Elezioni europee 2024

Elezioni europee: clima e energia nei programmi elettorali

A pochi giorni dalle elezioni europee abbiamo analizzato i programmi elettorali dei gruppi europei e dei partiti italiani, con particolare attenzione alle proposte su clima e energia. Ci siamo concentrati sul futuro del Green Deal e delle politiche energetiche e sul finanziamento della transizione, esaminando le politiche settoriali riferite ai trasporti, all’abitare e ai principali settori produttivi. L’analisi considera anche le politiche legate alla biodiversità e all’adattamento, così come la giusta transizione, il lavoro e la partecipazione dei cittadini. Infine, uno sguardo anche alle proposte di politica estera, perché non c’è tema più globale del clima.

Cosa propongono i gruppi politici europei e i partiti nazionali?

Ci siamo chiesti se i partiti italiani tengono conto dei loro gruppi europei di appartenenza. Le elezioni europee sono un unicum a livello mondiale e meritano un’analisi particolare: si votano i partiti nazionali che poi nel Parlamento europeo sceglieranno un gruppo politico (se tale gruppo acconsente) dove siedono deputati con la stessa visione politica. Una volta che si forma il Parlamento europeo, i partiti politici nazionali tendono a votare nella maggior parte dei casi compatti con il loro gruppo politico europeo di riferimento; per questo è importante analizzare anche le loro proposte politiche.

Al momento i gruppi politici europei sono 7,  a cui corrispondono i seguenti partiti italiani:

  • Partito Popolare Europeo (EPP)- centro destra- ne fa parte Forza Italia
  • Socialisti e Democratici (S&D)- centro sinistra- ne fa parte il Partito Democratico (PD)
  • Renew Europe- centro- ne fanno parte Azione e Stati Uniti d’Europa
  • Conservatori e Riformisti (ECR)- destra- ne fa parte Fratelli d’Italia
  • Identità e Democrazia (ID)- estrema destra- ne fa parte la Lega
  • Verdi (Greens/EFA)- verdi- ne fa parte l’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS)
  • La Sinistra (The Left)- Sinistra – qualora Alleanza Verdi Sinistra raggiungesse il 4% dei voti, un seggio di quelli ottenuti andrebbe a Sinistra Italiana e quindi nel gruppo europeo di The Left

Quindi, a titolo di esempio, votando Fratelli d’Italia si sceglie indirettamente il gruppo dei Conservatori, del quale fanno parte i polacchi di Diritto e Giustizia; scegliendo il Partito Democratico si aumenta il numero di europarlamentari dello stesso gruppo politico dei socialisti spagnoli di Pedro Sanchez.

Ci sono però alcune eccezioni. Il Movimento 5 Stelle, seppur abbia presentato un programma vicino alle tematiche verdi e sociali, non appartiene al momento a nessun gruppo politico europeo, anche se potrà unirsi a un gruppo dopo le elezioni. Il gruppo politico europeo The Left (la Sinistra) non ha un partito corrispondente in Italia tra quelli che, secondo i sondaggi, supereranno la soglia di sbarramento del 4%. Segnaliamo che il gruppo politico di cui fa parte la Lega (ID) non ha presentato un programma. Di conseguenza nell’analisi si trova solo il programma nazionale della Lega.

Leggi qui l’intera tabella di analisi dei programmi elettorali dei partiti italiani

Leggi qui l’intera tabella di analisi dei programmi elettorali dei partiti europei

 

ENERGIA

IL FUTURO DEL GREEN DEAL

Se nel campo della sinistra (The Left) e dei social democratici (S&D) si richiama all’ampliamento del Green Deal verso i temi sociali, chiedendo di anticipare il raggiungimento della neutralità climatica al 2040, il centro destra (PPE) pur attenendosi alla decisione UE di raggiungere la neutralità climatica al 2050 chiede di focalizzarsi sull’implementazione di quanto già approvato, senza ulteriori ambizioni. Più che al tema sociale, il Partito Popolare Europeo (PPE) propone di ampliare il Green Deal all’industria e alla competitività, invocando la neutralità tecnologica. Similmente anche i partiti di centro (Renew) chiedono di concentrarsi sul rendere operativo quanto già approvato. La destra conservatrice (ECR) non menziona nessun target di medio e lungo periodo e al contrario propone di rivedere alcuni obiettivi che considera “problematici” e di interrompere la stesura di nuove regolamentazioni finché non verrà implementato quanto approvato, anche in termini di fondi, nella precedente legislatura. Se escludiamo i conservatori, il consenso sul mantenimento di quanto ottenuto con la Commissione von der Leyen è trasversale alle forze politiche.

A livello nazionale, l’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) è allineata al programma dei verdi europei, a cui aggiunge la proposta di un nuovo pacchetto legislativo “Fit for 1.5”, inteso come il limite di temperatura da non superare per evitare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. Allineato anche il programma del PD al “Green Deal dal cuore rosso” proposto dai Socialisti europei. I partiti italiani di centro (Stati Uniti d’Europa e Azione) dettagliano maggiormente la loro visione di gradualità e ponderatezza degli obiettivi climatici rispetto al manifesto europeo di Renew. Il partito di Calenda, Azione, chiede ad esempio di rimandare gli obiettivi 2030 al 2035 e di non innalzare ulteriormente l’ambizione. Anche Forza Italia si distanzia dal suo gruppo europeo in merito al rispetto degli obiettivi climatici di lungo periodo, poiché ne chiede esplicitamente la revisione ma si allinea rispetto alla proposta del PPE di snellire la normativa europea – anche sul clima – secondo il principio “one in, two out” (per ogni nuova norma introdotta ne andrebbero eliminate due). Fratelli d’Italia dettaglia il programma dei conservatori europei, chiedendo che le politiche climatiche di definizione del mix energetico vengano decise a livello nazionale, così come il percorso su come raggiungere gli obiettivi. La Lega propone invece di rivedere completamente il Green Deal con un provvedimento omnibus per rendere “obiettivi e tempistiche realistici”. Il Movimento 5 Stelle, al contrario, chiede di rafforzare il Green Deal, garantendo all’UE competenza esclusiva per affrontare la crisi climatica e sostenendo l’obiettivo UE di neutralità climatica al 2050.

 

RINNOVABILI E RETI ELETTRICHE

Le rinnovabili non sono menzionate né dalla sinistra di The Left né dalla destra di ECR. Tutti gli altri gruppi politici europei sono concordi nell’aumentarne l’uso. I Verdi chiedono di raggiungere un sistema energetico completamente rinnovabile al 2040, mentre nessuno degli altri partiti propone obiettivi o date specifiche. In Italia, AVS propone come obiettivo un sistema elettrico completamente rinnovabile al 2040, in linea con i Verdi europei, mentre i 5 Stelle propongono di triplicare la capacità rinnovabile esistente entro il 2030 e trasformare l’Italia in un hub energetico delle rinnovabili a livello europeo. Gli altri partiti non menzionano obiettivi specifici, anche se si rileva un sostegno generico e trasversale alle comunità energetiche e ai sostegni alle famiglie che vogliono investire nelle rinnovabili. Si differenzia la Lega, che chiede di privilegiare le rinnovabili derivanti da idroelettrico, geotermico e biomassa rispetto a solare ed eolico, mentre l’unico programma che non menziona le rinnovabili è quello di Stati Uniti d’Europa. Per quanto riguarda le reti elettriche, sia a livello europeo che italiano, nei partiti che menzionano il tema ( AVS, M5S, PD, Azione, Forza Italia, FdI) possiamo evidenziare un consenso trasversale rispetto alla necessità di potenziare la rete e la sua flessibilità, aumentare le interconnessioni elettriche anche transfrontaliere. Rilevanza agli accumuli e alla questione del riciclo delle batterie viene data in Italia dal Movimento 5 Stelle, che chiede di supportarne il riuso e il riciclo. Il PD che propone progetti comuni europei e Fratelli d’Italia chiede più investimenti nei sistemi di accumulo di energia.

 

EFFICIENZA ENERGETICA

ECR, il gruppo europeo di Fratelli d’Italia, non menziona l’efficienza energetica nel suo programma, mentre tutti gli altri partiti propongono di aumentare l’efficientamento degli edifici per diminuire la povertà energetica o i costi in bolletta. Nessuno però menziona obiettivi specifici e tempistiche. In Italia invece Azione e Forza Italia si discostano dai gruppi europei di riferimento, chiedendo di rivedere la direttiva “Case Green”, (EPBD Energy Performance in Buildings Directive), perché ritengono che vada lasciato agli Stati membri definire gli obiettivi di ristrutturazione edilizia a seconda delle specificità nazionali. Azione aggiunge che i costi per l’Italia sono considerati insostenibili e propone di cancellare la previsione di obiettivi minimi delle prestazioni energetiche. Fratelli d’Italia e Lega sono ancora più radicali e chiedono rispettivamente di modificare drasticamente e di cancellare totalmente la Direttiva. Stati Uniti d’Europa non si esprime sul tema, mentre il centro sinistra e i verdi dichiarano il loro sostegno alle misure europee sull’efficienza energetica, accennando anche al tema della povertà energetica, senza però quantificare né l’ammontare dei fondi proposti né obiettivi specifici e tempistiche.

COMBUSTIBILI FOSSILI E NUCLEARE

Per quanto riguarda il mix energetico, al di là delle rinnovabili, sarà di fondamentale importanza per la politica energetica UE il posizionamento della nuova Commissione rispetto ai combustibili fossili e alle altre fonti energetiche da utilizzare. A livello di gruppi politici europei il centro destra del Partito Popolare Europeo e la Sinistra riconoscono la necessità di eliminare i combustibili fossili, mentre il centro di Renew parla di ridurne l’importazione. La destra di ECR e i Socialisti di S&D non si esprimono, mentre i Verdi sono gli unici a fornire delle date di riferimento per l’abbandono dei combustibili fossili: 2030 per il carbone, 2035 o massimo 2040 per il gas e il petrolio. In Italia, AVS rinforza il programma europeo con la previsione dello stop a nuove estrazioni di gas in tutto il territorio europeo. L’ abbandono delle fonti fossili è un grande assente dal programma del Movimento 5 Stelle, del PD, di Stati Uniti d’Europa, Azione e della Lega, mentre Forza Italia si discosta dal suo gruppo europeo per sostenere insieme a Fratelli d’Italia la necessità di valorizzare e favorire la produzione nazionale d’idrocarburi, sottolineando quanto gas e petrolio siano ancora importanti per il futuro. Forza Italia propone anche di rendere l’Italia l’hub del gas dell’UE.

Rispetto al nucleare osserviamo che gli investimenti in questo settore sono d’interesse solo del centro destra/destra (PPE/ECR). Il PPE parla in modo più velato di tecnologie a basse emissioni, di aumentare la ricerca nella fusione nucleare, mentre ECR invoca un approccio neutrale alle tecnologie che metta al centro l’energia nucleare. In Italia il tema è più controverso: AVS chiede di escludere la tecnologia nucleare dal Net Zero Industry Act e il Movimento 5 Stelle dalla tassonomia europea, il PD e Stati Uniti d’Europa non ne parlano. Azione, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega menzionano il loro sostegno al nucleare e alla ricerca in questo campo, seppur non dettagliano cosa questo comporti in termini di normativa europea né quantifichino i fondi da destinarvi.

L’idrogeno rientra nei programmi dei gruppi politici europei solo dei Verdi e del PPE con visione diametralmente opposte: i Verdi lo considerano una ultima opzione rispetto all’elettrificazione, evidenziandone anche i rischi, mentre il PPE propone di aumentarne la produzione senza esplicitare la provenienza (idrogeno verde, da rinnovabili, grigio, da gas, blu, da CCS).  In Italia tutti i partiti esprimono il loro sostegno verso questo vettore energetico, ad eccezione di AVS che chiede di escluderlo dal Net Zero Industry Act. Per quanto riguarda la Carbon Capture and Storage (CCS), AVS e M5S sono contrari a finanziare questa tecnologia, mentre a destra solo Forza Italia menziona esplicitamente di creare una filiera per la CCS.

FINANZIAMENTO DELLA TRANSIZIONE

Dall’analisi dei programmi elettorali europei emergono divergenze significative nelle proposte di strategie di finanziamento della transizione. Solo i Verdi e la Sinistra riconoscono pienamente la necessità di un intervento pubblico massiccio, proponendo la revisione del Patto di Stabilità e Crescita e la creazione di nuovi fondi per sostenere la transizione: The Left propone, infatti, un nuovo Fondo UE per i Servizi Pubblici finanziato dalla BCE a tassi molto vantaggiosi, mentre i Verdi suggeriscono un Fondo Verde e Sociale per la Giusta Transizione, finanziato con debito comune UE e pari ad almeno l’1% del GDP annuale (leggi la proposta ECCO per un Fondo Sovrano europeo per la transizione). Di visione diametralmente opposta è ECR, che insiste su una spesa oculata senza nuove risorse proprie UE, promuovendo una gestione rigida del budget. Strategia che rischia di limitare la capacità di investire nella transizione verde.

EPP e Renew, d’altro canto, puntano principalmente sulla mobilitazione di capitali privati, sottolineando il necessario completamento dell’Unione dei Mercati dei Capitali e l’Unione Bancaria, lavorando per eliminare le barriere all’investimento green. Questo approccio, però, senza la richiesta di adozione di piani di transizione da parte degli attori del mercato e senza un robusto piano di incentivazione pubblico, rischia di dipendere troppo dalla volontà del settore privato di investire in sostenibilità. Solamente la sinistra e il centro sinistra propongono delle misure concrete che mirano a creare un sistema fiscale che premi la sostenibilità e penalizzi l’inquinamento, proponendo la tassazione degli extra profitti delle aziende energetiche, l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi (proposta dai Verdi), l’estensione del CBAM e l’abolizione delle quote gratuite ETS.

I programmi italiani rispecchiano quelli dei gruppi politici europei su questo tema, anche se sono abbastanza trasversali nel rendere permanente il PNRR e nella proposta di mettere in comune il debito, anche se nei partiti di centro destra non sembra che questi fondi verrebbero indirizzati alla transizione energetica.

Solo AVS e M5S propongono di eliminare i Sussidi Ambientalmente Dannosi e di tassare gli extraprofitti energetici. Segnaliamo però differenze sostanziali di vedute sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) che dopo un difficile iter di approvazione chiede alle grandi aziende europee di istituire piano di decarbonizzazione e prevede un controllo del rispetto degli standard ambientali lungo tutta la catena del valore. Se AVS chiede di rafforzarla, Fratelli d’Italia e Lega chiedono di rivederla. Da sottolineare la proposta di AVS e M5S di rendere la Banca Europea degli Investimenti (BEI) una vera e propria “banca del clima” per realizzare una politica industriale green europea.

TRASPORTI

La decarbonizzazione del settore dei trasporti è una delle più grandi sfide dei prossimi anni. Infatti, a livello UE le emissioni sono addirittura aumentate rispetto al 1990. Il trasporto pubblico sembra interessare solo i Verdi europei e i partiti di centro sinistra (S&D e The Left), che richiedono incentivi al trasporto locale e al network ferroviario. In Italia invece osserviamo che il tema del trasporto locale viene affrontato da AVS, M5S e Fratelli d’Italia. Tuttavia, se Fratelli d’Italia si limita a proporre di investire nella mobilità urbana sostenibile e nella decarbonizzazione delle diverse modalità di trasporto, il M5S e AVS propongono misure dettagliate per potenziare il trasporto pubblico multimodale e collettivo. AVS chiede di contrastare la “mobility poverty” anche attraverso biglietti gratuiti per gli under 30 e over 65, proponendo anche di vietare i voli interni all’UE qualora esistano alternative sostenibili. Rispetto ai trasporti privati, menzionati in tutti i programmi, ci sono visioni molto lontane, con i verdi e la sinistra (AVS) che chiedono di vietare i jet privati e prevedono misure per incentivare l’elettrico, mentre il centro destra e ECR vogliono più tecnologie che partano dal consolidamento dei motori a combustione interna.

 

INDUSTRIA ED ECONOMIA CIRCOLARE

Per quanto riguarda le politiche industriali, il centro destra del PPE propone di focalizzarsi sui settori strategici per l’economia e la grande industria, anche se non specifica quali siano questi settori e che benefici si possano avere in termini di mitigazione del cambiamento climatico. Sia PPE che S&D propongono un piano “Made in Europe” per rafforzare la produzione europea. Renew e il PPE s’impegnano ad investire di più sulle tecnologie chiave per la decarbonizzazione, ma non specificano quali siano, lasciando così aperta la porta al concetto di neutralità tecnologica che lascia spazio a politiche che ignorano la transizione energetica. I gruppi politici di centro sinistra europei sono invece ancora più vaghi rispetto al concetto di politica industriale. Tuttavia, si evidenzia un impegno pressoché trasversale per mettere al centro l’economia circolare, per esempio, attraverso l’adozione di standard comuni e la riduzione delle risorse da utilizzare nei processi produttivi. I Verdi, il centro sinistra e il centro destra menzionano tutti nei loro programmi l’impegno contro l’inquinamento da microplastiche e PFAS.

A livello nazionale, i partiti di destra (Fratelli d’Italia e Lega) chiedono rispettivamente di ridurre la normativa anche ambientale (principio di “one in two out”), di rimuovere i vincoli ambientali per l’industria e di rivedere la transizione per ridurre la necessità di materiali critici. Invece Azione propone il sostegno alle filiere green, mentre PD e Movimento 5 Stelle sostengono che la politica industriale debba sostenere le imprese e aiutarle nel processo di decarbonizzazione, che non solo non viene messo in discussione, ma deve anche essere incentivato da investimenti e strategie di lungo periodo. Le misure sull’economia circolare sono previste da diverse forze politiche (AVS, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia) mentre lo stesso non si può dire per la riduzione dell’inquinamento da plastica e del settore chimico, di cui si occupano solo AVS e il Movimento 5 Stelle.

Molta più attenzione è dedicata all’agricoltura. Probabilmente anche a seguito delle ‘proteste dei trattori’, tutti i gruppi politici europei si esprimono sulla politica agricola comune (PAC). C’è consenso assoluto sulla necessità di riforma della PAC: nel centro sinistra si osserva più attenzione ai piccoli agricoltori e all’agricoltura sostenibile, mentre a destra si spinge per maggiori investimenti nell’innovazione tecnologica, anche se ECR chiede esplicitamente di rifiutare l’ideologia green in agricoltura. È trasversale invece l’idea di proteggere il settore europeo. In Italia, mentre Fratelli d’Italia è su posizioni meno nette rispetto al suo gruppo politico europeo, è la Lega a chiedere di cancellare gli obiettivi del Green Deal per l’agricoltura e di proteggere l’uso di pesticidi. Azione chiede di rivedere gli obiettivi ambientali nel settore agricolo, mentre una visione opposta hanno il centro sinistra e il Movimento 5 Stelle che chiedono di ridurre l’uso dei pesticidi e di promuovere l’agricoltura eco-compatibile. Trasversale anche in Italia la necessità di proteggere gli agricoltori dalla concorrenza sleale.

PARTECIPAZIONE, LAVORO E GIUSTA TRANSIZIONE

La partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche UE viene considerata un elemento chiave dalla sinistra (The left), dai Verdi e dai partiti di centro, che chiedono un maggior coinvolgimento delle persone; il centro destra dell’EPP invece focalizza l’attenzione sul considerare maggiormente gli enti locali e regionali nei processi decisionali. In Italia su questo tema solo Movimento 5 Stelle, PD e Lega sviluppano proposte concrete, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione dei cittadini. Tutte le forze politiche chiedono che siano coinvolte di più le amministrazioni locali nel processo decisionale europeo, mentre solo il Movimento 5 Stelle propone esplicitamente un sistema di governance multilivello.

Nei programmi dei gruppi politici europei, la destra conservatrice di ECR non menziona le politiche per il lavoro, il centro destra si focalizza su un piano d’investimenti generalizzato a tutti i settori, mentre tutti gli altri gruppi (The Left, Verdi, S&D e Renew) collegano in maniera esplicita il tema del lavoro alle politiche per la transizione verde, menzionando anche la necessità di percorsi di formazione specializzati. I Verdi, in particolare, propongono di creare 2 milioni di posti di lavoro nel medio periodo e 10 milioni nel lungo, costruendo infrastrutture verdi e investendo nei servizi pubblici, pur rimanendo vaghi rispetto alle tempistiche. In Italia si assiste alla stessa differenziazione dei programmi europei: AVS propone una direttiva sulla transizione giusta sul piano occupazionale e la riqualificazione dei lavoratori verso lavori sostenibili. Dello stesso avviso il PD che inoltre, similmente al M5S, chiede la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Gli altri partiti di centro, centro destra e destra non legano esplicitamente la questione climatica a quella del lavoro. I partiti di centro e Forza Italia chiedono di integrare maggiormente il mercato del lavoro europeo, anche prevedendo un sussidio di disoccupazione europeo (Stati Uniti d’Europa e Azione).

BIODIVERSITÀ  E ADATTAMENTO

L’adattamento è il grande assente dai programmi elettorali, evidenza che stride con i disastri climatici ormai sempre più impattanti. È infatti il gruppo europeo dei Verdi l’unico a prevedere una Legge europea sull’adattamento e nuovi fondi per far fronte ai disastri naturali e ai conseguenti danni economici (anche se non ne quantifica l’ammontare). Allo stesso modo sempre i Verdi, insieme all’S&D, danno notevole importanza alle politiche di gestione delle risorse idriche di tutela della biodiversità. Il centro e la destra conservatrice sostengono invece la necessità di lasciare le politiche per l’acqua e la gestione degli ecosistemi agli Stati membri.

In Italia si nota come per Lega e Stati Uniti d’Europa la biodiversità, l’adattamento agli eventi climatici estremi e la gestione delle risorse idriche non rientrino nei programmi. Al contrario M5S e AVS propongono sia Fondi che legislazioni dedicate al tema; il PD ipotizza la creazione di un’agenzia UE per l’adattamento e il contrasto al dissesto idrogeologico e il tema è affrontato anche da Forza Italia, che chiede un quadro europeo per prevenire i disastri naturali e Fratelli d’Italia che vorrebbe finanziare con il bilancio europeo interventi per la messa in sicurezza del territorio. Sulla gestione delle risorse idriche e la biodiversità si nota come i partiti nazionali seguano i loro gruppi politici europei. Il Movimento 5 Stelle è pienamente favorevole sia a rafforzare la gestione delle risorse idriche a livello europeo che a promuovere  strategie per la biodiversità.

POLITICA ESTERA PER IL CLIMA

Tutti i gruppi politici europei si esprimono rispetto al commercio internazionale. Ai due estremi dello spettro politico notiamo il rifiuto di The Left degli accordi di libero scambio anche sul clima, a cui fa da contraltare il totale sostegno della destra. Le forze verdi e di centro sinistra/centro menzionano esplicitamente gli impegni ambientali, gli SDGs e l’allineare la politica commerciale al Green Deal, il centro destra e la destra enfatizzano il commercio internazionale nell’ottica dell’approvvigionamento di materiali critici. In Italia il tema è affrontato in modo più vago: AVS e il M5S chiedono di rivedere l’accordo con il Mercosur, mentre Azione propone di rilanciare l’accordo con gli Stati Uniti. Al di là di queste menzioni si fatica a intravedere una visione organica rispetto al tema del commercio.

Più in generale, la politica estera UE s’indirizza verso diverse aree geografiche. In un mondo interconnesso in cui cresce l’instabilità geopolitica e in cui è necessario affrontare simultaneamente molteplici crisi, l’azione climatica esterna può condizionare le politiche interne dell’Unione in senso positivo, diminuendo la necessità di politiche di mitigazione. A livello di gruppi politici europei, le politiche climatiche UE per il Mediterraneo del sud, il Medioriente e l’Africa sono menzionati vagamente da S&D, che chiede di costruire una forte partnership euro-mediterranea e per l’Africa. Il PPE menziona una strategia a lungo termine, mentre The Left inquadra l’azione climatica esterna come deterrente all’acuirsi del fenomeno migratorio. In Italia solo il PD menziona vagamente il Mediterraneo nel contesto energetico. Diversamente, l’Africa è al centro del capitolo di politica estera di molti partiti italiani: il PD chiede l’istituzione di un Green Deal per e con l’Africa, mentre Azione dettaglia diverse misure in ambito di cooperazione sui cambiamenti climatici. Fratelli d’Italia e Forza Italia difendono il modello del Piano Mattei. Il M5S chiede di cancellare il debito estero dei Paesi africani, ma non sono chiari i risvolti in termini di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

Per PPE, S&D, Verdi e ECR risulta chiave la relazione con la Cina, vista principalmente come un rischio verso cui serve delineare una politica comune europea che ribilanci le relazioni, mantenendo i canali di cooperazione. In Italia, la politica UE verso la Cina viene menzionata, seppur in modo vago, da M5S, Stati Uniti d’Europa, Forza Italia e Lega. Le relazioni transatlantiche sono menzionate nel senso di un rafforzamento dei negoziati sulla politica industriale a livello europeo da S&D e Renew, mentre in Italia solo Stati Uniti d’Europa e Azione ne fanno menzione esplicita. Rispetto al Latino America non si segnalano proposte specifiche di politica estera climatica al di là di quelle commerciali, nella cornice del Mercosur.

NOTA METODOLOGICA

Sono state escluse da questa analisi le tematiche della difesa e della risposta alle guerre in corso, l’intelligenza artificiale e le proposte sui diritti civili. Seppur estremamente rilevanti, abbiamo preferito concentrarci sulle politiche strettamente legate alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Per l’analisi dei partiti italiani ci siamo concentrati sugli otto partiti che secondo gli ultimi sondaggi supereranno la soglia di sbarramento del 4%.

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Foto di Element5 Digital e Canva

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