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Rischio clima: serve una strategia che integri adattamento, mitigazione e sviluppo sostenibile

di Donatella Spano e Valentina Mereu

L’adattamento è un tema fondamentale per le politiche per il clima, riconosciuto in modo esplicito sin dall’inizio dell’azione internazionale contro i cambiamenti climatici e diventata ormai una necessità non più rinviabile e oltremodo urgente per fronteggiare la crisi climatica in corso.  

Come evidenziato anche dal recente rapporto IPCC (2022), gli impatti e i rischi del cambiamento climatico stanno diventando sempre più complessi e difficili da gestire, con conseguenze importanti per la società e gli ecosistemi. Il rapporto presenta proiezioni di un aggravamento del rischio complessivo e dei rischi a cascata tra settori e regioni a causa del verificarsi concomitante di più fenomeni avversi. Per contrastarli è necessario agire con soluzioni integrate di adattamento e mitigazione, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile 

 

Adattamento 

L’azione sull’adattamento è aumentata negli ultimi anni ma non in modo uniforme e sufficientemente rapido. Osserviamo un incremento del divario tra le azioni di adattamento intraprese e quelle necessarie, soprattutto nei paesi a basso reddito 

A livello europeo, la nuova strategia di adattamento, pubblicata nel 2021, avvia l’Unione europea verso un percorso di resilienza al clima, al fine di contrastare gli inevitabili impatti del cambiamento climatico attraverso una rafforzata capacità di adattamento e una ridotta vulnerabilità, in linea con l‘accordo di Parigi e con la legge europea sul clima 

Rispetto al precedente documento del 2013, che ha spinto gli Stati membri dell’Ue ad adottare strategie e piani di adattamento nazionali, l’Unione europea ora promuove un’accelerazione del progresso verso l’obiettivo di resilienza al 2050. In particolare, la nuova strategia si prefigge di rendere l’azione di adattamento più intelligente, sistematica e rapida, attraverso interventi che facciano avanzare le frontiere della conoscenza sull’adattamento, migliorare la qualità e la quantità delle informazioni disponibili, supportare lo sviluppo di politiche e la gestione del rischio climatico a tutti i livelli, accelerando il processo di resilienza.  

Per evitare danni crescenti e facilitare le azioni di adattamento è però necessario agire anche sulle cause del fenomeno, riducendo rapidamente le emissioni di gas a effetto serra. L’adattamento da solo, infatti, anche se efficace, non può prevenire tutte le perdite e i danni: si stima che al di sopra di 1.5 °C di riscaldamento globale alcune soluzioni potrebbero non funzionare più. Oltre i 2 °C la situazione potrebbe essere ancora più critica (ad esempio con la potenziale perdita di molti degli attuali areali di coltivazione). Abbiamo una finestra di opportunità per spostarci verso uno sviluppo più resiliente al clima; finestra che si sta man mano restringendo in conseguenza da un lato dei limiti intrinseci al processo di adattamento, dall’altro a causa dei crescenti rischi climatici, e dell’andamento delle emissioni. 

 

Governance climatica 

Per rispondere alle sfide poste dalla crisi climatica in corso, la politica deve adottare una strategia integrata (adattamento, mitigazione e sviluppo sostenibile) seguendo un processo trasformativo che guidi la transizione dei sistemi verso una maggiore resilienza e sostenibilità. Da qui scaturisce la necessità di disporre di strumenti normativi vincolanti e piani operativi che indentifichino le azioni prioritarie e le relative risorse finanziarie (per esempio, legge sul Clima, legge sul consumo di suolo, Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici).  

L’azione in questo senso è determinata dalla governance, dalla finanza, dalla conoscenza e dalle capacità, dalla tecnologia e dalle condizioni catalizzanti del processo. Nello specifico, un sistema di governance strutturato, che coinvolga tutti i livelli di governo, nazionale, regionale e locale, è la chiave per realizzare un’implementazione efficace dell’adattamento limitando incongruenze e sovrapposizioni. È necessario, quindi, integrare l’adattamento a diversi livelli nelle politiche pubbliche, nelle fasi di elaborazione delle pianificazioni, dei programmi di spesa e dei progetti di investimento (mainstreaming). Inoltre, per garantire l’efficacia del processo è fondamentale che le istituzioni coinvolgano tutti i settori, i diversi livelli decisionali e i portatori d’interesse pubblici e privati, nonché la cittadinanza tutta, a garanzia dell’accrescimento della coscienza e della consapevolezza dell’azione ormai non più rinviabile.  

 

Investimenti 

Le risorse messe in campo nel Green Deal europeo sono indispensabili per investire in uno sviluppo economico che rispetti l’ambiente e il territorio, la salute e il benessere. Come previsto anche nel PNRR, gli interventi devono seguire il principio Do No Significant Harm (DNSH) per accedere ai finanziamenti del fondo Recovery and Resilience Facility (RRF), ossia non devono arrecare nessun danno significativo all’ambiente 

Quando si parla di questi temi, ci sono diversi luoghi comuni o errori da evitare, tra questi ad esempio continuare a puntare su approcci convenzionali e incrementali che non considerano lo sviluppo sostenibile a lungo termine o che considerano adattamento e mitigazione separatamente, perché questi non serviranno a realizzare l’accordo di Parigi, quando è stato ormai dimostrato che è necessario investire maggiormente su misure “trasformative” 

Un altro elemento spesso ricorrente è quello di considerare l’azione per l’adattamento troppo costosa o rinviabile, mentre gli interventi di adattamento sono investimenti ad alto rendimento, con i costi da sostenere per l’intervento generalmente molto inferiori rispetto al costo dei potenziali danni. Se non si può tornare indietro da alcuni cambiamenti del sistema climatico, si possono però fermare o almeno rallentare molti cambiamenti attesi, agendo in maniera rapida e determinata, senza ulteriori ritardi o incertezze che ci farebbero perdere quella breve finestra che abbiamo a disposizione per assicurare un futuro vivibile.  

Infine, un altro errore è pensare di non poter contribuire anche individualmente quando, al contrario, la creazione di un percorso clima resiliente è il risultato di scelte sociali cumulative affiancate all’azione di governo. Ciascuno di noi ha la possibilità di monitorare l’attuazione delle politiche di adattamento e di riduzione degli impatti affinché gli impegni assunti a livello nazionale e internazionale vengano rispettati, vale a dire controllare l’azione di governo. Infatti, il clima che vivremo in futuro dipende sicuramente dalle decisioni della politica, ed è proprio in questo senso che il nostro giudizio deve essere fermo, consapevole e intransigente affinché l’azione sul clima sia attiva ed efficace sul territorio italiano.   

 

Donatella Spano, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Strategic Advisor della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici 

Valentina Mereu, Scientist presso la Divisione IAFES della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici 

 

Photo by Matt Palmer on Unsplash

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