PNIEC

Piano energia e clima (PNIEC): considerazioni preliminari

La mancata pubblicazione del testo completo inviato dal Governo a Bruxelles il 30 giugno, non permette una piena valutazione dell’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), consentendo solo alcune considerazioni preliminari.

Oltre alla nota stampa, apparsa sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica venerdì 30 giugno, tramite alcune testate specializzate è stato divulgato il testo di un executive summary del documento inviato a Bruxelles.  

 Da questo documento si possono trarre alcuni spunti di valutazione, che dovranno essere verificati e approfonditi con il testo definitivo.  

 

PNIEC: considerazioni preliminari

Il primo dato è la modifica di approccio rispetto al PNIEC 2019, in particolare rispetto al suo “eccessivo ottimismo circa la possibilità di raggiungere gli obiettivi, all’incompleta attuazione delle misure previste e al mutato contesto (pandemia, ripresa economica, guerra)”. Questo, probabilmente, sulla base delle ultime proiezioni ISPRA, secondo cui l’Italia è ben oltre i livelli emissivi consentiti già per il 2021 per quasi 11MtCO2eq, e le emissioni nei settori cruciali del civile e dei trasporti non hanno registrato sostanziali riduzioni dal 1990 ad oggi. Un cambio di approccio che valutiamo positivamente perché mostra una valutazione delle politiche attuate e previste nel precedente PNIEC e la volontà di una revisione. Le politiche per l’energia e il clima possono solo beneficiare da un meccanismo di monitoraggio, valutazione e miglioramento continui.  

Le premesse dell’executive summary lasciano, quindi, intravedere la volontà di indirizzare in maniera decisa le politiche verso la direzione della decarbonizzazione. Il Governo infatti ‘condivide pienamente l’orientamento comunitario teso a rafforzare l’impegno per la decarbonizzazione dei sistemi energetici ed economici europei, e a portare l’Europa ad essere la prima area regionale ad avere una dimensione sociale, economica e produttiva totalmente ad emissioni nette nulle’.  

 

Tuttavia, emergono elementi apparentemente contraddittori che solo la lettura del testo completo potrà chiarire:  

  • Per quanto riguarda l’energia, ad esempio, si punta ad un netto incremento della produzione rinnovabile, benché non si chiarisca come questo sia in linea con il percorso verso la sostanziale decarbonizzazione del sistema elettrico al 2035, impegno preso dall’Italia in ambito G7. Emerge che l’incremento delle rinnovabili nel sistema elettrico del 65% è ancora lontano da valori adeguati agli impegni presi dall’Italia, che secondo le nostre elaborazioni dovrebbe attestarsi al 76%.  
  • Si ribadisce il ruolo del gas come “essenziale per sostenere la coerenza tra lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e la copertura della domanda specialmente durante i periodi di picco di domanda”, senza un confronto con le possibili alternative di gestione dei picchi di domanda o della sicurezza del sistema elettrico, come la demand response. Più in generale, probabilmente per la brevità della sintesi, non si accenna ad una più ampia visione che permetta di inquadrare il ruolo e l’utilizzo del gas naturale, coerentemente con gli obiettivi clima 2030 e 2050 e in linea con gli scenari di domanda attesi.  
  • Si menziona la sostituzione di metanodotti ormai giunti alla fine della loro vita utile anche per renderli hydrogen ready, utili pertanto nel lungo termine al trasporto dell’idrogeno”, senza maggior dettaglio sulla domanda settoriale attesa, benché si faccia riferimento al settore industriale e del trasporto pesante. Dal momento che questo implicherebbe importanti investimenti pubblici, ci aspettiamo di trovare più dettagli nel testo finale. 
    Non è chiarito il ruolo e gli investimenti che saranno presenti nel capitolo REPowerEU. Come sottolineato dalle linee guida della Commissione europea, infatti, questi dovranno essere coerenti con le misure del PNIEC e, ove si prevedano nuovi investimenti in fossili, questi dovrebbero essere necessari e proporzionati e non mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi 2030 e 2050.  
  • Un ulteriore contribuito alla adeguatezza e sicurezza energetica, secondo l’executive summary è assicurato dal meccanismo del capacity market. Questo lascia presagire l’intenzione di fare nuovamente ricorso a tale strumento, senza tuttavia la possibilità di meglio comprendere se siano previste modifiche al sistema attuale che presenta diversi limiti, se visto nell’ottica di medio termine. Infatti, non indirizza alcun investimento verso tecnologie di demand response, favorisce la realizzazione di nuovi impianti, anziché il mantenimento in servizio di capacità già esistenti. Per gli accumuli, poi, il sistema dovrebbe essere superato da un programma di aste dedicato.  

Infine, un tema di metodo. Per i settori dei trasporti, del civile e dell’agricoltura, alla luce della consultazione pubblica della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), si prevede di intraprendere un percorso di miglioramento. Si tratta di una scelta apprezzabile e confidiamo possa essere corroborato da più elementi e possibilità di intervento della semplice consultazione in ambito VAS 

Non si riscontra, però, l’indicazione di un percorso di miglioramento simile per quello che riguarda le politiche da attuare per la decarbonizzazione del settore elettrico ed energetico, che pur ne beneficerebbe. Basti pensare ai numerosi e successivi interventi legislativi dedicati alla semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili, quando la realizzazione di un adeguato dialogo tra istituzioni e realtà interessate potrebbe aiutare nell’individuare e risolvere i colli di bottiglia ed affrontare costruttivamente i bisogni dei territori in modo efficace.  

 

Conclusioni 

Qualsiasi valutazione del PNIEC dovrà concentrarsi sulla capacità del Piano di declinare un approccio innovativo alle politiche su clima ed energia, in grado di cogliere le opportunità della decarbonizzazione,  ovvero “l’attenzione alle ricadute industriali e alla sostenibilità economica e sociale delle stesse”. Oltre a tracciare un percorso coerente con gli obiettivi 2030 e 2050, e indicare quale strada si possa intraprendere per garantire la sicurezza energetica senza il ricorso alle fonti fossili, il PNIEC dovrà offrire una governance credibile. Il Piano dovrà poi prevedere la  valutazione della sostenibilità sociale e finanziaria e delle ricadute sul tessuto industriale e produttivo del Paese. Dovrà includere politiche settoriali –energia, industria, trasporti e settore civile- che siano credibili, monitorabili, valutabili e, quindi, modificabili nel tempo perché possano adattarsi sia agli shock esterni (come la crisi dei prezzi o altri fattori esogeni) ma anche possano meglio focalizzare e centrare gli obiettivi. 

Ci auguriamo, quindi, che come si legge nella sintesi, la proposta inviata a Bruxelles sia una fotografia di partenza e che i 12 mesi che ci separano dall’invio del documento finale sia utilizzati, come dichiarato, “per innalzare ulteriormente il livello di ambizione”. Leggiamo positivamente quindi il dialogo che si vuole aprire con la Commissione per aggiornare la proposta e intraprendere ulteriori approfondimenti tecnici “per l’identificazione di misure addizionali” in particolare nei settori non-ETS e in collaborazione con le altre amministrazioni, regioni e Parlamento. 

Foto da Clima: il MASE ha trasmesso a Bruxelles la proposta di PNIEC  | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

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