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Dal patto di stabilità al patto di sostenibilità

Come rivedere strumenti, regole e governance per finanziare la transizione ecologica

Con la pubblicazione del policy paperDal patto di stabilità al patto di sostenibilità ECCO vuole offrire il proprio contributo per aiutare ad assicurare che l’Europa, nel processo di revisione del patto di stabilità, garantisca adeguate risorse a sostegno dell’azione climatica.

Leggi il rapporto completo, qui.

Definire in cosa consista il debito per l’azione climatica è un esempio di debito buono, rispetto al cosiddetto debito cattivo, la cui esposizione eccessiva non è compatibile con il patto europeo.

Sono diversi i contributi che emergono dal testo proposto da Pia Saraceno:

  • Innanzitutto, la spesa pubblica per il clima è in molti casi considerata impropriamente come debito. Questo avviene perché i modelli macroeconomici utilizzati dalla Commissione europea non includono il costo dei rischi del cambiamento climatico e il ruolo positivo che la mitigazione avrebbe nel ridurli.
  • La Banca Centrale Europea (BCE) ha già in programma una revisione dei modelli per meglio includere le variabili climatiche, ma fintanto questo non avviene è necessario assegnare un ruolo speciale alla spesa pubblica per il clima, in modo da ritagliare uno spazio di azione agli stati per la decarbonizzazione.
  • La spesa pubblica per il clima va oltre il principio di green golden rule e si può ricondurre a tre principali dimensioni:

 

  1. Sostegno agli investimenti, prevalentemente produttivi, per innovare i processi e permettere di innescare la leva delle risorse private, riducendo i rischi di impresa connessi all’innovazione in un contesto economico soggetto al mutamento radicale della transizione.
  2. Interventi di sostegno mirato alla domanda di prodotti e servizi compatibili con la decarbonizzazione. Gli alti costi di queste tecnologie difficilmente, senza interventi, permetterebbero uno spostamento dei consumi su traiettorie compatibili con la neutralità climatica nei tempi richiesti. Tali spese, consentono di accelerare il rientro degli investimenti produttivi e di gestire la sostenibilità sociale della transizione.
  3. Spese connesse all’ammortizzazione degli impatti della transizione climatica sulle categorie più fragili. Queste spese consentono di impostare una giusta transizione, necessaria da un punto di vista di equità sociale e prerequisito per la riuscita della transizione stessa.

 

  • Assicurare un maggiore disponibilità di debito per finanziare la transizione climatica non riduce l’importanza della politica fiscale che anzi deve essere coerente con l’impianto complessivo della decarbonizzatione. L’intensità degli investimenti richiesti ed i rischi connessi all’innovazione non rendono pensabile demandare alla sola politica fiscale la possibilità di recuperare le risorse per finanziare la transizione.
  • Infine, creare un binario previlegiato per un debito verde richiede l’introduzione di strette condizionalità che garantiscano la coerenza di questa spesa con gli obiettivi climatici e la sostenibilità del debito. A tal fine è necessario un sistema di compliance e governance in grado di monitorare il percorso, garantire strumenti e chiarire le responsabilità delle azioni.

Nei prossimi mesi, in Europa, il dibattito sulla revisione del patto di stabilità entrerà nel vivo del confronto tra gli stati membri. Con un rapporto debito pubblico/PIL al 155,6% nel 2020 l’Italia è indubbiamente un sorvegliato speciale.

Ad oggi le diverse ipotesi sul tavolo sono ancora molto deboli nel considerare l’azione climatica come una dimensione separata e privilegiata del dibattito sul debito. Eppure il debito verde coincide nelle sue diverse componenti con la definizione di debito buono e rappresenta una dimensione dove il confronto tra i paesi è possibile riesca a trovare un’intesa.

L’azione climatica di per sé è azione collettiva e gli sforzi dei paesi più virtuosi sarebbero nulli senza un seguito da parte dei paesi più esposti al debito. L’azione collettiva sul clima, attraverso il rafforzamento del mercato interno europeo, rappresenta un obiettivo comune che dovrà emergere nel corso del 2022 per conciliare le richieste dei paesi frugali e le necessità di finanziare la transizione da parte dei paesi a maggiore debito.

Leggi il rapporto completo, qui.

Per maggiori informazioni sull’utilizzo dei contenuti o richieste stampa, si prega di scrivere a comunicazione@eccoclimate.org

 

Photo by Christian Lue on Unsplash

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