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ASVIS-ECCO – Il futuro dell’Europa: investire nella transizione climatica per tutti

VENERDÌ 10 MAGGIO 2024 – h.9:30-12:45
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, VIA MILANO 9/A, ROMA


In vista delle elezioni europee e del Vertice G7 organizzato dall’Italia nel giugno 2024, ECCO e ASviS organizzano un importante momento di confronto per discutere i prossimi passi da compiere per raggiungere il livello di investimento di cui l’Europa e il mondo necessitano per affrontare il cambiamento climatico.

Il dibattito partirà da queste domande:

In che modo l’Europa si assicurerà il livello di investimenti climatici necessari per la transizione?

In che modo l’Europa può sostenere gli investimenti sul clima a livello globale?


Speaker confermati includono:

Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari

Enrico Giovannini, Co-Fondatore e Direttore scientifico di ASviS, già Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (2021-2022)

Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della Banca Europea per gli Investimenti

Frank Elderson, Membro del Comitato esecutivo e Vicepresidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea.

Marco Buti, titolare della cattedra Tommaso Padoa-Schioppa sull’integrazione economica e monetaria presso l’Istituto Universitario Europeo e già Capo di Gabinetto dell’Istituto.
integrazione economica e monetaria presso l’Istituto Universitario Europeo ed ex Capo di Gabinetto del Commissario Gentiloni.

Avinash Persaud, Consigliere speciale del Presidente della Banca Interamericana di Sviluppo

John Asafu-Adjaye, Senior Fellow residente, Centro Africano per la Trasformazione Economica (ACET).

Rachel Kyte, Preside emerito della Fletcher School dell’Università Tufts ed ex
Direttore generale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile per tutti (SEforALL)

Luca Bergamaschi, Direttore e Co-fondatore, ECCO, il think tank italiano per il clima

Eleonora Cogo, Senior Associate International Finance, ECCO, il think tank italiano per il clima

Scarica il programma completo. L’evento sarà in inglese con traduzione simultanea in italiano.

I posti in presenza sono limitati, invitiamo i partecipanti a registrarsi qui.
L’evento sarà anche trasmesso via web, un link per la sola visione sarà pubblicato su questa pagina


Se gli investimenti puliti e resilienti non aumenteranno rapidamente, il cambiamento climatico eserciterà impatti sociali ingestibili, danneggiando lo stock di capitale e colpendo la maggior parte delle attività economiche. Allo stesso tempo, questi investimenti rappresentano un’opportunità economica irripetibile per accelerare la diffusione tecnologica, l’innovazione e una trasformazione  ampia delle catene del valore globali – e, così facendo, costruire economie di scala che abbassino i prezzi e allarghino la porzione di società che ha accesso a beni e servizi a zero emissioni di carbonio.

L’azione per il clima richiede uno stretto coordinamento internazionale e un nuovo sistema di governance economica progettato per fornire risultati più equi. Tuttavia, questi sono minacciati da un peggioramento del contesto geopolitico, modellato da vecchi e nuovi conflitti, dal confronto strategico tra Stati Uniti e Cina e dalla crescente sfiducia tra l’Occidente e il Sud del mondo. Per avere successo, i benefici degli investimenti sul clima dovranno essere distribuiti in modo più uniforme in tutto il mondo. Le economie emergenti sono alla ricerca di investimenti produttivi, mentre molti paesi sotto pressione per il debito hanno uno spazio fiscale limitato.

Gli investimenti climatici rappresentano una delle principali fonti di vantaggio competitivo a lungo termine. È di fondamentale importanza che la questione sia al centro del dibattito politico in vista delle elezioni europee e del vertice del G7 di giugno.

A seguito dell’Accordo di Parigi, l’Unione europea ha adottato obiettivi climatici ambiziosi e una serie di azioni legislative nell’ambito del Green deal e del Regolamento sulla finanza sostenibile. A seguito della pandemia di Covid-19 e dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Ue ha mobilitato una quantità significativa di denaro pubblico per rispondere a questi shock e promuovere una ripresa verde tramite Next generation Eu (Ngeu). Tuttavia, ci sono questioni strategiche chiave che restano da definire. A livello europeo, ciò comporta il completamento dell’Unione bancaria e del mercato dei capitali. A livello globale, è necessaria una nuova visione coordinata e inclusiva – a 80 anni dalla creazione delle istituzioni di Bretton Wood – per reimmaginare l’economia globale in modo più giusto. Il G7 è ancora un forum rilevante per proporre nuove norme per la prosperità globale condivisa, mentre il G20 rimane il principale forum globale per il coordinamento economico tra le maggiori potenze economiche.

L’azione per il clima richiede investimenti senza precedenti per un arco di tempo ben oltre l’orizzonte di Ngeu (2026). Per raggiungere lo zero netto entro il 2050 sono necessari sforzi di investimento a livello dell’Ue pari ad almeno il 3-4% del Prodotto interno lordo (Pil) all’anno. La finanza privata deve garantire un flusso sostanziale di investimenti sostenibili, ma una quota significativa pari all’1-1,5% del Pil all’anno devono provenire da fonti pubbliche. A livello globale, entro il 2030 nelle economie emergenti (Cina esclusa) saranno necessari 2,4 trilioni di dollari per investimenti legati al clima, un aumento di quattro volte rispetto ai livelli attuali. Ciò include un aumento di 15 volte della finanza privata internazionale rispetto ai livelli attuali.

In Europa, le nuove regole fiscali costringeranno la maggior parte dei membri dell’Ue a perseguire aggiustamenti fiscali restrittivi, mentre la persistenza dell’inflazione sta riducendo gravemente la capacità della Banca centrale europea di gestire la liquidità del sistema. I vincoli fiscali saranno particolarmente restrittivi per Paesi come l’Italia, che soffre di elevati livelli di debito e deficit.

Con una rivoluzione economica verde globale in corso, se l’Europa non aumenta in modo significativo i propri investimenti sul clima rischia di trovarsi impreparata a una concorrenza globale sempre più dura. Parallelamente, se l’Europa non sostiene la mobilitazione degli investimenti climatici nelle economie emergenti, non sarà in grado di ricostruire la fiducia tra i paesi e nel multilateralismo.

Foto di Pixabay

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