COP30

Roadmap Baku-Belém: la strada verso la COP30

La 29ª Conferenza delle Parti (COP29) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), svoltasi lo scorso anno a Baku, in Azerbaigian, ha rappresentato un ulteriore passo avanti nel processo negoziale internazionale sul clima. Partendo dall’accordo raggiunto alla COP28 di Dubai sulla transizione dai combustibili fossili, la COP29 ha contribuito a preparare il terreno per la COP30, che si terrà a Belém, in Brasile, dove i Paesi discuteranno i loro Contributi determinati a livello nazionale (NDC) aggiornati per il 2035.

I finanziamenti per il clima continuano a rappresentare un tema centrale nel dibattito internazionale. Il principale risultato della COP29 è stato l’adozione del Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG), con cui le Parti si sono impegnate a mobilitare almeno 300 miliardi di dollari all’anno per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’affrontare i cambiamenti climatici. A questo impegno si accompagna la creazione della Roadmap Baku-Belém, finalizzata a rafforzare la cooperazione internazionale e ad aumentare in modo significativo le risorse finanziarie, sia pubbliche che private, destinate ai Paesi in via di sviluppo.

L’obiettivo della Baku to Belém Roadmap to 1.3T

L’obiettivo della ‘Roadmap da Baku a Belém verso 1.3 trilioni’ è quello di aumentare in modo significativo i flussi di finanza climatica verso i Paesi in via di sviluppo, con l’ambizione di mobilitare almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035. Questa Roadmap mira a sostenere percorsi di sviluppo a basse emissioni e resilienti al clima, favorendo l’attuazione degli NDC e dei piani nazionali di adattamento. Intende rispondere ai bisogni finanziari dei Paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, attraverso sovvenzioni, finanziamenti agevolati e strumenti che non generano debito. La Roadmap è promossa dalle presidenze azera e brasiliana e si sviluppa attraverso un processo di consultazione con le Parti.

Come si collega al Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato concordato lo scorso anno alla COP29?

Il risultato dell’NCQG sulla finanza climatica, concordato alla COP29, ha introdotto due principali target finanziari:

  • 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035: L’NCQG mira a mobilitare almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, provenienti da tutte le fonti pubbliche e private. Questo obiettivo è in linea con le stime del Gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite sulla finanza climatica e punta a sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’attuazione dei propri NDC e dei piani di adattamento.
  • 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035: I Paesi sviluppati sono chiamati a guidare la mobilitazione di almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, destinati ai Paesi in via di sviluppo. Questi fondi dovranno provenire da un’ampia varietà di fonti, comprese istituzioni pubbliche e private, canali bilaterali e multilaterali, oltre a fonti innovative. A differenza del precedente obiettivo dei 100 miliardi, questo nuovo traguardo include sia i contributi parte sia dei Paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo nei flussi finanziari mobilitati attraverso le banche multilaterali di sviluppo. Inoltre, è previsto che anche i Paesi in via di sviluppo possano contribuire su base volontaria, anche tramite cooperazione Sud-Sud.

Il legame con l’articolo 2.1(c) dell’Accordo di Parigi

L’articolo 2.1(c) dell’Accordo di Parigi mira ad allineare i flussi finanziari globali con percorsi di sviluppo a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici. La Roadmap contribuisce direttamente a questo obiettivo, promuovendo un incremento significativo della finanza climatica destinata ai Paesi in via di sviluppo.

Sebbene l’articolo 2.1(c) riguardi la trasformazione complessiva dei flussi finanziari globali, e la Roadmap si concentri in particolare sull’ampliamento del supporto finanziario verso i paesi più vulnerabili, i due processi sono strettamente interconnessi. Un progresso sostanziale nella mobilitazione di risorse per i Paesi in via di sviluppo non può prescindere da un riallineamento più ampio della finanza globale verso obiettivi climatici, rendendo le due dimensioni complementari e reciprocamente rafforzanti.

Le principali sfide per raggiungere l’obiettivo della Roadmap Baku-Belém

Il raggiungimento dell’obiettivo della Roadmap da Baku a Belém è ostacolato da un insieme complesso di sfide di natura sistemica e strutturale. Tra i principali ostacoli vi sono l’elevato costo del capitale, la limitata capacità fiscale e il crescente costo del debito, che riducono la possibilità per molti paesi in via di sviluppo di attrarre e gestire efficacemente finanziamenti per il clima.

I finanziamenti privati rimangono insufficienti, soprattutto per l’adattamento e nei paesi a basso reddito, a causa della percezione alta dei rischi, dei vincoli normativi e dei ritorni limitati sugli investimenti. Allo stesso tempo, la finanza pubblica è sotto pressione a causa della riduzione della spesa per la cooperazione allo sviluppo e di crescenti esigenze interne in concorrenza tra loro. Debolezze istituzionali, mancanza di capacità tecnica e quadri normativi incoerenti a livello nazionale, complicano ulteriormente il quadro.

Sul piano globale, regole finanziarie internazionali, accordi commerciali e pratiche di rating del credito, limitano il flusso di finanziamenti dove sono più necessari. A queste sfide si aggiungono le difficoltà nel misurare i progressi, garantire trasparenza ed allineare interessi diversi attorno a una visione condivisa, in un contesto politico ed economico globale sempre più instabile.

Quali elementi dovrebbero essere considerati come parte della Roadmap?

La Roadmap dovrebbe considerare un insieme articolato di elementi, in linea con l’ambizione di mobilitare 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 e con la complessità del contesto finanziario attuale. Come evidenziato nella nostra proposta, tra gli aspetti da considerare potrebbero includere:

  • Rafforzare i veicoli di finanziamento per il clima, in particolare attraverso una più profonda collaborazione tra le Banche Nazionali di Sviluppo (NDB) e le Banche Multilaterali di Sviluppo (MDB), e i Fondi verticali per il clima e l’ambiente.
  • Utilizzare strumenti per facilitare gli investimenti, tra cui le garanzie, gli strumenti di copertura del rischio cambio e mercati del carbonio.
  • Strumenti di debito e fiscali, come la gestione e la ristrutturazione del debito e l’esplorazione delle riforme degli strumenti del FMI.
  • Introdurre fonti di finanziamento innovative, come i prelievi di solidarietà e i diritti speciali di prelievo (SDR), e un maggiore utilizzo dei contributi filantropici.
  • Affrontare la questione dell’accessibilità dei finanziamenti, le barriere strutturali, intervenendo sui costi del capitale e sui meccanismi di credito, per evitare di aggravare ulteriormente la crisi del debito.

Come si collega ad altri processi al di fuori dell’UNFCCC?

La Roadmap da Baku a Belém dovrebbe allinearsi con una serie di processi multilaterali e di definizione dell’agenda globale, al di fuori del perimetro della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Tra le iniziative chiave vi sono l’imminente Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento allo Sviluppo (FfD4), che affronta temi come la riforma dell’architettura finanziaria globale, migliorare l’accesso ai finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo e affrontare la ristrutturazione del debito sovrano.

Altri processi chiave includono la Roadmap del G20 sulla finanza sostenibile, l’agenda di riforma delle banche multilaterali di sviluppo (MDB), e i lavori di task force come TF-CLIMA e la Task Force sui Prelievi di Solidarietà Globale.

Foto di COP29 Azerbaijan

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