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Loss and damage

Con il termine Loss and Damage – in italiano perdite e danni – ci si riferisce agli impatti e le conseguenze che i cambiamenti climatici hanno su persone e cose. Più precisamente, si parla di perdite quando non è possibile attuare misure di adattamento agli impatti, e di danni quando le misure di adattamento sono state attuate ma in maniera inefficace o insufficiente.

Le perdite e i danni possono essere sia di natura economica che non. Fanno parte della prima categoria i danni misurabili in termini economici, come quelli a abitazioni, infrastrutture e raccolti. Nella seconda categoria rientrano invece i danni non misurabili economicamente in modo diretto, che colpiscono, per esempio, la salute delle persone o la biodiversità di un territorio.

Chi subisce le maggiori perdite e danni?

Spesso si sente dire che i cambiamenti climatici colpiscono tutti, ma che non tutti sono colpiti allo stesso modo. Infatti, molti degli impatti più drastici dei cambiamenti climatici si verificano in Paesi che non hanno sufficienti mezzi per contrastarli efficacemente. Questo concetto viene riconosciuto dalla giustizia climatica, un concetto che si fonda sull’equa distribuzione del peso dei cambiamenti climatici e degli sforzi per la loro mitigazione.

Secondo un recente studio dell’International Rescue Committee, otto dei dieci Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici – da fenomeni come siccità, alluvioni o desertificazione – sono africani. Essi fanno parte di un continente che è responsabile del 4 per cento delle emissioni globali a fronte di una popolazione che rappresenta il 17 per cento di quella mondiale. Gli effetti dei cambiamenti climatici che si verificano in questi paesi sono però una conseguenza delle emissioni di gas serra che provengono, per la maggior parte, da attività svolte in altri paesi, spesso ben più industrializzati.

Il Fondo Loss and Damage

Per rispondere a questo problema, alla COP27 di Sharm-el-Sheikh è stato istituito il Fondo Loss and Damage, le cui risorse saranno destinate ai paesi in via di sviluppo, specialmente quelli più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, per la compensazione di perdite e danni subiti.

Oltre alla decisione di istituire un fondo, alla COP27 è stato trovato un accordo anche per la creazione di un comitato transitorio per la formulazione di raccomandazioni sui meccanismi di finanziamento, poi presentate e adottate alla COP28.

Infatti, sebbene i negoziati alla COP27 abbiano portato alla nascita del fondo – un momento storico per la diplomazia climatica -, sono mancati accordi su diversi aspetti fondamentali, a partire dai criteri di definizione dei Paesi destinatari del fondo e di quelli che dovranno invece contribuire. È mancata, inoltre, un’intesa sulla collocazione del fondo, che nelle settimane precedenti la COP28 è stata identificata, anche se in maniera temporanea, nella Banca Mondiale. Il primo giorno della COP28 il fondo è stato approvato, ovvero reso operativo, e i Paesi hanno iniziato a dichiarare i loro contributi.

Il Fondo Loss and Damage costituisce il terzo pilastro per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, proprio al fianco delle azioni di mitigazione e adattamento. L’obiettivo del fondo è infatti quello di ripagare le perdite e i danni che non sono evitabili o ai quali non ci si può adattare. Perdite e danni, però, dipendono fortemente dalle azioni di mitigazione e adattamento, perché di fronte a azioni poco ambiziose ed inefficaci, l’entità di perdite e danni aumenta inesorabilmente.

 

Foto di UNclimatechange

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