In questo articolo analizziamo le mozioni dei maggiori partiti politici italiani sul PNIEC, con un dettaglio rispetto alle dimensioni indispensabili per la transizione.
Il percorso che ha portato all’avvio dell’esame parlamentare del PNIEC, culminato con la discussione delle mozioni, è iniziato oltre un anno fa, il 21 marzo 2023, con l’evento “Trasparenza e partecipazione nella revisione del PNIEC: il ruolo del Parlamento”. In quell’occasione, varie voci della società civile hanno espresso l’esigenza di maggiore trasparenza e partecipazione nel processo di aggiornamento del PNIEC, chiedendo agli esponenti del Governo presenti l’avvio di un dibattito aperto in Parlamento.
Il MASE ha raccolto l’invito trasmettendo il testo alle Camere il 18 settembre 2023. Dopo alcuni mesi di inerzia da parte del Parlamento, in occasione dell’evento “PNIEC, un piano per l’azione. Decarbonizzazione, sviluppo, innovazione, lavoro”, l’On. Mauro Rotelli, Presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati, ha annunciato l’intenzione di avviare un ciclo di audizioni. Le audizioni parlamentari sono effettivamente iniziate il 3 aprile 2024, ECCO ha partecipato e ha depositato agli atti una corposa memoria scritta.
A valle del ciclo di audizioni, sono state presentate dai principali gruppi parlamentari delle mozioni di indirizzo al Governo per l’aggiornamento del Piano. Alla prima mozione del M5S, presentata ad aprile 2024, sono seguite la mozione di AVS, la mozione del PD e quella della maggioranza, presentate a giugno 2023, mentre durante la discussione si è aggiunta la mozione di Azione [1].
Il tardivo avvio dell’esame delle mozioni, avvenuto a pochi giorni dalla scadenza del 30 giugno 2024 per la trasmissione del PNIEC alla Commissione europea, rende l’idea di un processo non ancora adeguatamente sviluppato. Tuttavia, si rileva un apprezzabile progresso rispetto all’esame del PNIEC 2019. In quell’occasione, infatti, dopo l’invio della proposta a gennaio 2019, a livello parlamentare fu avviato un ciclo di audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva, poi rimasta senza conclusione, sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al PNIEC per il 2030. L’esame del PNIEC 2024, invece, oltre al ciclo di audizioni dedicato, è stato caratterizzato da un acceso dibattito parlamentare che si è concluso con le votazioni di atti parlamentari importanti come le mozioni.
La mozione è lo strumento di indirizzo politico per eccellenza: analizzare i contenuti dei singoli atti ci aiuta a valutare il livello di consapevolezza e adeguatezza delle posizioni delle rappresentanze politiche rispetto alla sfida climatica. Per procedere ad una valutazione ordinata, abbiamo utilizzato come griglia di riferimento il nostro decalogo PNIEC. Dalle mozioni dei partiti di opposizione, con differenti sfumature, emerge un buon livello di consapevolezza del ruolo strategico del Piano quale strumento di coordinamento e indirizzo dello sviluppo economico e sociale del Paese. Gran parte delle proposte sono puntuali e dettagliate e coprono i punti evidenziati come prioritari nel decalogo. La mozione di maggioranza, invece, risulta meno coerente rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione e incapace di inquadrare correttamente le opportunità economiche e sociali derivanti dalla transizione. Inoltre, al pari della mozione di Azione, risulta sbilanciata su alcune opzioni tecnologiche di dubbio o nullo impatto sugli obiettivi di decarbonizzazione.
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Nella seduta d’Aula di mercoledì 26 giugno, l’esame si è concluso con l’espressione dei pareri del Governo e con l’approvazione della mozione di maggioranza riformulata. Gli impegni delle mozioni di opposizione sono stati in gran parte respinti, per alcuni sono state proposte riformulazioni e per pochissimi è stato espresso parere favorevole.
La procedura di votazione per parti consente di valutare la postura politica del Governo sui singoli temi. In generale, è emersa una chiusura pressoché totale sulle proposte riguardanti la governance del Piano e del clima, sulle modalità di finanziamento della transizione, sulla valutazione della sostenibilità sociale delle politiche, sull’elettrificazione dei consumi e sull’abbandono graduale delle fonti fossili. Alcuni impegni su rinnovabili e trasporti sono stati accolti con riformulazione, mentre maggiore apertura è stata mostrata in merito alla decarbonizzazione dell’industria, all’implementazione delle tecnologie per la transizione e alle misure per il settore civile.
Anche la mozione di maggioranza ha subito delle piccole riformulazioni da parte del Governo. Da queste, attraverso puntuali precisazioni operate sul testo originario, emerge un’attenzione particolare per alcuni settori come i biocarburanti, la cattura e lo stoccaggio di CO2 e il nucleare.
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Dall’analisi dei pareri espressi dal Governo traspare una visione poco organica o contraddittoria, non adeguata alla sfida dell’azione climatica, condizionata da una sovra-rappresentazione di alcune tecnologie rispetto ad altre. Senza una valutazione adeguata, concentra l’attenzione su soluzioni di medio e lungo termine , come i biocombustibili o il CCS, fino a prevedere un contributo del nucleare. Questo contrasta sia con l’obiettivo prioritario del Piano che sarebbe impostare il percorso di transizione a partire dagli obiettivi 2030 e, quindi, dal concentrarsi in maniera incontrovertibile verso le tecnologie più economiche, efficienti e disponibili oggi sia con la dichiarata volontà di perseguire la “neutralità tecnologica”, che appunto richiedere l’accesso il più ampio possibile a tutte le tecnologie della transizione.
Pur nella legittima differenza di vedute, non aver colto, o aver colto solo in piccola parte, la ricchezza delle proposte emerse dall’esame parlamentare rappresenta un’occasione persa per il sistema Paese e per la politica. Perché è bene tener presente che la sfida ineludibile della transizione coinvolge molteplici istanze che, nel loro insieme, abbracciano uno spettro sociale, economico e politico molto più ampio rispetto a quello che sembra aver trovato spazio nel processo di aggiornamento del PNIEC.
Temi di assoluta rilevanza strategica come la sicurezza e l’indipendenza energetica, la garanzia di prezzi dell’energia accessibili e la competitività dell’industria non possono essere affrontati con una visione parziale e orientata agli schemi del passato. Nel nuovo contesto globale, caratterizzato dalla competizione sulle tecnologie della transizione, non è più valido l’assunto per cui la difesa a prescindere dell’industria energetica nazionale coincida necessariamente con gli interessi del Paese, dei suoi cittadini e delle sue imprese. Nei fatti, la recente crisi energetica derivata dalla dipendenza dalle importazioni di fonti fossili ci ha mostrato esattamente il contrario.
In conclusione, se nel merito delle questioni si evidenziano numerose criticità, analizzate nella nostra pagella del PNIEC, nel metodo si rileva un apprezzabile avanzamento che lascia sperare in una sempre maggiore centralità della questione climatica nel dibattito politico e parlamentare. Quanto avvenuto rappresenta un primo e importante passo affinché il PNIEC possa diventare concretamente un Piano di trasformazione del Paese, un patrimonio comune e un’occasione di dibattito aperto e trasparente, in cui molteplici istanze, bisogni e interessi possano trovare spazio e rappresentazione.
NOTE
[1] Le versioni attualmente reperibili sul sito della Camera dei Deputati sono il risultato dello stralcio delle parti non accolte dal Governo, pertanto non corrispondono alle versioni originali esaminate nella nostra analisi.
Foto di Marco Oriolesi