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Clima e sviluppo: una strategia industriale

La completa decarbonizzazione entro il 2050 impone l’elaborazione di nuove strategie industriali allineate agli obiettivi climatici. Rimandare oltre metterebbe a serio rischio la possibilità di raggiungere la neutralità climatica nei tempi stabiliti a livello europeo.

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Una transizione verso società a zero emissioni necessita di investimenti indirizzati verso tecnologie e processi pienamente allineati all’obiettivo climatico, evitando i rischi di ulteriore carbon lock-in. La costruzione di una nuova prosperità condivisa e resiliente deve passare per la decarbonizzazione, portando benefici per la salute delle persone e la protezione della natura e della biodiversità. Oggi l’Italia rappresenta la settima potenza manifatturiera del mondo e la seconda in Europa. Il settore industriale impiega circa 4 milioni di lavoratori, contribuendo al 20% del PIL, ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni nazionali di gas a effetto serra (del 30% se si includono anche le emissioni indirette per gli usi elettrici).

La transizione rappresenta un’opportunità d’innovazione, di incremento della produttività, di rafforzamento della competitività e della resilienza e una sorgente di nuovi posti di lavoro. Tutto ciò può essere realizzato grazie alla capacità di attirare nuovi investimenti pubblici e privati nell’innovazione tecnologica, grazie alla leva finanziaria e fiscale e a un quadro chiaro di politiche europee e nazionali. Inoltre, un nuovo quadro normativo dovrà accompagnare la transizione attraverso politiche di welfare e dell’occupazione inclusive e giuste.

Tale politica strategica deve diventare specifica ed essere applicata ai diversi settori industriali per permettere all’Italia di rimanere competitiva a livello internazionale, di diminuire la dipendenza dalle importazioni di gas naturale e petrolio, di generare nuova occupazione e di rilanciare l’economia. Ritardare gli investimenti e di conseguenza la transizione verso modelli produttivi più sostenibili genererebbe la perdita di competitività e di occupazione nei nuovi mercati dell’economia a zero emissioni e costituirebbe un inutile spreco di risorse.

Attualmente l’Italia non ha ancora elaborato una strategia per la decarbonizzazione dell’industria. Nostro malgrado, non vi sono indicazioni concrete nel PNRR, nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e nemmeno nella Strategia di Lungo di Termine.

La pubblicazione del pacchetto Fit for 55% da parte della Commissione europea a luglio2021 e le risorse del Next Generation EU rappresentano il contesto entro il quale strutturare la strategia dell’industria nazionale per i prossimi 30 anni.

Sulla base di queste considerazioni, il lavoro del think tank ECCO intende approfondire in modo indipendente lo studio delle opzioni tecnologiche di riduzione delle emissioni e la formulazione di politiche e strategie di decarbonizzazione industriale, partendo dai settori produttivi a più alto impatto emissivo. In particolare, anche nei settori in cui il gas naturale rappresenta un combustibile di transizione – quali l’acciaio – la strategia industriale dovrà indicare a priori tempi e modi per un suo completo abbandono.

L’approfondimento e l’analisi si propongono di stimolare un dibattito pubblico, coinvolgendo tutte le parti interessate, poiché il cambiamento climatico è una questione sistemica ed è in quest’ottica che occorre affrontarlo. Innovazione e welfare devono essere la risposta ai rischi di de-industrializzazione, di instabilità sociale e di lock-in.

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IMAGE CREDIT Ümit Yıldırım on Unsplash

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