Dalla crisi economica del 2007, la povertà in Italia è in aumento, e ha raggiunto nel 2021 un valore del 7,5%, ossia 1,9 milioni di famiglie italiane. Sempre più individui hanno quindi visto ridursi la loro capacità di accedere a servizi essenziali offerti sul mercato, tra cui l’energia, e il fenomeno della povertà energetica è diventato un’ingente preoccupazione per diversi attori, inclusi i decisori politici.
Nel corso degli ultimi anni, il tema della povertà energetica ha ricevuto maggiore attenzione per l’effetto del susseguirsi di una molteplicità di crisi – pandemica, economica ed energetica, quest’ultima inaspritasi con l’invasione russa in Ucraina. E nel momento in cui Italia ed Europa si accingono a intraprendere una strutturale trasformazione del sistema energetico, ancora pesantemente dominato dai combustibili fossi, con lo scopo di mitigare le crisi “multiple” del nostro secolo – climatica, sociale ed economica -, il fenomeno della povertà energetica acquista una centralità senza precedenti. Il modello di sviluppo che provoca questa esternalità è ormai chiaramente riconosciuto come insostenibile, non solo sul piano ambientale, ma anche economico e sociale.
Cosa si intende per povertà energetica
Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) – lo strumento più importante che l’Italia ha per individuare la propria strategia energetica e combattere il cambiamento climatico – definisce la povertà energetica “come la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici oppure come la condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a quanto socialmente accettabile”. Il fenomeno è determinato dalla combinazione di tre fattori principali: un prezzo elevato dell’energia, basso reddito del nucleo familiare, inefficienza dell’abitazione e degli elettrodomestici dal punto di vista energetico.
Secondo l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), nel 2021 sono 2,2 milioni le famiglie italiane che si trovano in tale condizione – l’8,5% del totale, in aumento rispetto all’8% del 2020. In Europa una famiglia su quattro dichiara di non potersi permettere un adeguato riscaldamento, raffreddamento o illuminazione nella propria abitazione.
Le politiche di contrasto
In generale, le politiche per combattere tale fenomeno si classificano in:
- politiche per ridurre la spesa energetica delle famiglie;
- politiche per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni;
- sussidi a famiglie con redditi bassi.
Finora gli sforzi si sono concentrati principalmente sulla prima tipologia. Il bonus sociale (elettrico e gas), introdotto a partire dal 2007, utilizza l’ISEE – misura del livello economico complessivo del nucleo familiare – come indicatore principe per determinare il diritto di accesso ai bonus. Sebbene la platea di percettori sia aumentata negli anni, permangono ancora alcune lacune che impediscono di raggiungere coloro che non hanno un contratto elettrico o gas (affittuari, utenti condominiali gas, coloro i quali utilizzano un altro combustibile per riscaldare la propria abitazione).
Scarsa attenzione ha ricevuto la seconda tipologia indirizzata al miglioramento dell’efficienza edilizia, su cui si è storicamente lavorato poco, almeno nella capacità delle politiche di incentivazione di agevolare le classi più vulnerabili.
Le varie detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e l’efficientamento energetico hanno avuto un impatto perlopiù regressivo, agevolando in misura crescente i redditi elevati. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio stima che la metà dell’ammontare totale delle detrazioni (fino al 2020) sia stato fruito da poco più del 10% delle classi di contribuenti più ricche, con una maggiore distribuzione (60%) nelle regioni del Nord.
Da stime ancora preliminari emerge un significativo aumento della fruizione nei comuni a reddito più basso e nelle regioni del centro-sud nel passaggio da Ecobonus a Superbonus 110%, molto probabilmente per effetto dell’aliquota più alta e della possibilità di cedere il credito a terzi. Tuttavia, solo il 4% degli investimenti risulta a vantaggio di soggetti non persone fisiche, quali cooperative, IACP. E le case popolari sono le tipologie catastali con la minor incidenza degli investimenti.
Le azioni per il futuro
I paesi che stanno più efficacemente riducendo il problema della povertà energetica hanno indirizzato le proprie politiche verso rinnovabili ed efficientamento, in altre parole, hanno messo la decarbonizzazione al servizio delle famiglie.
La coesistenza di diversi fattori soggiacenti a una condizione di povertà energetica delinea la natura multidisciplinare del problema, e la necessità di definire, misurare e monitorare il fenomeno includendo multiple dimensioni, socio-economiche, territoriali e ambientali. Oggi, in Italia e in Europa, la povertà energetica è un problema strettamente legato alla transizione energetica e alla trasformazione dei nostri stili di vita e sarà sempre più determinata dalla capacità di persone e famiglie di poter accedere alle tecnologie per l’efficientamento degli edifici e per la produzione di energia rinnovabile.
Se questo non viene integrato nelle strategie di policy, le famiglie in povertà energetica di domani saranno quelle escluse dalla transizione energetica. Non potranno, infatti, permettersi le nuove tecnologie in ambito energetico e di efficientamento se da una parte l’aumento dei redditi non riesce ad allinearsi all’offerta (di queste tecnologie) e dall’altra la politica non riesce a introdurre incentivi mirati e un sistema di supporto e informazione adeguato. Dall’altro lato l’Italia mancherebbe l’opportunità di sfruttare i benefici generati dalla transizione, come l’abbattimento delle emissioni, il miglioramento delle qualità dell’aria, lo sviluppo economico e la creazione di nuova occupazione.
Il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici è uno dei principali interventi a supporto dei poveri energetici: più l’abitazione ha buone prestazioni energetiche, più sarà bassa la domanda di energia richiesta per raggiungere i livelli minimi di comfort e minore saranno i costi energetici.
Servono strumenti finanziari specifici per gli edifici pubblici a partire dall’edilizia residenziale pubblica. La riqualificazione di questi immobili, a volte organizzati in grandi complessi, è un prezioso strumento per combattere la povertà energetica e rivitalizzare interi quartieri.
Leggi l’articolo originale e scopri di più sulla campagna “Chiudi col Gas”
Foto di Madison Inouye