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Autorizzazioni rinnovabili: l’UE chiede di accelerare anche in Italia

Perché accelerare le rinnovabili in Europa? 

Secondo gli obiettivi del pacchetto europeo Fit for 55 e della comunicazione REPowerEU, gli Stati membri devono accelerare lo sviluppo delle rinnovabili. Tra queste, in particolare  eolico e fotovoltaico, le tecnologie rinnovabili più rapidamente disponibili al minor costo.  

Nello specifico, secondo le proiezioni del REPowerEU, si dovrebbe raggiungere una capacità installata pari a 1.236GW entro il 2030, contro i 1.067GW raggiungibili mediante l’attuazione del pacchetto Fit for 55. Per quanto riguarda il solo solare fotovoltaico, inoltre, REPowerEU prevede di arrivare a 592 GW entro il 2030, quasi quadruplicando la capacità attualmente installata. (1) Il dato è in linea con lo studio del  think tank EMBER, secondo cui  600 GW di fotovoltaico al 2030 sarebbe la capacità di energia solare necessaria per essere in linea con scenari di incremento di temperatura media globale entro i 1.5°C, obiettivo dell’accordo di Parigi. 

Nel 2021, nell’Unione europea sono stati installati 34 GW di capacità solare ed eolica, ma, per rimanere in linea con il citato obiettivo di 1.5°C e rispettare gli obiettivi di REPowerEU, bisognerebbe aumentare considerevolmente i ritmi d’installazione fino a raggiungere i 76 GW nel solo anno 2026. Considerando che solo quattro Paesi (Finlandia, Croazia, Lituania e Svezia) sono in linea con questi ritmi di sviluppo, si è reso necessario l’intervento del legislatore europeo. 

Il problema che si pone a livello continentale alla realizzazione di questa accelerazione non è, come in passato, dovuto alla mancanza di investimenti, ma piuttosto al processo di rilascio delle autorizzazioni. Molti progetti rinnovabili sono, infatti, al momento, bloccati nei procedimenti autorizzativi. Solo per l’eolico si stima che 80 GW siano attualmente in attesa di ricevere l’autorizzazione. 

Con “procedimento autorizzativo” si intendono tutti i passaggi autorizzativi richiesti fino alla connessione alla rete degli impianti. In particolare, secondo la Commissione europea, tra i maggiori ostacoli figurano la complessità delle norme applicabili per la selezione dei siti, la complessità e la durata della procedura di valutazione di impatto ambientale, i problemi di connessione alla rete e l’adeguatezza del numero e capacità delle risorse umane dedicate. (2) 

Nel contesto di crisi energetica in cui ci troviamo, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA)  stima che nel prossimo inverno (2023-2024) potrebbero mancare 30 miliardi di metri cubi di gas in Europa. Questo se la Russia interrompesse tutte le forniture di gas (3), le temperature autunno-invernali non fossero miti come quest’anno e se gli approvvigionamenti di GNL continuassero ad essere molto ridotti (valori assoluti 5-6 bcm). Infatti, se la Cina – uno dei maggiori importatori di GNL – tornasse sul mercato dopo le restrizioni dovute al Covid, portando la domanda ai livelli del 2019, l’Europa dovrebbe fare i conti con la forte competizione cinese per il GNL internazionale. 

Si evince che velocizzare il procedimento autorizzativo delle rinnovabili è la chiave per sostituire quanta più domanda gas possibile e raggiungere gli obiettivi climatici, garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica del continente.  

 

Nuove misure UE 

Nell’ambito del REPowerEU si stanno predisponendo delle misure per velocizzare le procedure autorizzative. La Commissione europea ha proposto sia una direttiva attualmente in corso di negoziazione (COM(2022) 222 final) (4), sia un regolamento di emergenza della durata di 18 mesi, entrato in vigore il 30 dicembre 2022. Ciò non preclude, ovviamente, un’azione nazionale più ambiziosa per riformare il procedimento autorizzativo, soprattutto alla luce della distanza dagli obiettivi che sarà necessario raggiungere.  

La direttiva, sulla quale sono già in corso i negoziati, riguarda anche la definizione delle aree idonee nazionali, le cosiddette “go to areas”. Tale direttiva chiede agli Stati membri di designare le aree per la costruzione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e definisce i tempi entro i quali dovrebbe avvenire il processo di autorizzazione. Tale strumento normativo definisce, inoltre, nuovi obblighi per l’installazione di impianti solari sugli edifici, – nella proposta della Commissione vengono estesi gradualmente a diverse categorie -, fino a prevedere che dal 2029 tutti i nuovi edifici residenziali siano costruiti in modo da permettere l’installazione di solare fotovoltaico. Le disposizioni sul solare negli edifici sono oggetto del negoziato della direttiva europea per la prestazione energetica nell’edilizia (cosiddetta EPBD). La direttiva, chiaramente, sconta dei tempi di attuazione relativamente lunghi, dal momento che dalla fine del negoziato, ancora in corso, gli Stati Membri hanno uno/due anni per la trasposizione delle disposizioni.  

Il Regolamento di emergenza interviene, invece, sul processo autorizzativo di impianti di piccole dimensioni fino a 50kw, impianti solari su strutture esistenti, pompe di calore, e sulla revisione di potenza dell’impianto; il cosiddetto “repowering degli impianti esistenti. Rispetto agli impianti solari per l’autoconsumo collettivo, il regolamento promuove anche le comunità energetiche (5). Inoltre, il regolamento prevede che i progetti per l’installazione delle rinnovabili vengano considerati di interesse pubblico prevalente e definisce il perimetro di alcune direttive che tutelano l’ambiente in relazione ai siti di installazione. Tale regolamento è stato approvato in via definitiva il 19 dicembre dal Consiglio dell’Unione europea, e resterà in vigore per un anno e mezzo. (6) 

 

Tabella 1. Disposizioni regolamento di emergenza procedimento autorizzativo RES 

 

La situazione in Italia e rilevanza delle nuove norme europee

Nel suo primo discorso per la fiducia rivolto alle Camere, la Presidente Giorgia Meloni ha affermato anche che accelerare le rinnovabili è un’occasione per l’Italia per sfruttare il suo patrimonio di energia, “troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili”. L’accelerazione delle rinnovabili sembra quindi essere una delle priorità del governo Meloni.

In Italia, la competenza sulle autorizzazioni rispetto agli impianti rinnovabili varia in base alla tipologia d’impianto. Per gli impianti a bassa potenza sono principalmente responsabili i comuni. Una vasta maggioranza di progetti il potere decisionale è in capo alle Regioni, o le province in caso di delega regionale. In ogni caso, in Italia sono già attive a livello nazionale norme analoghe alle norme del Regolamento di emergenza UE sugli impianti di piccole dimensioni. Infatti, si può notare come il principio di interesse pubblico prevalente esista già (decreto 29.12 n 387 del 2003), in quanto i progetti rinnovabili sono considerati di pubblica utilità ed indifferibile urgenza. Inoltre, in Italia è già previsto un procedimento amministrativo di durata ridotta per gli impianti interessati dal regolamento come previsto dal decreto semplificazioni-bis (77/2021) e dal decreto energia (Dl 17/2022).

Nonostante questi sviluppi normativi, gli incrementi di fonti rinnovabili effettivamente realizzati dall’Italia negli ultimi anni (1,09 GW nel 2020 e 1,5 GW nel 2021) sono molto al di sotto degli obiettivi. Considerando che nel 2022 sono stati installati 3 GW di rinnovabili e che gli obiettivi che l’Italia si è data per il 2030 implicano l’installazione di circa 8 GW all’anno, a questo ritmo ci vorrebbero comunque decenni a raggiungere gli obiettivi (8). Tuttavia, recentemente il Ministro Pichetto Fratin ha affermato che “dobbiamo installare ogni anno 12 GW di nuove rinnovabili”, tutelando allo stesso tempo gli ecosistemi e nel 2023 dovrebbero essere autorizzati almeno 4.5 GW. L’Italia ha poi un vasto potenziale: secondo l’associazione di settore Elettricità Futura (la principale associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano), si potrebbero installare fino a 85 GW di rinnovabili entro il 2030, con una copertura dell’84% nel mix elettrico.

Gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili in Italia non sembrano quindi risolvibili dalle disposizioni del Regolamento di emergenza. Secondo l’IEA, sarebbe necessario semplificare il procedimento autorizzativo per gli impianti fotovoltaici ed eolici di larga scala, e aumentare il sostegno per il fotovoltaico distribuito attraverso sgravi fiscali e incentivi. In questo senso la Direttiva UE proveniente da REPowerEU potrebbe avere impatto sull’Italia, una volta approvata. Questa offrirebbe un supporto normativo all’accelerazione delle autorizzazioni per gli impianti di larga scala, consentirebbe una forte spinta allo sviluppo del solare fotovoltaico sui tetti – obbligatorio per i nuovi edifici a partire da fine decennio -, e aumenterebbe l’obiettivo generale delle rinnovabili nel mix elettrico. Affinché questo si realizzi, le prossime settimane saranno cruciali. Infatti, tutto dipende dai negoziati in corso che termineranno nel mese di marzo 2023.

Considerando le tempistiche di entrata in vigore della direttiva, il Governo ha una grande occasione per anticipare questi cambiamenti, anche adattandoli al meglio al contesto nazionale, e diventare leader in Europa in questo settore

 

NOTE

[1] La capacità di rinnovabili installata al 2021 era di circa 500 GW. Per quanto riguarda il fotovoltaico si contano circa 160 GW. La Strategia UE per il solare prevede di arrivare a 320 GW entro il 2025. Si considerano tutte le fonti rinnovabili.

[2] Altri problemi riscontrati: processi non trasparenti, mancanza di coerenza giuridica, orientamenti giuridici incompleti e vaghi, opposizione istituzioni pubbliche/private/ pubblico, procedure operative

[3] Erano 140 bcm nel 2021, mentre nel 2022 sono state pari a 60 bcm

[4] La direttiva COM(2022) 222 final che modifica la direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica

[5] “In addition to the acceleration of the permit-granting processes, with regard to solar energy equipment on artificial structures it is appropriate to promote and accelerate the deployment of small-scale solar installations, including for renewables self-consumers and collective self-consumers, such as local energy communities, since those are the options that cost least, are most accessible and have the least environmental or other type of impact for a fast roll-out of new renewable installations.”

[6] Entro il 31 dicembre 2023 la commissione dovrà rivedere il regolamento, presentare un report che ne analizzi i risultati. In caso può proporre di prolungare la durata del regolamento.

[7] Da considerare che nel rispettare queste scadenze non si contano i tempi per costruire o revisionare gli impianti, la loro connessione alla rete e la relativa infrastruttura di rete, le procedure amministrative per miglioramenti significativi della rete che ne assicurino la stabilità, la sicurezza e l’affidabilità a meno che non coincidano con altre fasi del procedimento autorizzativo.

[8] A fronte di una potenza rinnovabile installata di 58 GW nel 2021, il Piano per la Transizione Ecologica (PTE) indica un obiettivo al 2030 di contributo delle rinnovabili al 72% entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, allineato al Fit for 55, è necessaria quindi l’installazione di nuova capacità rinnovabile elettrica per circa 70-75 GW, che corrisponde a circa 8 GW di nuove rinnovabili all’anno.

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