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La plastica in Italia: vizio o virtu?

Workshop

Il 7 aprile 2022, a Roma, abbiamo organizzato un workshop sulla decarbonizzazione della filiera della plastica.

Durante l’incontro ECCO ha presentato il report per uno scenario di decarbonizzazione del settore della plastica in Italia, identificando i settori di intervento e le politiche necessarie. Lo studio è stato curato da ECCO in collaborazione con Greenpeace Italia, SPRING – il cluster italiano della Bioeconomia Circolare e le Università di Padova e Palermo.

Scarica il rapporto ‘La plastica in Italia: vizio o virtù’, qui.
Scarica il programma dell’evento, qui.

All’evento erano presenti rappresentanti delle istituzioni, del settore privato, dell’accademia, della politica e della società civile per un confronto sugli elementi essenziali e sui prossimi passi per una strategia di decarbonizzazione della filiera italiana della plastica.

Dal confronto tra i partecipanti è emersa la necessità di integrare gli obiettivi di neutralità climatica nel percorso di innovazione della filiera della plastica sia nelle fasi di produzione che in quelle di riduzione e trattamento dei rifiuti. In questo senso, la lunga e consolidata esperienza dei consorzi italiani ha portato importanti risultati di raccolta differenziata e valorizzazione dei rifiuti. Questo grazie ad un aggiornamento delle attività che ha permesso di integrare le normative europee e i nuovi obiettivi sia in termini di quantità e qualità del rifiuto raccolto sia per quel che riguarda le politiche per la riduzione della produzione dei rifiuti.

La produzione delle bioplastiche di origine vegetale – di cui l’Italia è leader a livello mondiale – può già vantare esempi significativi di sostituzione della plastica fossile contestualmente alla riduzione dei rifiuti finali. L’attenzione al tema della decarbonizzazione è una variabile centrale per assicurare che l’innovazione nella plastica permetta al settore di rimanere competitivo nello sforzo di affrancamento dagli impieghi di risorse fossili e contestualmente allinearsi alle politiche di riduzione dei rifiuti e riuso dei prodotti.

Dal rapporto emerge che l’Italia è il secondo Paese consumatore di plastica in Europa: nel 2020 sono state consumate 5,9 milioni di tonnellate di polimeri fossili, corrispondenti a quasi 100 kg a persona. Sempre il rapporto evidenzia che in Europa il 99% della plastica vergine viene prodotta utilizzando come materie prime petrolio e gas naturale e i combustibili fossili vengono impiegati anche per la generazione del calore necessario durante il processo produttivo. Ciò comporta l’immissione in atmosfera di circa 1,7 kg di CO2 per ogni kg di plastica, considerando l’estrazione e la raffinazione dei combustibili fossili.

Il 42% della plastica consumata nel nostro Paese viene utilizzata nel settore degli imballaggi e dell’usa e getta, il 12% nell’edilizia e il 7% nel settore automotive. In Italia poco più del 30% dei rifiuti plastici viene destinato al riciclaggio e le bioplastiche rappresentano quasi il 6% del mercato (in termini di produzione).

Il grande ricorso agli imballaggi e la mancanza di proposte legislative nella filiera dell’usa e getta rischiano di orientare l’industria italiana verso attività economiche incompatibili con gli obiettivi climatici di lungo periodo. L’introduzione della plastic tax – ad oggi ritardata nonostante i circa €800 milioni versati all’Europa per i volumi di rifiuto plastico non raccolto –, il ricorso a sistemi di deposito cauzionale e l’identificazione di nuovi mercati per le bioplastiche – come già fatto nel settore dei sacchetti per la raccolta dell’umido – rappresentano le principali opportunità per rafforzare la normativa di settore orientando le diverse variabili agli obiettivi della regolazione europea e della decarbonizzazione del settore.

L’evento si è articolato intorno a tre tematiche chiave:

  1. Riduzione dei consumi di plastica;
  2. Incremento del tasso di riciclo e di riutilizzo;
  3. Impiego di bioplastiche.

Oltre alle raccomandazioni per l’elaborazione di politiche nazionali volte alla decarbonizzazione della filiera della plastica e alla riduzione dei rifiuti e del consumo di risorse naturali, il sistema del deposito su cauzione è stato uno dei temi più dibattuti durante l’evento. Infatti, nei paesi dove questo sistema per il riciclo è obbligatorio per legge si raggiungono tassi di raccolta dei contenitori per bevande anche del 94%. Tale sistema  ha permesso nelle esperienze europee di ridurre sensibilmente l’inquinamento ambientale e di perseguire gli ambiziosi obiettivi europei in materia di raccolta e riciclo e di decarbonizzazione del settore. Tali sistemi che prevedono il coinvolgimento delle responsabilità dei produttori e dei consumatori si sovrappone alle esperienze già mature in Italia di raccolta differenziata che raggiunge tassi di raccolta degli imballaggi in plastica già piuttosto elevati.

Il confronto tra i partecipanti si è poi incentrato sulle differenze all’interno dell’economia circolare, passando dagli aspetti legati al riuso e alla riparazione dei prodotti, agli impatti occupazionali e al riciclo di qualità dei prodotti plastici, oltre alla termovalorizzazione del residuo.

Gianni Di Cesare, Responsabile Green Economy ed Economia Circolare della CGIL ha sottolineato che le trasformazioni necessarie a rendere sostenibili i processi produttivi avranno localmente delle implicazioni sul lavoro, tuttavia ciò non può essere un freno alla sostenibilità che nel suo complesso rappresenta un obiettivo comune anche in tema di nuove opportunità di lavoro. Di Cesare ha concluso ribandendo che sarà necessario creare  gli strumenti per gestire gli impatti.

Il Presidente di Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, Giorgio Quagliuolo ha indicato la necessità di un’attenta valutazione di costi e benefici, per valutare l’introduzione di un sistema DRS (Deposit Return System) a fronte della già elevata  raccolta del rifiuto plastico da parte dei Consorzi.  Enzo Favoino, Coordinatore della campagna “A buon rendere – molto più di un vuoto”, ha parlato dell’importanza della quantità di raccolta differenziata dei rifiuti, ma soprattutto della necessità di flussi di rifiuti ben separati per migliorare la qualità. Su questo fronte, ha ricordato Favoino, le esperienze europee mostrano che il sistema DRS favorisce proprio l’aspetto qualitativo.

Un tema di massima condivisione è stata l’educazione dei cittadini, per dare impulso e amplificare le azioni regolatorie per la riduzione delle emissioni e dell’inquinamento associati alla filiera della plastica. In tale contesto risulta importante definire e implementare una solida e coerente azione formativa indirizzata verso l’opinione pubblica e le istituzioni. È necessario creare una cultura che oggi manca, per far aumentare la consapevolezza dei consumatori relativamente alle proprie scelte.

Infine, sono state discusse le potenzialità delle biomasse in talune applicazioni per le quali oggi non esistono alternative sostenibili. Ilaria Fontana, Sottosegretaria di Stato al Ministero della Transizione Ecologica, nella sua nota ha sottolineato come sia “necessario attuare un’economia che, minando le dinamiche attuali, produca beni da matrici naturali (bioprodotti appunto) che, una volta utilizzati, possano divenire nel loro fine vita fertilizzanti per il suolo. Quest’ultimo, a sua volta, creerà le condizioni per generare colture agricole in grado di riprodurre le componenti rinnovabili in un’ottica di totale circolarità naturale.”

Il workshop è stato un ottimo momento di dibattito e di confronto fra diversi attori attivi in questa filiera circa le politiche necessarie per permettere alle aziende italiane di rimanere competitive e, allo stesso tempo, di indirizzare i propri investimenti verso attività economiche compatibili con gli obiettivi climatici di lungo periodo.

L’Italia è il secondo consumatore di plastica a livello europeo: nel 2020 nel nostro Paese sono state consumate quasi 6 milioni di tonnellate di plastica, pari a 98,6 kg per persona.

Le materie plastiche vengono impiegate in molteplici applicazioni, tra cui imballaggi (42% del consumo nazionale), edilizia e automotive.

Sul territorio nazionale le aziende che producono polimeri sono poche, mentre sono numerose quelle che li lavorano e li trasformano per produrre prodotti finali.

Giovedì 7 aprile 2022, ECCO presenterà uno studio sulla decarbonizzazione della filiera della plastica, per favorire una transizione del settore in grado di garantire competitività e rispetto degli obiettivi di neutralità climatica al 2050.

Tale analisi si regge su tre pilastri sui quali fondare la decarbonizzazione della filiera della plastica:

  1. Riduzione dei consumi
  2. Riciclo
  3. Bio-plastiche

L’incontro permetterà un confronto con rappresentanti del settore pubblico, privato, dell’accademia, della politica e della società civile sugli elementi essenziali e i prossimi passi per una strategia per la decarbonizzazione della filiera della plastica.

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