Notizie

Il Mediterraneo al centro: sfide comuni e opportunità condivise su energia e clima

Il Mediterraneo, con le sue sfide e opportunità, può e deve essere protagonista nella costruzione di una risposta comune alla crisi climatica. La rinnovata attenzione che l’Italia e l’Europa stanno dedicando al Mediterraneo apre a nuove opportunità per definire una risposta comune, strumentale all’accelerazione del processo di transizione energetica a livello regionale e internazionale.

Una Commissione europea proiettata verso il Mediterraneo: il Nuovo Patto

Dal punto di vista europeo, l’inedita nomina di una Commissaria per il Mediterraneo – la croata Dubravka Suiça – e la creazione di una Direzione generale dedicata a Medio Oriente, Nord Africa e Golfo (DG MENA) mettono in luce la volontà della Commissione guidata da Ursula von der Leyen di rinnovare i rapporti con il proprio vicinato meridionale a trent’anni dall’avvio del processo di Barcellona, che ha inaugurato la cooperazione euro-mediterranea.

In questo quadro, tramite DG MENA la Commissione europea sta lavorando a un Nuovo Patto per il Mediterraneo, che intende sistematizzare le relazioni tra l’UE e la sponda Sud, promuovendo un modello di cooperazione win-win all’insegna di pragmatismo, flessibilità e inclusione. Un vero e proprio Patto, dunque, che deve essere costruito insieme. Per questo, a differenza del processo che portò alla definizione della Nuova Agenda per il Mediterraneo nel 2021, Bruxelles sta conducendo una serie di consultazioni multilivello, per raccogliere osservazioni da parte di esperti, società civile e settore privato, oltre che governi dei paesi UE e dei paesi partner.

Affinché il Patto possa dare un rinnovato contributo nel promuovere stabilità, prosperità e sviluppo nella Regione, sarà fondamentale integrare la dimensione climatica e riconoscere il clima come fattore moltiplicatore delle minacce (threat multiplier) non solo a livello ambientale ma anche a rispetto a vulnerabilità economiche, politiche, sociali, instabilità e conflitti.

Da un lato, ciò sottolinea la necessità che la valutazione degli impatti climatici si liberi di una natura settoriale per diventare parte integrante e attiva di tutte le iniziative e i progetti che riguardano la Regione. Dall’altro, la dimensione clima mette in luce l’esigenza di andare oltre la sola cooperazione bilaterale, che sappiamo coprirà un ruolo prevalente nel Nuovo Patto, per coltivare una vera e propria dimensione di cooperazione regionale nel Mediterraneo, come base per affrontare sfide comuni, come quelle legate al cambiamento climatico.

Nuove frontiere della cooperazione euro-mediterranea sulla transizione energetica

Tra le aree prioritarie per il Nuovo Patto figura quella della transizione energetica. In particolare, nel quadro del Nuovo Patto la cooperazione in materia di energie rinnovabili e clean tech verrà affrontata dalla Trans-Mediterranean Energy and Clean Tech Cooperation Initiative (T-MED). In questo quadro, la nuova strategia europea dovrebbe far leva sulle opportunità economiche e di sviluppo offerte dalla transizione energetica, favorendo occupazione, crescita industriale e resilienza economica. In particolare, adottare un obiettivo regionale mediterraneo per le energie pulite rappresenta un passo imprescindibile per riconoscere il potenziale dell’energia rinnovabile nel favorire sicurezza energetica e sviluppo sostenibile nella Regione.

Nel quadro dell’Accordo raggiunto alla COP28 per triplicare la capacità globale di produzione di energia rinnovabile fino a 11TW entro il 2030, l’iniziativa TeraMed è emersa come una concreta risposta regionale, con l’obiettivo di fornire 1TW di capacità di produzione di energia rinnovabile nel Mediterraneo entro il 2030. Di nuovo, l’adozione di un obiettivo regionale, e la sua inclusione nel Nuovo Patto e nell’Iniziative T-MED, può contribuire a mobilitare l’impegno politico e a stimolare investimenti pubblici e privati su larga scala nelle energie rinnovabili nel Mediterraneo.

L’Italia e la promozione della transizione energetica nel Mediterraneo: processo di Roma e Piano Mattei

L’Italia può assumere un ruolo guida nel processo di transizione energetica nel Mediterraneo, promuovendo crescita economica e stabilità della Regione. Per farlo, Roma può far leva sul suo posizionamento geopolitico nel Mediterraneo e sulle sue consolidate relazioni con i paesi nordafricani, che si riflettono in iniziative quali il Processo di Roma e il Piano Mattei.

Avviato nel luglio 2023 con la Conferenza Internazionale Sviluppo e Migrazioni organizzata a Roma da Italia e Tunisia, il Processo di Roma rappresenta una piattaforma per la promozione di stabilità politica e sviluppo economico e sociale nel Mediterraneo allargato. Per farlo, l’iniziativa fa leva sui nessi clima-energia e clima-migrazione, e sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione e i finanziamenti sia per le iniziative di mitigazione sia per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Punti di partenza promettenti che, auspichiamo, data l’ampiezza dei partecipanti livello di Stati (inclusi i Paesi del Golfo) quanto di istituzioni (incluse istituzioni finanziarie internazionali e banche di sviluppo) possano portare a sviluppi concreti.

A partire dal suo annuncio ufficiale a inizio 2024, il Piano Mattei ha rilanciato l’interesse verso il continente africano, con specifico focus sul Nord Africa – il Piano, infatti, conta Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto tra i paesi prioritari. Entro il 30 giugno 2025, il Governo dovrà trasmettere al Parlamento la Relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano, che andrà ad aggiornare il quadro presentato con l’ultima Relazione di novembre 2024. A oggi, il Piano conferma la centralità della cooperazione nel campo delle energie rinnovabili, che rappresentano un pilastro della rinnovata strategica italiana verso l’Africa.

D’altronde, dal 2022-2023, la cooperazione bilaterale tra l’Italia e i singoli paesi del Nord Africa sulla transizione energetica ha registrato una crescita significativa, sia sul piano istituzionale sia attraverso il coinvolgimento del settore privato. Una direzione, questa, che è in linea con una necessaria ridefinizione dei pilastri della politica estera e della diplomazia (energetica) italiana verso la regione, alla luce delle dinamiche multidimensionali legate alla transizione energetica.

Data la complessità delle sfide, un approccio basato sui singoli progetti di cooperazione – che tende a caratterizzare l’intervento italiano nella Regione – non è sufficiente ad imprimere una svolta trasformativa, come invece propone il Piano Mattei. I singoli progetti, iniziative e strumenti di cooperazione dovrebbero, invece, essere inquadrati in una visione strategica più ampia, multilivello e inclusiva per la transizione energetica nel Mediterraneo, capace di mobilitare concretamente l’intero Sistema Italia, e di superare la dimensione bilaterale per abbracciare un orizzonte regionale e multilaterale.

L’internazionalizzazione del Piano Mattei

Va da sé che raggiungere questi obiettivi risulta impossibile se l’iniziativa italiana rimane isolata. Ecco perché è centrale che l’Italia allinei e coordini la sua strategia con l’UE, con altri Stati membri che operano attivamente in questa Regione, organizzazioni internazionali e alleati strategici, con il fine di massimizzare risorse, impatto e credibilità e raggiungere obiettivi condivisi.

In questo quadro, l’internazionalizzazione del Piano Mattei e il suo legame con iniziative quale il Global Gateway dell’UE – testimoniate anche dal Vertice Piano Mattei-Global Gateway che si terrà a Roma il prossimo 20 giugno – sono fondamentali affinché la strategia italiana possa aumentare il suo impatto dal punto di vista politico e finanziario.

Non solo: il focus sulla transizione energetica e sul relativo sviluppo infrastrutturale di iniziative quali Global Gateway e la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII) lanciata in quadro G7 possono fornire la giusta ampiezza e ancoraggio al Piano Mattei nel suo ruolo di catalizzatore di crescita verde e sviluppo sostenibile nel Mediterraneo e in Africa.

Il MED 9 e il potenziale ruolo dell’Italia

Tra i fora chiave per l’Italia per promuovere un’agenda più ambiziosa per la transizione energetica nel Mediterraneo rientra anche il formato di dialogo MED9, gruppo informale di Stati membri UE che si affacciano sul Mediterraneo – Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna – che condividono interessi comuni. A inizio giugno, i Ministri dell’ambiente, clima ed energia dei MED9 si sono riuniti a Portorose, Slovenia, dove hanno firmato due dichiarazioni ministeriali su ambiente ed energia.

Dichiarazioni che, pur rappresentando un passo in avanti su alcuni fronti, rimangono un’occasione non pienamente sfruttata. Se da un lato, la dichiarazione sull’ambiente riconosce il Mediterraneo come hotspot climatico, la crisi climatica non viene inquadrata nel suo aspetto trasversale come moltiplicatore di minacce, e l’agenda clima e quella energia rimangono slegate. Lato energia, i MED9 riaffermano il loro impegno verso una transizione energetica giusta, inclusiva e competitiva, riconoscendo l’importanza della cooperazione transfrontaliera, delle interconnessioni e delle reti per una sicurezza energetica condivisa.

Tuttavia, non si parla di coinvolgimento dei Paesi non-UE del Mediterraneo, essenziali per la transizione. Parlare di “hub energetico verde” senza questi attori indebolisce la visione regionale, limita l’ambizione e mina la credibilità internazionale dell’UE. Senza una cooperazione inclusiva, la resilienza del Mediterraneo rimane fuori portata, con drammatiche conseguenze per la stabilità e la prosperità di tutta la Regione. Infine, manca nelle dichiarazioni un impegno del gruppo dei MED9 a coordinarsi per agire con voce comune all’interno dell’UE. Un quadro, questo, dove l’Italia potrebbe giocare un ruolo chiave per favorire l’integrazione regionale e la cooperazione economico-industriale nel Mediterraneo, in linea con le opportunità definite della transizione energetica.

Foto di Natasa Savva

Vedi Anche
Condividi