Le emissioni di gas serra sono la prima causa dell’innalzamento delle temperature medie del pianeta. Questo ha generato un’accelerazione dei cambiamenti climatici. Lo afferma la scienza, attraverso il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC), l’agenzia dell’ONU responsabile della scienza del clima, nel rapporto di sintesi – ultimo in termini di tempo – del Sesto rapporto di valutazione (6th Assessment Report, AR6) pubblicato a marzo 2023.
C’è un consenso inequivocabile, tra gli scienziati che si occupano di clima, sulla causa di tale cambiamento: l’attività umana. L’IPCC evidenzia che il cambiamento climatico in atto rappresenta una minaccia per il benessere del genere umano, per le società e per il mondo naturale. Il clima si sta riscaldando a una velocità che non ha precedenti, almeno negli ultimi 2.000 anni. L’ultimo decennio è stato il più caldo degli ultimi 125.000 anni. L’estate appena trascorsa è stata la più calda sulla Terra da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1880.
In seguito all’Accordo di Parigi, il settore privato e le organizzazioni della società civile devono tener traccia delle proprie emissioni per poter pianificare azioni di riduzione verso il Net-zero (per l’Europa fissato entro il 2050). In questo senso, il Protocollo GHG rappresenta un quadro globale completo e standardizzato per la misurazione e la gestione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG). Esso è il protocollo più utilizzato per la misurazione della carbon footprint, ossia l’impronta carbonica di un’azienda, a livello globale e include tutti i principali gas serra riconosciuti dal Protocollo di Kyoto e dall’Accordo di Parigi per il loro contributo al cambiamento climatico, tra i quali l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4).
Tramite questo protocollo è possibile rendicontare le emissioni di varie tipologie. Le emissioni, infatti, sono classificate in tre macrocategorie: Scope 1, 2 e 3.
- Emissioni di scope 1: tutte quelle fonti di emissioni dirette prodotte da un’organizzazione. Per esempio, nel caso di un’azienda petrolifera, sono le emissioni derivanti dalle attività di produzione e trasporto di gas e petrolio.
- Emissioni di scope 2: tutte quelle fonti di emissioni indirette dovute alla produzione di elettricità, vapore o calore prodotte in un luogo differente rispetto a quello dell’azienda, ma che sono direttamente attribuibili all’azienda. In caso di un’azienda petrolifera, sono le emissioni derivanti dall’acquisto e utilizzo di elettricità, vapore o calore acquistate da soggetti terzi.
- Emissioni di scope 3: emissioni indirette legate alle attività a monte (upstream) o a valle (downstream) dei processi aziendali. Questa categoria include le fonti emissive che non sono sotto il diretto controllo aziendale, ma le cui emissioni sono indirettamente dovute alla sua attività, andando quindi a includere anche le emissioni prodotte dalle attività dei propri consumatori. Le emissioni scope 3 di un’azienda petrolifera sono emissioni derivanti dall’uso finale di prodotti venduti dall’azienda, ad esempio i carburanti come diesel e benzina.
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