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Vertice G20: quale ruolo per il clima?

Sabato 9 e domenica 10 settembre i leader dei Paesi del G20 si riuniranno a Nuova Delhi, in India. I Capi di Stato e di Governo riusciranno ad essere maggiormente ambiziosi dei loro Ministri, che negli incontri dedicati di luglio non sono riusciti a trovare nuovi accordi per azioni più stringenti che limitino il surriscaldamento medio globale entro 1,5°C?

Il G20 dà il via ad una serie di appuntamenti diplomatici cruciali per il raggiungimento di risultati importanti alla COP28 di Dubai. Il primo sarà la 78° Assemblea Generale delle Nazioni Unite che prenderà il via il 12 settembre a New York e in includerà un Vertice per l’ambizione climatica il 20 settembre. A seguire ci saranno le riunioni annuali di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale (9-15 ottobre, Marrakesh) e il Vertice per la cooperazione economica Asia-Pacifico APEC (12-18 novembre).

I membri del G20 sono responsabili di oltre tre quarti delle emissioni globali e, pertanto, hanno la responsabilità collettiva di chiudere il divario tra le emissioni attuali e la riduzione necessaria per la sicurezza climatica globale. Nonostante le fratture geopolitiche degli ultimi mesi, tra queste la scelta del Presidente cinese Xi Jinping di disertare il Vertice e l’allargamento del gruppo dei paesi BRICS, il G20 rimane una cartina di tornasole importante per misurare la volontà degli attori internazionali di affrontare insieme le sfide globali più urgenti. Anche la dichiarazione finale dei BRICS riconosce infatti “l’importanza che il G20 continui a svolgere il ruolo di principale forum multilaterale nel campo della cooperazione economica e finanziaria internazionale […] dove le principali economie cercano congiuntamente soluzioni alle sfide globali.” L’assenza del Presidente cinese può diventare più un rischio per la Cina stessa di isolamento e di capacità di influenza sull’agenda globale. Detto questo la Cina sarà comunque rappresentata dal Primo Ministro Li Keqiang e ogni decisione finale passerà dal vaglio del Presidente. Attesa inoltre la possibile entrata nel club dei 20 dell’Unione Africana, segnale importante di apertura e inclusione e successo del Presidente Modi.

In seguito alla pandemia da Covid-19, il G20 ha compiuto importanti progressi, fornendo slancio anche all’agenda climatica con l’ultima dichiarazione ministeriale congiunta firmata nel luglio del 2021 sotto Presidenza italiana. La richiesta del Presidente Mario Draghi al Vertice G20 di ottobre 2021 di maggiori risorse finanziarie per affrontare il cambiamento climatico favorì importanti avanzamenti alla COP26 di Glasgow.

Il rischio oggi è che scarsa ambizione su questo fronte rischia di essere un segnale preoccupante a pochi mesi dalla COP28. Gli Emirati Arabi Uniti, che ospiteranno la COP28, sono stati invitati a partecipare al Vertice in qualità di ospiti e potranno spingere i Paesi del G20 a lavorare insieme su un avanzamento dell’agenda climatica. In cima all’agenda ci sarà l’uscita dai combustibili fossili, l’incremento di rinnovabili ed efficienza energetica e l’incremento dei finanziamenti per il clima.

Sarà necessario colmare le lacune – registrate nel vertice dei ministri energia e clima di luglio – per la costruzione di un percorso contrassegnato da azioni concrete per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C. In questo contesto, evitare passi indietro rispetto al Comunicato di Bali dello scorso anno sarà di per sé già da considerarsi un buon risultato.

I miglioramenti auspicati includono:

  • impegni per la riduzione delle emissioni, riconoscendo l’incompatibilità tra la dipendenza dai combustibili fossili e l’obiettivo di 1,5°C;
  • il rispetto degli impegni finanziari esistenti e fornire un maggiore sostegno all’azione per l’adattamento e le perdite e i danni nell’agenda della COP;
  • la garanzia che l’azione per il clima sia intrapresa in modo giusto, equo e inclusivo.

Per quanto riguarda le emissioni, sarà necessario:

  • rafforzare e chiarire l’obiettivo G20 attraverso l’impegno a raggiungere emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050, in linea con gli sforzi per contenere 1,5°C;
  • puntare a un’eliminazione graduale del carbone di tutti i paesi, oltre all’avvio concreto di un processo in grado di garantire un’eliminazione rapida ed equa di tutti i combustibili fossili;
  • impegnarsi a triplicare la capacità delle energie rinnovabili e a raddoppiare gli obiettivi di efficienza energetica;
  • fissare il 2030 come termine per l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, che nel 2022 hanno raggiunto i 7 mila miliardi di dollari (7,1% del PIL globale) e per l’Italia 62 miliardi di dollari (2,8% del PIL nazionale) secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale

Da punto di vista finanziario, sarà fondamentale un impegno forte verso la trasformazione dei finanziamenti per il clima, al fine di consentire ai Paesi in via di sviluppo di realizzare gli investimenti necessari per la transizione climatica. Un impegno che dovrebbe essere sull’onda dei vari vertici – Vertice per un nuovo patto finanziario, Vertice sul clima in Africa (4-6 settembre), Vertice “Finance in Common” (4-6 settembre) e sul rapporto del Gruppo di esperti indipendenti del G20 – e sulla volontà espressa alla COP27 di Sharm El-Sheikh di riforma delle Banche Multilaterali di Sviluppo. Il tema della finanza è di particolare rilievo per i paesi più poveri, la maggior parte dei quali si trova in Africa. Durante il Summit africano sul clima svoltosi a Nairobi è emerso come la principale criticità di questi paesi, gravati da un debito pubblico spesso insostenibile, sia proprio la difficoltà di accesso al credito necessario al finanziamento del proprio sviluppo e alla lotta al cambiamento climatico.

I Paesi del G20 dovranno inoltre riconoscere che la crisi climatica sta aggravando le perdite e i danni sia nei paesi più fragili che in quelli sviluppati e che sarà necessaria un’azione urgente per farvi fronte.

L’Italia quest’anno giocherà un ruolo importante. Già ospite d’onore ai prestigiosi dialoghi di Raisina, il forum indiano di geopolitica più importante, la Presidente Meloni potrà sfruttare la relazione con il Presidente Modi per avanzare il dialogo tra il Nord e il Sud globale anche in vista della Presidente italiana del G7 nel 2024. Un’agenda climatica ambiziosa, che oggi si gioca su scelte finanziarie, economiche e tecnologiche precise e mirate, sarà determinante per la credibilità dell’Italia e per costruire il tessuto produttivo e occupazionale compatibile con i nuovi mercati globali a zero emissioni.

Foto da https://www.g20.org/en/

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