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Metano: emissioni e iniziative per ridurle

Il metano è un potente gas serra, il secondo maggior responsabile del riscaldamento globale dopo la CO2. Un kilogrammo di metano ha un impatto climalterante 84-86 volte della CO2 su un arco di 20 anni e 28-34 volte su 100 anni.  

L’ultimo rapporto dell’IPCC ha sottolineato l’urgenza di affrontare le emissioni di metano e sottolinea che se vogliamo contenere l’aumento della temperatura entro 1,5°C, dobbiamo eliminare circa il 30% delle attuali emissioni di metano entro il 2030 e il 45% entro il 2040.  

A livello globale, le emissioni di metano provengono principalmente dal settore agricolo (40%), dai combustibili fossili (35%) e dai rifiuti organici (20%).  

Le emissioni derivanti dalle attività fossili possono verificarsi lungo tutta la catena di approvvigionamento del petrolio e del gas. La maggior parte delle emissioni di metano (85%) però si concentra nelle operazioni upstream del settore petrolifero e del gas. Le operazioni di estrazione, infatti, rilasciano metano nell’atmosfera attraverso le pratiche del flaring e del venting, nonché attraverso il rilascio involontario di emissioni fuggitive. 

  • Il Flaring è la pratica che prevede il convogliamento e la combustione, in una cosiddetta “torcia”, del gas che viene estratto in eccesso durante l’estrazione del petrolio. Viene effettuato nei casi in cui si ritiene antieconomico raccoglierlo e venderlo (tipicamente in contesti con regolamenti ambientali meno rigidi) o in situazioni di emergenza per questioni di sicurezza (in contesti più regolamentati). 
  • Il Venting prevede il rilascio diretto di gas metano nell’atmosfera. In passato era una comune pratica di processo (sostituita dal proprio flaring per trasformare il metano in CO2 per il suo impatto climalterante), oggi si verifica per lo più per procedure di emergenza o in caso di apparecchiature di flaring difettose e di torce di combustione non accese.  
  • Le emissioni fuggitive sono perdite e rilasci involontari durante la produzione e il trasporto di gas naturale che provocano la fuoriuscita di metano nell’atmosfera. Queste perdite, tipicamente dovute alla scarsa manutenzione o alla rottura delle apparecchiature, possono rilasciare enormi quantità di metano e sono spesso definite “super-emettitori”. 

L’abbattimento delle emissioni di metano nell’industria petrolifera e del gas è una delle azioni più immediate, ma anche più economiche, per contribuire alle emissioni di gas serra: la IEA stima che circa il 40% delle emissioni di metano a livello globale derivanti dalle operazioni di estrazione di petrolio e gas potrebbero essere evitate senza alcun costo netto. 

A livello globale sono state lanciate numerose iniziative che impegnano aziende e governi ad agire per ridurre le proprie emissioni. Tra queste: 

  • Il Global Methane Pledge, un’iniziativa guidata dall’UE e dagli Stati Uniti che si impegna a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030, lanciata nel 2021 alla COP26 di Glasgow. Da allora, la sua azione è cresciuta, coinvolgendo un numero sempre maggiore di Paesi (ora 150), con oltre 50 Paesi che hanno già sviluppato piani d’azione nazionali o sono in procinto di farlo. 
  • L’iniziativa Zero Routine Flaring della World Bank che impegna i governi e le compagnie petrolifere a porre fine al flaring di routine entro il 2030. 
  • Il regolamento dell’Unione Europea sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia che obbliga l’industria europea del gas fossile, del petrolio e del carbone a misurare, monitorare, comunicare e verificare correttamente le proprie emissioni di metano e adottare misure per ridurle.  

Foto di Anne Nygård

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