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Finanza per il clima: come sono andati gli Spring Meetings della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale?

Tra il 17 e il 19 aprile, durante gli Spring Meetings, i ministri delle finanze, i governatori delle banche centrali e i rappresentanti delle organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo si sono riuniti a Washington, DC per discutere lo stato dell’economia globale e delle riforme dell’architettura finanziaria internazionale. 

La settimana è iniziata con una riconferma dello status quo, con il Fondo Monetario Internazionale che ha confermato Kristalina Georgieva al suo vertice, mantenendo il tacito accordo tra le potenze transatlantiche secondo cui la Banca Mondiale è guidata da uno statunitense e il FMI da una europea, escludendo di fatto ancora una volta il resto del mondo dalla leadership delle principali istituzioni finanziarie internazionali. 

Più in generale, la settimana è stata caratterizzata da modesti progressi e da qualche dichiarazione di intenti, ma sono mancati impegni ambiziosi per affrontare seriamente le sfide globali.  

I pagamenti del debito hanno raggiunto livelli storici, mettendo a rischio gli investimenti nello sviluppo e nelle iniziative per il clima. 

I Paesi in via di sviluppo si trovano in una situazione particolarmente grave. La Banca Mondiale e il FMI, con il sostegno dei leader del G7 e del G20, potrebbero fare molto di più per supportare queste economie. La disuguaglianza è già alta o in crescita nel 60% dei Paesi a basso e medio reddito e il costo del debito verso creditori esterni ha raggiunto livelli record. In media, i Paesi a basso reddito dedicano il 14% delle loro entrate fiscali ai pagamenti del servizio del debito estero, più di quanto spendano per la salute e l’istruzione. 

Il debito rappresenta una minaccia significativa per l’azione climatica. I Paesi emergenti si trovano di fronte un dilemma: investire in debito o nello sviluppo sostenibile e nella costruzione della resilienza? Il Vulnerable Climate Forum (V20), un gruppo di 68 nazioni più vulnerabili agli impatti climatici, che rappresenta 1,7 miliardi di persone, ha avvertito che questi Paesi hanno perso 525 miliardi di dollari solo negli ultimi 20 anni a causa dei cambiamenti climatici. Ci si aspetta inoltre che quest’anno il servizio del debito esterno aumenterà del 55% rispetto al 2019, passando da 78,6 (2019) a 122,1 miliardi di dollari. La ricerca mostra che almeno 47 paesi in via di sviluppo affronteranno oneri di debito insostenibili se aumenteranno i loro investimenti ai livelli necessari per raggiungere gli obiettivi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e dell’Accordo di Parigi. 

In occasione di questi Spring Meetings, la Tavola Rotonda sul Debito Pubblico Globale del Fondo Monetario Internazionale, che riunisce Paesi debitori e creditori, ha pubblicato il suo secondo rapporto, evidenziando alcuni progressi verso una comprensione condivisa della comparabilità del trattamento del debito e delle procedure di scadenze e condivisione delle informazioni. Tuttavia, il Capo Economista della Banca Mondiale e le organizzazioni della società civile hanno continuato a sottolineare l’incapacità del Quadro Comune sul Debito concordato dai Paesi del G20 nel 2021 per garantire una rapida ristrutturazione delle situazioni debitorie complesse e hanno chiesto una revisione fondamentale della metodologia usata dal FMI per valutare la  sostenibilità del debito e una revisione del suo Fondo Fiduciario per la Resilienza e la Sostenibilità, lanciato nel 2021 durante la Presidenza Italiana del G20, come condizioni minime per garantire che l’architettura finanziaria internazionale sia adeguata ad affrontare le sfide incrociate tra debito e cambiamenti climatici. 

Sempre a Washington, la scorsa settimana si è tenuta la prima riunione dell’Expert Review su Debito, Natura e Clima, guidata da Vera Songwe, ex Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite, e da Moritz Kraemer, Capo Economista presso LBBW. Il Gruppo di esperti sta esplorando strumenti innovativi quali i ‘debt for nature/climate swaps’, obbligazioni legate alla sostenibilità e possibili miglioramenti alla metodologia di analisi della sostenibilità del debito del FMI. 

I Paesi donatori dovranno essere in grado di superare la soglia dei 100 miliardi di dollari per finanziare l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (IDA) della Banca Mondiale, in un contesto caratterizzato da flussi finanziari netti verso i Paesi in via di sviluppo che diventano negativi. 

Infatti, i trasferimenti finanziari netti globali verso i Paesi in via di sviluppo sono scesi al livello più basso dalla crisi finanziaria globale del 2008, arrivando a 51 miliardi di dollari. Questo perché l’aumento dei pagamenti del debito in uscita dai Paesi in via di sviluppo è stato accompagnato da una diminuzione degli investimenti privati e degli aiuti finanziari. 

Naturalmente, a soffrire maggiormente sono i Paesi con economie più deboli: dati recenti mostrano che un paese su tre tra quelli ammessi a ricevere finanziamenti agevolati sotto l’IDA è oggi più povero di quanto non fosse prima dell’inizio della pandemia. Essendo la principale fonte di finanziamenti agevolati e a fondo perduto, l’IDA rappresenta quindi un’ancora di salvezza per molti Paesi, soprattutto con altre fonti di finanziamento in calo. 

Alla fine dello scorso anno, il Presidente della Banca Mondiale Ajay Banga ha esortato i donatori a fare un rifinanziamento record in occasione di IDA21, superando i 93 miliardi di dollari raggiunti nel ciclo precedente e puntando a raggiungere almeno i 100 miliardi di dollari. Mentre l’intero pacchetto finanziario di IDA21 sta ancora prendendo forma, con i donatori impegnati nelle prime fasi di negoziazione, la dichiarazione dei ministri delle finanze G7 durante gli incontri primaverili non è riuscita a fornire le rassicurazioni necessarie per rispondere all’ambizioso appello di Banga. Pur esprimendo sostegno per un robusto rifinanziamento di IDA21, non c’è stato alcun impegno concreto congiunto a sostegno delle crescenti esigenze di finanziamento. 

Progressi nell’Evolution Roadmap della Banca Mondiale e nell’Agenda per le riforme delle Banche Multilaterali di Sviluppo (BMS): nuovi impegni finanziari e progressi sulla governance del capitale richiamabile 

Sono stati compiuti alcuni progressi nelle riforme necessarie per aumentare la capacità di spesa delle BMS, compresa la Banca Mondiale. Come parte dell’agenda di riforma degli Indicatori di Adeguatezza Patrimoniale (Capital Adequacy Frameworks o CAF), la Banca Mondiale e altre BMS hanno pubblicato rapporti che esaminano le procedure e la governance del capitale richiamabile posto a garanzia dagli azionari con l’obiettivo di aiutare le agenzie di rating a valutarne meglio il valore, per espandere in ultima analisi la loro capacità finanziaria. Gli azionisti delle BMS hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che dimostra il loro sostegno all’uso del capitale richiamabile da parte delle BMS. 

Inoltre la Banca Mondiale ha ottenuto nuovi impegni finanziari dalla maggior parte dei Paesi del G7 (inclusa l’Italia) a sostegno dell’attuazione della sua Evolution Roadmap,  tra cui impegni per 11 miliardi di dollari per la Piattaforma di Garanzia del Portafoglio, il meccanismo di capitale ibrido e il nuovo Fondo per un Pianeta Vivibile, che permetterà di espandere i prestiti della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD) di circa 68 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Questi investimenti sono destinati a migliorare la cooperazione nell’affrontare le sfide globali e sono in linea con l’impegno della Banca Mondiale a dedicare il 45% dei sui finanziamenti annuali a progetti legati al clima entro il 2025 e il suo quadro di riferimento “più grande, migliore e più audace“, che tuttavia è già sotto esame per la sua eccessiva enfasi sullo sviluppo guidato dal settore privato e per il suo continuo sostegno indiretto ai progetti sui combustibili fossili. 

La Banca Mondiale, in collaborazione con la Banca Africana di Sviluppo, ha anche lanciato una nuova iniziativa per garantire l’accesso all’elettricità per almeno 300 milioni di persone in Africa entro il 2030. 

Cresce l’interesse per le nuove proposte di tassazione internazionale 

Cresce l’interesse per strumenti innovativi di tassazione internazionale della ricchezza, sui combustibili fossili e sulle attività inquinanti, che potrebbero generare nuovi e sostanziali finanziamenti pubblici per gli investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi di sviluppo e climatici. 

L’ambiziosa proposta del Brasile di implementare una tassa globale sui super-ricchi ha ottenuto notevole impulso durante le discussioni del G20, ricevendo il sostegno dal ministro delle Finanze francese Bruno LeMair, dalla direttrice generale del FMI Kristalina Georgieva e di due premi Nobel: Joseph Stiglitz e Esther Duflo. Il ministro delle Finanze Fernando Haddad ha sottolineato l’impegno del Brasile a costruire un consenso internazionale sulla tassazione del patrimonio, in collaborazione con i ministri delle finanze del G20 verso una dichiarazione congiunta a luglio. Questa mossa sottolinea un crescente riconoscimento da parte dei politici che l’evasione fiscale non è inevitabile, ma è una scelta politica, come evidenziato nell’ultimo Rapporto Globale sull’Evasione Fiscale. 

Si è svolta inoltre la prima riunione ufficiale del nuovo Gruppo di Lavoro Internazionale sulla Tassazione, co-presieduto da Kenya, Barbados e Francia, confermando la volontà di sviluppare proposte concrete per l’attuazione di misure fiscali internazionali legate al clima alla COP30 nel 2025. 

In conclusione, l’evoluzione del panorama economico globale e la drammatica situazione in cui versano molti Paesi vulnerabili rendono più che mai urgenti le riforme dell’architettura finanziaria internazionale. Sebbene la Banca Mondiale, il FMI, il G7 e il G20 abbiano compiuto alcuni passi per generare i finanziamenti necessari per affrontare le pressanti sfide globali, rimane la necessità di approcci più coraggiosi, completi e innovativi per un futuro prospero, resiliente e sostenibile per tutti e per una governance economica globale più giusta. Il G7 del 2024 sotto la Presidenza Italiana, i cui membri rappresentano quasi il 40% delle quote di voto della Banca Mondiale, può iniziare ad affrontare alcune di queste carenze attraverso la Ministeriale Finanze del G7 del 23-25 maggio e il Vertice dei Capi di Stato e di Governo del G7 del 13-15 giugno. Una politica più audace e una progettazione di politiche più intelligenti sono ingredienti necessari per un cambio di passo che creerebbe le condizioni per un pianeta più pacifico e prospero. 

Foto di World Bank / Simone D. McCourtie – https://www.worldbank.org

 

Scritto da Eleonora Cogo e Chiara Mariotti

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