COP29

COP: quali prospettive per il nuovo obiettivo di finanza climatica?

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Non c’è mai stata una COP in cui la finanza non sia stata la patata bollente da gestire nelle ultime ore della conferenza. Ma quest’anno, più che in passato, chiameremo questa: “la COP della finanza“.

La COP29, che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre, si è già aggiudicata questo appellativo, poiché il risultato principale sarà la definizione del Nuovo obiettivo finanziario per il clima (New Collective Quantified GoalNCQG), che sostituirà il precedente obiettivo dei 100 miliardi di dollari stabilito nel 2009. Quest’ultimo mirava a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per sostenere l’azione per il clima nei Paesi in via di sviluppo, prorogato poi per altri 5 anni a seguito dell’adozione dell’Accordo di Parigi nel 2015. Alla stessa COP21 di Parigi fu deciso che un nuovo obiettivo finanziario dovesse essere fissato entro il 2025, e che questo debba tenere in debita considerazione i bisogni crescenti dei Paesi in via di sviluppo.

L’obiettivo iniziale di questo impegno finanziario, che mirava a sostenere sia la mitigazione (quindi la riduzione delle emissioni) che l’adattamento (ovvero minimizzare gli impatti del cambiamento climatico), ha avuto risultati misti. Sicuramente è aumentata in modo significativo la consapevolezza globale dell’urgente necessità di un sostegno economico per guidare la transizione verso un’economia a zero emissioni e per aiutare le comunità più vulnerabili a far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, ha portato i Paesi con condizioni economiche più favorevoli a dare priorità all’azione per il clima nelle loro agende di sviluppo internazionali.

Ciononostante, i ritardi nel raggiungimento dell’obiettivo dei 100 miliardi, pare sia stato raggiunto solo nel 2022, insieme alle incongruenze tra le cifre riportate per i finanziamenti, hanno alimentato frustrazione e sfiducia, aumentando le tensioni tra i Paesi del Nord e Sud del mondo. Una delle principali critiche deriva dalla mancanza di una chiara definizione di ciò che si può considerare finanza per il clima e dalla confusione dei vari contributi: contributi pubblici contati assieme alla mobilitazione di finanziamenti privati, molti finanziamenti erogati sotto forma di prestiti (per lo più non agevolati), e un’attenzione sproporzionata alla mitigazione rispetto all’adattamento.

Nel complesso, da quando l’obiettivo iniziale è stato fissato, 15 anni fa, è diventato sempre più obsoleto e disallineato rispetto alla realtà. Per affrontare la crisi climatica in corso e per poter pensare seriamente di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi è necessario ripensare completamente la portata degli aiuti. L’NCQG rappresenta un’opportunità per correggere gli errori del passato e cercare di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all’inizio del 2025.

La COP29 richiederà decisioni sia sull’entità sia sulla struttura del nuovo obiettivo, compresa la quantità di finanziamenti agevolati e la presenza di obiettivi specifici per mitigazione, adattamento e perdite e danni. Inoltre, le Parti dovranno raggiungere un accordo su quali Paesi contribuiranno a questo obiettivo. Poiché molte delle leve essenziali per aumentare il flusso dei finanziamenti per il clima esulano dall’influenza diretta dell’UNFCCC, i ministri delle Finanze dovranno assumere un ruolo più attivo nella sua attuazione. Senza un serio impegno per una riforma dell’intero sistema finanziario, i costi dell’inazione saranno alti per tutti.

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Foto di UNFCCC

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