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Assemblea Generale delle Nazioni Unite 2024: tra passato e futuro

Come ogni anno, gli appuntamenti internazionali di New York aprono la stagione autunnale della diplomazia climatica che si concluderà con la COP29 ospitata a Baku in Azerbaigian (11-22 novembre) e il Summit G20 a Rio de Janeiro (18-19 novembre).

Quest’anno, la sfida per il Segretario delle Nazioni Unite Guterres è stata rilanciare la fiducia nel multilateralismo, in un momento di grandi tensioni geopolitiche, marcato dalla persistenza della guerra in Ucraina e dall’esacerbarsi del conflitto in Medio Oriente, da una crisi acuta delle istituzioni e della governance internazionale e da una distanza sempre crescente tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo.

Il Vertice per il futuro”, tenutosi il 22 e 23 settembre, è stato pensato come un momento di riflessione collettiva sul futuro del Pianeta e ha portato, non senza qualche obiezione, all’adozione del Patto per il futuro. La dichiarazione conclusiva riafferma la centralità degli obiettivi di sviluppo globali e sottolinea il nesso indissolubile tra la cooperazione multilaterale e il rispetto degli impegni internazionali sul clima sanciti alla COP21 di Parigi, rilanciando i target globali assunti alla COP28 di Dubai che impegnano i Paesi ad abbandonare le fonti fossili, triplicare la capacità installata di energia rinnovabile e raddoppiare gli sforzi di efficienza energetica entro il 2030.

Il clima è stato un elemento centrale anche di molti degli interventi dei leader alla settantanovesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), a partire dall’appello del Segretario Generale che ha invitato i Paesi a presentare, come previsto dalla scadenza dell’Accordo di Parigi, nuovi piani nazionali di riduzione delle emissioni (Nationally Determined Contribution o NDC) nel 2025, elaborare piani di transizione per l’uscita dalle fossili e mobilitare la finanza anche attraverso formule innovative.

L’appello di Guterres è stato colto da diversi leader, che hanno approfittato del podio per annunciare i propri impegni. Il leader brasiliano Lula ha dichiarato di voler presentare entro fine anno un NDC ambizioso e allineato all’obiettivo climatico dell’1,5°. Il Brasile, che quest’anno detiene la presidenza del G20, nel 2025 assumerà la presidenza della COP30, appuntamento cruciale per presentare nuovi obiettivi al 2035 e valutare progressi e ostacoli in questa decade critica dell’azione climatica. Insieme alla presidenza azera della COP29 e a quella emiratina della COP28, la presidenza brasiliana forma la “Troika”, che si riunisce (il 26 settembre) per discutere di iniziative congiunte. Come l’Azerbaigian e gli Emirati Arabi, anche il Brasile dovrà, però, affrontare la sfida di un’industria Oil & Gas, che non mostra intenzione di cambiare rotta.

In questo contesto, gli interventi della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono stati al contempo una conferma della volontà di leadership dell’Italia e una mancata opportunità per dimostrare questa ambizione attraverso nuovi impegni. Se l’obiettivo dichiarato è quello del dialogo e della progettualità concreta, soprattutto con i Paesi africani, le parole di Meloni rischiano di perdersi nel vento se accompagnate solo da progetti vecchi e poco impattanti, come quello di Eni sui biocombustibili in Kenya. Per rispondere alla grande sfida climatica, riconosciuta da Meloni stessa come una priorità, sarebbe auspicabile accogliere le richieste dei Paesi africani e mediterranei soprattutto nel campo della finanza. Questo per garantire un maggior accesso a capitali a condizioni favorevoli, come il Fondo IDA di Banca Mondiale, per ridurre la pressione debitoria e, quindi, dare maggiori opportunità di sviluppo reale e duraturo.

Con il supporto dell’Agenza internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) e l’Alleanza globale per le rinnovabili (Global Renewable Alliance), ECCO ha presentato – insieme a un nutrito gruppo di partner regionali – l’iniziativa “TeraMed”, un progetto che promuove il raggiungimento di 1 Terawatt di potenza rinnovabile installata al 2030 nella regione del Mediterraneo. Il supporto dell’Italia a questa iniziativa, supportata da un numero crescente di istituzioni e attori della società civile, darebbe concretezza e reale peso climatico e industriale agli impegni assunti a Dubai. Rappresenterebbe, inoltre, un primo passo importante verso il raggiungimento dell’obiettivo globale di 11 TW siglato proprio un anno fa a Dubai e garantirebbe concreti benefici economici e sociali, con conseguenze positive per tutta la regione. La COP29 è dietro l’angolo: vedremo come si comporterà il nostro Governo.

 

Foto di Davi Mendes

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