COP29

Donne e clima: il ruolo del genere nei processi multilaterali

Alla COP29, il 21 novembre sarà la giornata dedicata al genere: il Gender Day – un momento pensato per sottolineare l’importanza del nesso tra clima e genere.

La comunità internazionale ha riconosciuto l’importanza del legame tra i due temi già alla COP18 di Doha, dove è stata introdotta, per la prima volta nella storia delle conferenze ONU, una giornata dedicata.

Questo impegno si inserisce in un lungo percorso iniziato nel 1992, al Summit della terra, passato per la creazione della Women and gender constituency (WGC) nel 2009 e che si è concretizzato sempre di più nel 2014, quando è stato lanciato il Lima Work Programme on Gender.

Questo programma ha portato all’adozione durante la COP25 di Madrid del Gender Action Plan, che ha l’obiettivo di affrontare la tematica della rappresentanza delle donne nelle delegazioni e l’adozione una prospettiva di genere nelle politiche.

Ora, alla COP29, sarà esaminato il percorso fatto finora per capire cosa è stato raggiunto, cosa manca, e quali passi ulteriori sono necessari per una politica climatica realmente inclusiva e gender-responsive.

Perché un giorno dedicato al genere in una conferenza sul clima?

Perché la crisi climatica non colpisce tutti allo stesso modo.

Secondo le stime di UN Women, l’agenzia ONU che si occupa di tematiche di genere, gli impatti dei cambiamenti climatici agiscono in maniera più acuta sulle donne e le bambine, minacciandone i mezzi di sussistenza, il benessere e il progresso. Le donne comunemente affrontano rischi più elevati dagli impatti dei cambiamenti climatici, soprattutto in situazioni di povertà, e la maggioranza della popolazione in condizioni di povertà nel mondo è rappresentata da donne, inoltre, spesso, le donne hanno meno accesso a diritti umani fondamentali come la possibilità di spostarsi liberamente e acquisire proprietà. I rischi, inoltre, si acuiscono nel momento in cui coesistono molteplici vulnerabilità, come nel caso di donne appartenenti a minoranze, comunità discriminate e donne migranti. L’ONU stima, infatti, che l’80% delle persone sfollate a causa dei cambiamenti climatici siano donne e valuta che entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe ridurre fino a 158 milioni di donne e bambine in condizione di povertà e 232 milioni in condizioni di insicurezza alimentare. Come spiega il report pubblicato dalla FAO in occasione della Giornata dei diritti delle Donne 2024, The Unjust Climate: il cambiamento climatico amplifica le disuguaglianze sociali, economiche e di genere, evidenziando l’urgente necessità di dedicare maggiori risorse finanziarie e attenzione politica alle questioni di inclusività e resilienza nelle azioni climatiche globali e nazionali.

Partecipazione e leadership bilanciata

Secondo uno studio commissionato da UNFCCC nel 2022, un maggiore coinvolgimento femminile nell’azione climatica contribuirebbe allo sviluppo e attuazione di politiche più efficienti e durature per la resilienza climatica. Basti pensare al ruolo fondamentale, nel raggiungere l’Accordo di Parigi del 2015, di leader climatiche come Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva di UNFCCC, Ségolène Royal, ex ministra francese dell’Ambiente e Laurence Tubiana, ex ambasciatrice francese per i negoziati sui cambiamenti climatici.

Tuttavia, ancora oggi, le donne attive nell’ambito dell’azione climatica si scontrano con barriere socioeconomiche e strutturali all’accesso. Per promuovere una partecipazione più partitaria, sono nate diverse organizzazioni, come SHE changes climate, fondata nel 2020 per favorire una più ampia partecipazione nei processi della diplomazia climatica, oppure WECAN International (Women’s Earth and Climate Action Network), una rete di donne leader indigene impegnate per una transizione giusta e per la fuoriuscita dai combustibili fossili, da attuare anche attraverso politiche climatiche di genere. Queste e altre realtà simili lavorano per creare una leadership climatica veramente rappresentativa e inclusiva.

Genere e clima nei processi multilaterali: la storia

1992: al Summit della terra di Rio de Janeiro è stato ufficialmente esplicitato, per la prima volta in un consesso internazionale, il legame tra i due temi. La dichiarazione di Rio, infatti, afferma al principio numero 20 che “Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione e nello sviluppo ambientale. La loro piena partecipazione è quindi essenziale per raggiungere uno sviluppo sostenibile”; anche l’Agenda 21, nello stesso anno, inseriva nel capitolo 24 l’“Azione globale per le donne verso lo sviluppo sostenibile.”

1995: alla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne dell’ONU, a Pechino, è stato introdotto il Gender mainstreaming, un approccio che mira a eliminare le diseguaglianze integrando una prospettiva di genere in ogni aspetto inerente alla realizzazione delle politiche di sviluppo.

2009: è stato fondato il Women and gender constituency (WGC) che chiede la piena realizzazione dei diritti delle donne e priorità in tutti i processi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

2012: alla COP18 di Doha, è avvenuta l’adozione della decisione 23/CP.18  per “Promuovere l’equilibrio di genere e migliorare la partecipazione delle donne nei negoziati UNFCCC e nella rappresentanza delle Parti negli organi istituiti ai sensi della Convenzione o del Protocollo di Kyoto”. Acclamata come il “Miracolo di Doha”, ha rappresentato un passo cruciale verso l’avanzamento di politiche climatiche sensibili al genere, in quanto ha stabilito l’obbligo di includere un punto permanente sull’uguaglianza di genere nell’agenda delle COP annuali: il Gender Day.

2014: sempre in ambito UNFCCC, è stato lanciato il Lima Work Programme on Gender

2015: la centralità della parità di genere per un futuro più equo e sostenibile è stata esplicitata dall’Obiettivo 5 – “Gender Equality/ Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le bambine” dell’Agenda 2030, un piano di azione composto da 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), sottoscritti dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

2019: alla COP25 di Madrid è stato adottato il Gender Action Plan, che ha l’obiettivo di affrontare la tematica della rappresentanza delle donne nelle delegazioni e l’adozione una prospettiva di genere nelle politiche.


ECCO e il Women’s Network

Vista la centralità delle tematiche di genere, di inclusione e legate alle diseguaglianze nella lotta al cambiamento climatico, a fine 2023 è nato il Women’s Network di ECCO, una rete di persone che si occupa di equità, diversità e inclusione. Il network, composto, per il momento, da tutte le professioniste del think tank, si pone l’obiettivo di introdurre e monitorare policy di genere interne all’organizzazione, creare analisi e momenti di formazione e confronto su tematiche rilevanti rispetto agli obiettivi del network. Infine, il network si pone come obiettivo quello di sperimentare tecniche di lavoro non gerarchico e collaborativo, oltre a servirsi di momenti di condivisione e ascolto attivo per contribuire al benessere di chi ne fa parte.

 

Foto di Ahmed akacha

Vedi Anche
Condividi