Questa settimana si tengono, a Washington DC, gli Annual Meetings di Banca Mondiale (BM) e Fondo Monetario Internazionale (FMI). Incontri, che quest’anno avvengono alla vigilia di una serie di appuntamenti che avranno conseguenze importanti per la riforma dell’architettura finanziaria internazionale.
Agli inizi di novembre ci saranno le elezioni statunitensi, a seguire la COP29 in Azerbaigian, che dovrebbe concludere i negoziati per l’adozione del Nuovo obiettivo di finanza per il clima (New Collective Quantified Goal – NCQG) e il Vertice dei Leader G20 a Rio de Janeiro (18-19 novembre, durante la COP29). Il mese successivo, a dicembre, si terrà la conferenza internazionale in Corea del Sud per il 21esimo rifinanziamento dell’International Association for Development (IDA21, l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo ovvero il braccio della BM rivolta ai Paesi a basso reddito).
Con l’arrivo del nuovo anno, nel 2025, è prevista la quarta conferenza internazionale sulla finanza per lo sviluppo (Financing for Development – FfD), in Spagna, a giugno. Il 2025 sarà inoltre l’anno del Giubileo, occasione importante per affrontare la questione del debito. Un anno che continuerà con il primo G20 in Sudafrica e si concluderà con la COP30 di Belém in Brasile, che mostrerà se i Paesi hanno obiettivi e piani nazionali decennali di riduzione delle emissioni in grado di mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5 gradi.
È urgente e fondamentale che questi appuntamenti avanzino l’agenda delle riforme della finanza internazionale. A 80 anni dagli accordi di Bretton Woods, che hanno dato vita alle due istituzioni più importanti per la finanza multilaterale, è urgente accordarsi su regole non più rimandabili per rispondere alle esigenze di investimento per le grandi sfide globali, come clima, salute, sicurezza alimentare e povertà, e alla crescente pressione debitoria. Le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale proiettano il debito pubblico globale a oltre 100.000 miliardi di dollari nel 2024, con un trend di crescita nel medio periodo. Un recente rapporto della BM ha confermato che l’obiettivo di eradicare la povertà estrema entro il 2030 è ormai irraggiungibile. E l’obiettivo climatico di 1.5 sembra essere sempre più lontano.
Nel contesto del “processo di evoluzione” (Evolution Roadmap) avviato nel 2023, la BM ha adottato una serie di misure per aumentare la sua capacità di prestito, inclusa l’adozione di strumenti finanziari innovativi come le garanzie e il capitale ibrido. Recentemente, la Banca Mondiale ha anche approvato la riduzione del rapporto tra capitale proprio e prestiti (equity to loan ratio) dal 19% al 18% per la IBRD (la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, il braccio della BM che concede prestiti ai Paesi a medio reddito), insieme a modifiche al costo dei prestiti e alla struttura delle commissioni che aumentano il capitale prestabile di 30 miliardi di dollari. Nel complesso, l’insieme delle riforme dovrebbe liberare 150 miliardi aggiuntivi nel corso del prossimo decennio per la IBRD. I Paesi a medio reddito avranno quindi accesso ad una maggiore quantità di prestiti a costi calmierati rispetto all’offerta sui capitali finanziari internazionali. In un contesto di alti livelli di indebitamento e del costo del debito, la priorità dovrebbe essere assicurare che i Paesi in maggiore difficoltà abbiano accesso a fondi sovvenzionati e prestiti a tasso zero, per evitare che la finanza per sviluppo e clima aggravi ulteriormente la posizione debitoria. In particolare, è fondamentale il raggiungimento di un ambizioso rifinanziamento di IDA21 con un aumento del 20-30% dei contributi dei paesi donatori.
Passi avanti sono stati fatti dalle Banche Multilaterali di Sviluppo (BMS) nell’implementazione delle raccomandazioni del Gruppo di Esperti Indipendenti del G20 sulla revisione degli indicatori di adeguatezza patrimoniale (Capital Adequacy Frameworks) e di quelle del Rapporto sulla Triplice Agenda per la riforma delle BMS. Un’ulteriore spinta a queste riforme potrebbe venire dalla pubblicazione di uno studio di Fitch Ratings che rivela che le BMS potrebbero assumere più rischi e collettivamente prestare fino a 480 miliardi di dollari in più, prima che questo causi un declassamento del loro rating del credito.
Sul fronte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ci sono state due decisioni importanti. A maggio, è stato approvato l’utilizzo dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP) come capitale ibrido, rendendo così possibile il “riciclo” dei DSP inutilizzati dai Paesi attraverso le BMS, che li possono usare come leva per espandere la loro capacità di prestito. La Banca Africana di Sviluppo (AfDB) e la Banca Interamericana di Sviluppo (IDB) hanno già sviluppato un meccanismo che permetterebbe loro di ricevere i DSP ceduti dai paesi ricchi e riusarli sotto forma di capitale ibrido, ma per renderlo operativo è necessario che almeno cinque paesi si impegnino ad utilizzarlo. Gli Annual Meetings saranno dunque critici per verificare se esiste la volontà politica di assumersi questi impegni.
Ad ottobre, il FMI ha concluso la revisione delle sovrattasse sul debito (surcharges) imposte sui Paesi che non ripagano le proprie rate in tempo. Le revisioni adottate ridurranno il numero di Paesi soggetti a sovrattasse da 20 a 13 nel 2026, attraverso un aumento delle soglie oltre le quali scatta la loro applicazione e una riduzione del tasso d’interesse applicato.
Nel complesso queste misure contribuiranno ad aumentare lo spazio fiscale di Paesi in sofferenza debitoria, ma non aboliscono una pratica denunciata come pro-ciclica e punitiva dalla società civile ed eminenti accademici. Sul clima, l’impegno del FMI continua a non soddisfare pienamente. Un recente studio di Recourse mostra come il Fondo fiduciario di Resilienza e Sostenibilità (Resilience and Sustainability Trust – RST), creato per elargire prestiti per l’azione climatica, perpetuerebbe misure di austerità nei Paesi beneficiari. Più in generale, l’impegno del FMI sul clima continua a mancare di ambizione e di urgenza. Un gruppo di prestigiosi esperti ha proposto un piano di riforme per allineare la consulenza tecnica del FMI ai Paesi, gli strumenti di prestito e la leadership globale alle esigenze del cambiamento climatico e della transizione energetica.
Gli incontri annuali di BM e FMI ospitano anche l’incontro dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle banche centrali del G20. Quest’anno per la prima volta saranno accompagnati dai Ministri del Clima e dell’Ambiente. Per l’Italia saranno presenti il Ministro Giancarlo Giorgetti e il Ministro Gilberto Pichetto Fratin. Al centro dei lavori ci sarà l’adozione di un testo comune frutto del lavoro della “Task Force sul Clima”, un negoziato istituito dal Brasile tra i rappresentanti dei Capi di Stato e di Governo, dei Ministri delle Finanze e di quelli di Clima e Ambiente per identificare un mandato politico per soluzioni finanziarie che rispondano alla sfida climatica.
Infine, gli Annual Meetings saranno un momento chiave per avanzare le proposte sulla tassazione, dalla tassa sui grandi patrimoni discussa dal G20, alle imposte di solidarietà sui settori inquinanti come trasporto marittimo, aviazione, combustibili fossili in discussione da un gruppo di esperti dedicato ad identificare tasse globale di solidarietà (Taskforce on Global Solidarity Levies). Questi strumenti innovativi possono contribuire in modo significativo a garantire fonti di finanziamento aggiuntive per il raggiungimento degli obiettivi climatici.
Come maggiori fornitori di finanziamenti per lo sviluppo e il clima, BM e FMI svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare il panorama macroeconomico dei Paesi in via di sviluppo. Risultati ambiziosi durante gli Annual Meetings sono fondamentali per creare fiducia tra i Paesi del nord e sud del mondo circa la disponibilità di finanziamenti sufficienti per le grandi sfide di sviluppo. Un nuovo obiettivo di finanza per il clima (NCQG) sarà negoziato alla COP29 di Baku ma i semi saranno gettati a Washington.
Foto di IMF photo