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Clima, competitività e politica: il confronto europeo sull’obiettivo 2040

Il 2 luglio 2025 la Commissione Europea ha presentato una proposta di revisione della Legge Europea sul Clima, per raggiungere l’obiettivo di riduzione del -90% delle emissioni di gas serra entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Il prossimo appuntamento da fissare in agenda, per la conferma di tale obiettivo, è la riunione dei Ministri europei dell’ambiente del 18 settembre 2025. Perché serve un obiettivo al 2040? Qual è il contesto politico che accompagnerà il processo di aggiornamento della legge clima? Come si collega all’NDC europeo? Questo articolo prova a fornire tutte le risposte.

L’obiettivo EU 2040, e la definizione del percorso per raggiungerlo, si inserisce nel solco di quanto previsto dal Green Deal, per il quale la decarbonizzazione dell’economia europea è la leva di rilancio della competitività industriale. Il percorso di questa proposta prese il via a inizio 2024, quando la Commissione Europea presentò una raccomandazione di obiettivo di riduzione al 90% accompagnato da una valutazione d’impatto, in cui elaborava vari scenari di riduzione delle emissioni entro il 2040.

Perché fissare un obiettivo di riduzione delle emissioni di medio termine?

Innanzitutto, c’è una ragione scientifica. Infatti, secondo le valutazioni del Comitato Scientifico Europeo per il Clima del 2023, il -90% rappresenta un obiettivo che permetterebbe all’Unione di dare il suo equo contributo all’Accordo di Parigi. Considerando che la Legge europea sul clima richiede di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, questa proposta rappresenta una tappa intermedia necessaria per assicurare il raggiungimento dell’obiettivo e assicurarsi che la quantità di emissioni totali rispetti quanto deciso dall’Accordo di Parigi.

In secondo luogo, l’obiettivo al 2040 risponde alla preoccupazione per gli effetti e gli impatti sempre più visibili e rilevanti del cambiamento climatico, che esprimono la maggior parte dei cittadini europei. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro, infatti, l’81% della popolazione europea è favorevole alla neutralità climatica entro il 2050, e la vasta maggioranza considera le politiche europee sul clima come prioritarie.

Inoltre, garantire un obiettivo di riduzione delle emissioni al 2040 offre un segnale chiaro sia al settore pubblico che privato, orientando gli investimenti in innovazione. Aspetto chiave per il rilancio della competitività europea a livello globale, come indicato dai documenti di indirizzo di questo secondo mandato Von der Leyen: il Competitiveness compass e il Clean Industrial Deal.

Infine, in un momento storico caratterizzato da profonda incertezza geopolitica, la presentazione di un obiettivo 2040 ambizioso mostrerebbe il sostegno dell’Unione verso il multilateralismo e le sue premesse. Oltre a mantenere un ruolo di leadership nella promozione dell’azione climatica globale, maggior ambizione europea potrebbe dare slancio nella presentazione dei prossimi contributi per l’Accordo di Parigi, che 198 Paesi dovranno presentare entro la prossima conferenza sul clima che si terrà a novembre in Brasile (COP30).

Ridurre le emissioni aumentando la competitività

La Commissione europea sostiene che nel disegnare l’obiettivo UE e l’architettura legislativa che ne deriverà saranno esaminate possibilità di semplificazione e flessibilità come, ad esempio, l’utilizzo dei crediti internazionali previsti dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, ‘supportando l’EU e i Paesi terzi nel raggiungere le traiettorie di emissioni nette compatibili con gli obiettivi dell’Accordo’.

La Commissione punta a ridurre la dipendenza da importazioni di combustibili fossili per abbassare i prezzi dell’energia e come leva per rilanciare la competitività industriale. Si conferma la volontà di investire in rinnovabili, elettrificazione dei processi industriali ed efficienza energetica. Si sostengono anche gli investimenti in tecnologie che al momento non sono mature, come quello per lo stoccaggio della CO2, ma valorizzando l’innovazione anche in termini di valutazione costo-efficacia delle tecnologie. Al contempo viene posto l’accento sulla riduzione degli impatti sociali per garantire una giusta transizione.

Verso l’obiettivo 2040: check point NDC 2035

Gli obiettivi 2040, presentati con procedura legislativa, e l’obiettivo 2035 (l’NDC europeo), stabilito, invece, con una Decisione del Consiglio UE prevista per il 18 settembre prossimo, sono collegati. Infatti, l’NDC fissa un obiettivo intermedio rispetto al 2040, guardando al 2035. Definire come arrivare al 2040 implica stabilire la traiettoria anche al 2035. Le opzioni sul tavolo, ad oggi, sono o una riduzione lineare del 72,5 %, oppure, se si scegliesse di concentrare le riduzioni delle emissioni negli anni successivi al 2035, potremmo veder concordata una riduzione del 66% al 2035. Tuttavia, agire velocemente preverrebbe significativamente i costi e i rischi per l’intero sistema economico di adattarsi agli effetti sempre più negativi dei cambiamenti climatici, come sottolineato anche dalla Banca Centrale Europea.

In un’ottica di accelerazione delle tempistiche di approvazione dell’obiettivo, funzionale a renderle coerenti con le scadenze dell’NDC, la scorsa settimana i gruppi progressisti della maggioranza Von der Leyen – Verdi, Socialisti e Democratici e Renew Europe – hanno proposto una procedura accelerata per garantire che l’obiettivo 2040 venisse approvato entro il 18 settembre. Non è una novità. Nel processo legislativo europeo, la procedura d’urgenza, ad esempio, ha assicurato una modifica del regolamento auto, permettendo l’adozione immediata della flessibilità richiesta dai produttori, senza trascinare il Regolamento per lunghe revisioni, preservando l’architettura complessiva della norma. Tuttavia, in questa occasione, la mozione per la procedura accelerata della Legge UE per il Clima non è stata approvata dal Parlamento, a causa del voto contrario del Partito Popolare Europeo. Il gruppo di estrema destra dei Patrioti per l’Europa si è aggiudicato la guida di questo dossier durante la procedura legislativa ordinaria, ovvero l’iter che questa proposta dovrà seguire. Saranno quindi i gruppi di estrema destra ad avere la responsabilità di calendarizzare la discussione e abbozzare la posizione del Parlamento Europeo, che, dopo i negoziati con Commissione e Consiglio, costituirà la posizione UE. Considerando l’opposizione di questa area politica al Green Deal, è plausibile aspettarsi posizioni ostruzioniste e ritardi sull’approvazione dell’obiettivo, con il rischio di pregiudicare sia il processo di approvazione della Legge Clima, sia dell’NDC. Senza l’approvazione dell’obiettivo 2040 a settembre, le probabilità di avere un NDC meno ambizioso – e quindi del 66% – aumentano considerevolmente.

Un quadro politico coerente permette di sviluppare una visione di lungo periodo, quantomai necessaria per evitare norme inefficienti e controproducenti anche a livello nazionale. Per questo il dibattito sull’obiettivo 2040 non può diventare un terreno di scontro politico, ma deve essere visto da tutti come un’occasione per rilanciare la competitività industriale europea.

Foto di Tim van der Kuip

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