Leggi lo studio “Sicurezza energetica: il ruolo dell’elettrificazione per l’Italia”
Qual è l’attuale contesto di mercato del gas, in Italia e in Europa? C’è crisi, sarebbe la risposta breve. Più nel dettaglio, osserviamo il perdurare delle tensioni geopolitiche e di un equilibrio fragile tra domanda e offerta di gas a livello globale, alimentando di conseguenza la volatilità dei prezzi sui mercati energetici.
Diversi fattori, come la fine del contratto di transito del gas tra Gazprom e l’Ucraina e la riduzione dei flussi provenienti da Algeria e Azerbaigian, negli ultimi mesi hanno provocato un aumento dei prezzi del gas in Italia e in Europa. Aumenti che a gennaio 2025 hanno raggiunto un valore di 50 euro/MWh. Con questo prezzo, come dicevamo a dicembre, l’inverno in corso sarà il più caro di sempre per le famiglie italiane.
La geopolitica influenza profondamente il mercato dell’energia con conseguenze sia sulla sicurezza degli approvvigionamenti sia sull’andamento dei prezzi dei beni energetici. Il permanere di una condizione di dipendenza dal gas e dalla sua importazione significa essere strettamente legati ai rischi connessi alle evoluzioni geopolitiche e alle dinamiche internazionali.
È proprio in questo contesto che si inserisce lo studio realizzato dall’European Council on Foreign Relations (ECFR), con l’obiettivo di analizzare le vulnerabilità e i fattori di rischio legati alle nuove forniture di gas.
Il nostro Paese, in genere, tende a limitare tali rischi attraverso ridondanze infrastrutturali, e la risposta alla crisi del gas ne è stata una dimostrazione. L’Italia ha da un lato diversificato le fonti attraverso nuovi accordi con diversi Paesi esportatori, spesso affetti da significativa instabilità socio-economica e politica, e dall’altro aumentato l’importazione di Gas Naturale Liquefatto (GNL), più costoso e ambientalmente dannoso, soprattutto se prodotto attraverso la tecnica del fracking. Tuttavia, oltre alla sostituzione delle forniture russe, è stata la riduzione della domanda, spinta da risparmi, rinnovabili ed efficienza energetica, a garantire un riequilibrio tra domanda e offerta di gas. L’attuale rete gas nazionale – già sovrabbondante – ha garantito la sicurezza energetica nonostante la riduzione di flussi da altre direttrici come quella libica.
Il lavoro va a completare precedenti studi di ECCO che mostrano come l’infrastruttura d’importazione di gas stia già funzionando al di sotto della capacità a causa di una domanda in calo per effetto dell’evoluzione tecnologica guidata dagli obiettivi ambientali. Investire oggi in un’espansione di tale infrastruttura presenta significativi rischi anche di sostenibilità economica, sottraendo risorse ad altri investimenti energetici. Al contrario, la riduzione della dipendenza dai fossili attraverso rinnovabili, efficienza energetica ed elettrificazione rappresenta la migliore soluzione in termini di sicurezza e competitività economica.
Lo studio esamina inoltre i profili di rischio dei principali nuovi fornitori di gas. Nel Mediterraneo la prolungata crisi politica in Libia, la fragilità del modello socioeconomico algerino e le crescenti difficoltà interne dell’Egitto rappresentano fattori determinanti per l’affidabilità di tali partner energetici. Anche fornitori più lontani non sono privi di criticità: i contratti a lungo termine con il Qatar e la possibilità di nuove infrastrutture dall’Azerbaigian generano rischi di stranded assets, mentre la presidenza Trump rende le forniture statunitensi sempre più delicate politicamente, oltre che dal punto di vista ambientale.
Infine, lo studio riflette sullo spostamento verso una dipendenza tecnologica legata al dominio cinese nella produzione di parte delle componenti di un’infrastruttura elettrica rinnovabile, a partire dai pannelli solari. Tale esposizione risulta comunque di natura diversa e meno grave: non è definita dalla disponibilità fisica ma dalla convenienza economica e dai costi di produzione tra sud est asiatico ed Europa.
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Foto di kodda