PNIEC

Il ruolo del Parlamento nel percorso di revisione del Piano Nazionale energia e clima

Martedì 21 marzo 2023, su iniziativa del Vicepresidente della Camera dei Deputati, On. Sergio Costa, in collaborazione con ECCO, si è svolto in Parlamento un confronto sul processo di revisione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) 

Il PNIEC che l’Italia – così come gli altri Stati membri dell’Unione europea – dovrà inviare a Bruxelles entro il 30 giugno 2023, rappresenta lo strumento chiave per la definizione di politiche e misure utili al raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030. Ovvero, la riduzione delle emissioni climalteranti e l’incremento dell’efficienza energetica e della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Il Piano sarà inoltre cruciale per determinare le politiche per lo sviluppo del Paese, come la sicurezza energetica e climatica, l’accesso all’energia a prezzi equi, la competitività del sistema produttivo, la riqualificazione del lavoro e il rilancio dell’occupazione. Il PNIEC dovrà inoltre essere il piano abilitante rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione contenuti nella Strategia di Lungo Termine, ovvero neutralità climatica (equilibrio tra emissioni e assorbimenti di gas serra) al 2050. Se il PNIEC non sarà sufficientemente ambizioso e concreto, l’Italia non sarà in grado di raggiungere i propri obiettivi di decarbonizzazione né al 2030 né nel lungo periodo, mettendo a repentaglio anche il raggiungimento dell’obiettivo comune e vincolante a livello europeo di neutralità climatica al 2050. 

Le strategie di definizione del PNIEC, così come le possibili conseguenze che esso potrà avere negli anni a venire, sono state ampiamente discusse durante l’incontro, che ha riunito esperti, parlamentari, rappresentanti delle istituzioni ed esponenti della società civile.  

Il Vicepresidente Sergio Costa ha aperto l’evento sottolineando l’importanza di un’ampia partecipazione nella stesura del Piano. Per fare questo ha esortato il Parlamento e i suoi membri ad andare oltre le divisioni politiche, assolvendo al proprio ruolo costituzionale di rappresentanza e confronto fra i vari portatori di interessi, sfruttando le opportunità di sviluppo e crescita economica che il Piano può portare. 

L’opportunità di rilancio dell’economia è stata anche l’elemento centrale dell’introduzione all’evento tenuta da Matteo Leonardi, co-fondatore e Direttore esecutivo politiche nazionali di ECCO. Leonardi ha sottolineato come il PNIEC sia davvero un piano che riguarda tutti, uno strumento di politica sociale e un fattore abilitante per politiche economiche, sociali e industriali che delineeranno il futuro dell’Italia. Per questo, secondo Leonardi, è fondamentale che durante la revisione in corso del PNIEC si prendano le distanze dagli interessi dell’industria fossile, che fino ad oggi hanno dettato le priorità dell’agenda energetica nazionale. 

 

Guarda il video dell’evento
“Il ruolo del Parlamento nel percorso di revisione del PNIEC “

 

Partecipazione e trasparenza per il nuovo PNIEC 

L’ampia portata del Piano e di conseguenza il necessario pieno coinvolgimento di tutti i settori della società emergono con evidenza anche nel recente rapporto di ECCO sulla revisione del PNIEC. Temi che ritroviamo come filo conduttore degli interventi del primo panel di esperti, moderati dal giornalista di Repubblica Luca Fraioli. 

Gilberto Dialuce, Presidente di ENEA, il primo a prendere la parola, ha sottolineato il ruolo cruciale della ricerca, degli enti pubblici e della pluralità di strumenti necessari per la transizione. Dialuce ha poi post l’accento sull’integrazione e la digitalizzazione dei sistemi, come chiave per abilitare la transizione.  

Marcella Mallen, Presidente di ASVIS, ha ribadito l’importanza di un Piano in grado di tener conto dell’impatto che nuove politiche sul clima possono avere dal punto di vista sociale. Mallen ha parlato della necessità di una trasformazione del nostro sistema economico per mitigare le disuguaglianze, ridurre la povertà ed evitare perdite occupazionali. La sfida del PNIEC”, secondo Mallen, è quella di far diventare l’economia non vittima ma protagonista di questo cambiamento.  

Concetti ripresi anche da Vittorio Cogliati Dezza, membro del Coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità, che definisce la crisi climatica una crisi globale, sistemica ma anche puntuale, ovvero i cui effetti sono fortemente differenziati sulla base dei territori e delle fasce di popolazione interessate. Secondo Cogliati Dezza è quindi necessario costruire politiche sociali che abbiano un ruolo proattivo nell’aiutare il ceto medio-basso.  

Un PNIEC efficace deve partire dal recepimento dei dati e dei messaggi messi a disposizione dalla comunità scientifica internazionale. Proprio poche ore prima dell’evento ha avuto luogo la pubblicazione del Sesto rapporto di valutazione (6th Assessment Report, AR6) dell’IPCC, che mette in evidenza la sempre più piccola finestra temporale entro la quale si può agire per evitare una catastrofe climatica. In quest’ottica, Francesco Bosello, Coordinatore analisi economiche e impatti climatici del CMCC, ha ricordato che fino al 2015 si pensava che i danni economici dovuti al clima si sarebbero verificati dopo il 2050, ma che in realtà essi stanno avvenendo più rapidamente: “lo conferma la comunità scientifica e lo vediamo nei nostri territori”. 

Bosello si è soffermato anche sui vantaggi dal punto di vista economico della transizione e delle azioni per contrastare i cambiamenti climatici. Ad esempio, il Fit For 55 europeo secondo potrebbe creare più di 300.000 posti di lavoro e portare una crescita economica sostanziale nei paesi che lo rispetteranno. Allo stesso tempo, Bosello ha evidenziato i costi dell’inazione, concludendo che parlare solo di gas non è lungimirante dal punto di vista della politica climatica. 

Anche Chiara Di Mambro, Responsabile politiche di decarbonizzazione di ECCO, si è concentrata sui cambiamenti nel sistema economico e sociale che devono affiancare energia e clima come obiettivi di un PNIEC efficace. Nello specifico, Di Mambro vede la decarbonizzazione del settore dell’elettricità come abilitante alla decarbonizzazione degli altri settori economici, dai trasporti fino all’industria e all’agricoltura, grazie alla quale si potrà superare un mondo in cui sviluppo e benessere sono strettamente determinati dall’utilizzo dei combustibili fossili. 

In chiusura della prima sessione, Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ha dichiarato che l’Italia è in ritardo sull’aggiornamento del Piano Nazionale Energia e Clima, ma che allo stesso tempo è fondamentale rivedere il piano in modo profondo per tenere conto delle nuove crisi e del nuovo indirizzo della politica industriale europea, attrezzandosi adeguatamente al fine di minimizzare i rischi nel raggiungimento degli obiettivi. Il ritardo nel processo di revisione potrebbe, a detta di Boschi, non deve impedire un processo di partecipazione e consultazione di tutte le realtà sociali interessate dal PNIEC. 

 

Il ruolo del Parlamento nella revisione del PNIEC

Tra le raccomandazioni che ECCO ha identificato nel suo rapporto sulla revisione del PNIEC figurano maggior coerenza e coordinamento delle politiche pubbliche rispetto agli obiettivi climatici, così come un ruolo attivo del Parlamento.  

Aprendo la seconda sessione, moderata dalla giornalista del TG1 Monia Venturini, il Presidente della Commissione Attività Produttive, On. Alberto Gusmeroli, ha posto l’accento sulla responsabilità della politica di non dover sbagliare, assicurandosi di proporre incentivi che premino comportamenti virtuosi per generare crescita e lavoro. 

Il Presidente della Commissione Ambiente, On. Mauro Rotelli, ha invece parlato del ruolo da protagonista della transizione che l’Italia può avere, specialmente attraverso una diplomazia climatica che può portare le economie del mondo verso il raggiungimento degli obiettivi climatici, tenendo tuttavia in considerazione tutte le componenti della società. In quest’ottica, Rotelli ritiene che il PNIEC, se interpretato con ruolo da protagonista, può essere un’occasione di rilancio per il Paese. 

L’On. Erica Mazzetti, membro della Commissione Ambiente, ha sottolineato la volontà del Parlamento di ascoltare tutte le proposte che verranno fatte, aprendo il confronto anche alle associazioni e movimenti giovanili, ampiamente presenti in Sala per l’evento.  

In chiusura, l’On. Chiara Braga della Commissione Ambiente ha ripreso il concetto della dimensione sociale, tanto citato dal primo panel di esperti, affermando che è necessario approcciarsi ad un processo di revisione del Piano energia e clima che tenga conto degli impatti sociali e delle sue ricadute, facendo in modo che il PNIEC non ruoti esclusivamente intorno alla questione energetica. Braga ha poi espresso dubbi riguardanti l’approccio con cui si è lavorato alla revisione del Piano negli ultimi mesi, spesso condizionato dalla volontà di dilazionare le decisioni e che rischia quindi di arrecare danni al sistema economico italiano. 

L’On. Sergio Costa, ripresa la parola per chiudere il confronto, ha fatto appello ad una rinnovata collaborazione che vede il territorio e la società come elementi centrali e nella quale la comunità scientifica svolgere un ruolo di sostegno alla scelta politica. Il Vicepresidente ha concluso lanciando una provocazione rivolta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, suggerendo di creare gli ‘Stati Generali per la revisione del PNIEC’. 

Questo evento, importante momento di confronto su uno dei temi più importanti che la politica si troverà ad affrontare nel corso dell’anno, ha rappresentato un punto di partenza per una coordinata azione sul clima da parte dell’Italia. Nei prossimi mesi ECCO seguirà da vicino il processo di revisione, con analisi, approfondimenti e proposte funzionali alla realizzazione di un Piano che possa portare concreti benefici nella vita di tutti i cittadini.  

 

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