La crisi climatica è tra le sfide più importanti che il mondo deve affrontare. Questo è il pensiero di cittadini italiani ed europei, intervistati, pochi mesi fa, attraverso lo Speciale Eurobarometro 565, un’indagine demoscopica su un campione di oltre 26.000 cittadini UE che offre una fotografia dell’opinione pubblica europea sui temi del cambiamento climatico e della transizione.
Tra i risultati che il sondaggio ci consegna, sono presenti anche le preoccupazioni per il futuro tra i cittadini del vecchio continente, la loro percezione di come la crisi climatica viene raccontata dai media, e il loro pensiero su chi sono gli attori che dovrebbero agire maggiormente per contrastarla.
Investire ora per non rischiare di pagare un prezzo più caro
Nella media delle risposte raccolte tra i cittadini dei 27 Stati membri, il clima è in cima alla lista delle preoccupazioni delle persone, preceduto solo da conflitti armati e povertà. Non si discosta molto l’Italia, dove, oltre a clima e conflitti, il podio è completato dalle preoccupazioni per la situazione economica.
In generale, che sia l’Italia (86%) o qualsiasi altro stato membro – media europea 84% e percentuali superiori al 50% in ogni paese UE – i cittadini percepiscono la crisi climatica come un ‘problema grave’.
Allo stesso tempo, l’azione per il clima viene identificata come la strada da percorrere per garantire un futuro più sostenibile, sia dal punto di vista della salute che da quello economico. Investire nella transizione, in particolare, è stata individuata come azione fondamentale per mitigare gli impatti climatici. Infatti, secondo il 77% degli europei (85% in Italia) tali investimenti avrebbero costi minori rispetto a quelli dei potenziali danni provocati dal clima.
Governi nazionali, istituzioni europee e imprese: gli attori (auspicati) del cambiamento
Sebbene il cambiamento climatico sia una sfida collettiva, che richiede uno sforzo corale tra tutti gli attori delle nostre società, i cittadini europei sembrano riconoscere, in quest’ordine, il ruolo centrale di governi nazionali, Unione europea e industria nell’affrontare questa sfida.
Risposte alla domanda ‘Secondo lei, chi all’interno dell’UE è nella posizione migliore per affrontare il cambiamento climatico?’. Fonte: Commissione europea.
L’Eurobarometro evidenzia, inoltre, l’importanza di una sinergia tra questi attori: l’84% dei cittadini ritiene che le aziende europee necessitino di maggiore supporto per competere sul mercato globale delle clean tech, e allo stesso tempo (77% UE e 88% in Italia) che competitività e innovazione industriale dipenderanno molto da quanto un’impresa sarà in grado di implementare azioni sostenibili dal punto di vista climatico.
Italia, hotspot del cambiamento climatico
Il sondaggio dà spazio anche alla percezione di vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico. I dati mostrano un’Europa spaccata in due: sono soprattutto i Paesi dell’Europa meridionale a mostrare le maggiori preoccupazioni verso inondazioni, incendi, fenomeni meteorologici estremi, ma anche inquinamento atmosferico.
Le percentuali più alte si toccano in Paesi particolarmente esposti a questi fenomeni, come Grecia e Malta, ma in generale i Paesi del Sud Europa mostrano percentuali superiori a quelle registrate più a nord. È il caso anche dell’Italia, dove il 48% della popolazione si sente esposto a questi rischi (contro una media europea del 38%).
Clima e comunicazione: un divario da colmare
Nonostante il riconoscimento diffuso circa la gravità della crisi climatica, il sondaggio rivela un divario significativo nella chiarezza con cui questo tema viene comunicato dai media. Il 52% dei cittadini UE ritiene che i media tradizionali non forniscano informazioni chiare sul cambiamento climatico, una percentuale che sale al 61% in Italia. Inoltre, quasi la metà degli intervistati dell’UE (49%) riferisce difficoltà nell’identificare contenuti affidabili sulle piattaforme dei social media, evidenziando sfide più ampie nella navigazione del complesso panorama informativo.
Fonte: Commissione europea.
Questa incertezza riflette una sfida più profonda che l’Italia deve affrontare riguardo al ruolo dei media nel plasmare la comprensione pubblica della crisi climatica. Come indica un recente studio commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia, nei primi quattro mesi del 2024 solo il 2% dei programmi televisivi ha coperto i temi clima e transizione energetica, mentre le notizie specificamente incentrate sulla crisi climatica hanno rappresentato solo lo 0,1%. Nello stesso periodo, i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 4,4 articoli al giorno che menzionavano almeno una volta clima e transizione, mentre gli articoli interamente dedicati al cambiamento climatico erano in media solo uno ogni due giorni. Questa copertura limitata si inserisce all’interno di un ecosistema mediatico che rimane finanziariamente dipendente dalla pubblicità delle industrie ad alte emissioni, sollevando interrogativi sulla misura in cui i media sono in grado di fornire informazioni complete, chiare e imparziali sul clima.
L’Eurobarometro evidenzia consenso attorno al Green Deal
I cittadini europei, e in particolare quelli italiani, riconoscono l’urgenza della crisi climatica e mostrano un forte sostegno all’azione per il clima, con l’81% dei cittadini dell’UE (84% degli italiani) che appoggiano l’obiettivo del Green Deal di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050.
Cosa fare per raggiungere questi obiettivi? I risultati dell’Eurobarometro suggeriscono che una forte maggioranza degli italiani (71%) identifica i governi nazionali come i principali attori responsabili della promozione dell’azione per il clima, una percentuale superiore alla media UE, mentre il 66% pensa che sia l’Unione europea a dover assumere il ruolo di guida verso gli obiettivi clima. Questi risultati segnalano chiare aspettative da parte dell’opinione pubblica affinché sia le istituzioni nazionali che quelle dell’UE adottino misure decisive e coordinate per affrontare la sfida climatica, coinvolgendo, prima di tutto, le imprese europee.
Foto di Antoine Schibler