli impegni presi. A seguire, il Vertice G20 di Bali il 15-16 novembre rappresenta un secondo momento chiave.  

 Una svolta dell’azione climatica di questi consessi internazionali può essere misurata partendo da tre temi prioritari.  

Punto primo: i paesi riusciranno a dimostrare la volontà di aumentare azioni e impegni di riduzione delle emissioni in linea con l’obiettivo di 1,5 – evitando false soluzioni di greenwashing o di rimanere legati al gas con investimenti in nuove infrastrutture o nuova produzione? Ovvero investimenti incompatibili con una decarbonizzazione in linea con 1,5, come ci ricorda oggi il nuovo scenario IEA – il World Energy Outlook 2022 appena pubblicato.

Secondo punto: cosa porteranno alla COP i paesi più ricchi per rafforzare la protezione delle persone e delle comunità più vulnerabili di fronte agli impatti crescenti? Ci saranno più risorse a disposizione per l’adattamento ma anche alle inevitabili perdite e i danni, già oggi di portata catastrofica come le inondazioni in Pakistan che hanno colpito 30 milioni di persone o la crisi alimentare legata agli impatti climatici in Africa orientale? 

 Infine – e qui l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nel solco della Presidenza G20 del 2021 e verso la Presidenza G7 del 2024 – riconosceranno i paesi la necessità di rivedere le regole e l’architettura del sistema finanziario globale per renderlo capace di mobilitare le risorse necessarie, stimate in 5 mila miliardi l’anno al 2030, per raggiungere gli obiettivi di sicurezza climatica globale? 

 A Sharm El-Sheikh il clima non andrà in vacanza ma chiederà il conto, mentre le lancette corrono inesorabilmente verso il 2030. 

Foto di WikiImages da Pixabay

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