Leggi il policy document “My car, my home, my job: how to reconcile climate policies with people’s needs and how to generate consensus”
Leggi il policy briefing “La mia casa, la mia auto, il mio lavoro: come conciliare le politiche climatiche con le esigenze delle persone e generare consenso”
Il cambiamento climatico è un fattore chiave per descrivere e capire le crisi del nostro tempo. Affrontare il cambiamento significa ripensare le relazioni internazionali, la finanza, i processi industriali e le questioni sociali per creare competenza e resilienza nella risposta agli impatti della crisi climatica su scala globale. È quindi inevitabile che le politiche per il clima mirino alla trasformazione profonda di un modello di sviluppo legato all’industria del gas e del petrolio, per fare spazio ad uno costruito su energia pulita e rinnovabile e su principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Una sfida complessa, che implica trasformare anche la nostra società e i fondamentali della nostra economia, senza prescindere dall’affrontare questioni distributive e di diseguaglianze.
Dobbiamo fare i conti con la realtà che ci troviamo ad affrontare, riconoscendo i limiti di molte delle politiche climatiche messe in atto finora. Queste hanno un impatto diretto sulla vita delle persone, incidendo sulle nostre bollette, sulle scelte per la nostra casa e sul modo in cui ci spostiamo, fino al nostro lavoro.
Sulla base dell’ultimo rapporto della European Environmental Agency sulle tendenze e sulle proiezioni delle emissioni, le politiche in atto non consentiranno all’Europa di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 55% netto al 2030 (Fit for 55) per almeno 7 punti percentuali mostrando come la messa a terra delle politiche sia importante almeno quanto la definizione dei loro obiettivi. Un ampio sostegno sociale delle politiche del clima dovrebbe essere la premessa perché la profondità della trasformazione implicata dalla decarbonizzazione possa diventare reale.
Le politiche climatiche devono essere ripensate ripartendo dai bisogni reali dei diversi gruppi sociali. Solo così possono aspirare ad essere realmente trasformative, efficaci e capaci di accompagnare tutta la società verso il raggiungimento degli obiettivi climatici. Non riuscire in questo intento mina alla base il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, in uno scenario di aumento dei costi e delle disuguaglianze.
La nomina di più Commissari con il chiaro mandato di assicurare una giusta transizione è un passo in questa direzione. Tuttavia, in una società in profonda trasformazione è imperativo, prima di tutto, studiare a fondo i bisogni reali delle persone per poter affrontare questioni strutturali legate a disparità economiche, diseguaglianze e la transizione dell’industria e dei lavoratori, in modo da poter generare consenso intorno ai processi trasformativi del nostro tempo.
In questo senso, ECCO ha intrapreso un’analisi delle lacune e delle connessioni fra i bisogni di diversi gruppi sociali e le politiche pubbliche sul clima, attingendo alle esperienze quotidiane delle persone in quattro Paesi europei: Italia, Germania, Francia e Polonia. Obiettivo: capire i bisogni individuali e le sfide al supporto pubblico delle politiche climatiche, in particolare per i settori del trasporto, dell’edilizia e del lavoro, tramite un’analisi qualitativa e quantitativa. Fin dalle prime fasi di questo lavoro è emersa la presenza di un’ampia parte della popolazione che può dare supporto a soluzioni climatiche ambiziose, soprattutto per ciò che riguarda la transizione nel settore dei trasporti e dell’efficientamento degli edifici. Questi sono i settori dove si riscontra maggior consapevolezza rispetto ai cambiamenti necessari, poiché hanno un impatto diretto sulla vita di tutti i giorni. Al tempo stesso, emerge che questa maggiore consapevolezza non trova risposte nella politica o nel mondo dell’informazione, traducendosi spesso in un rigetto pregiudiziale delle proposte politiche. Questo non ha, però, minato la convinzione delle persone sulla necessità di intraprendere un percorso di transizione. L’analisi qualitativa mostra un’attesa di risposta da parte delle persone, che si articola sulla base dei diversi orientamenti culturali o politici, verso la capacità di dare regole per la collettività che guidino un percorso equo di decarbonizzazione, o anche nella creazione di un nesso fra transizione, innovazione e crescita economica.
Sul tema del lavoro, l’analisi mostra come il nesso fra politiche climatiche e le implicazioni per la trasformazione dell’occupazione sfugga ai più, al contrario di quanto avviene per politiche sui trasporti e per l’efficientamento edilizio. La politica, quindi, avrà il compito – ma anche l’opportunità – di accompagnare le politiche del clima con analisi sugli impatti socioeconomici (e.g. salvaguardia dei posti di lavoro), di informare correttamente, oltre a fare da collante e da guida.
Alcune delle prime evidenze che si possono trarre dallo studio condotto, mostrano che al fine di avere politiche vantaggiose da un punto di vista socio-economico e climatico serviranno:
- politiche climatiche, sociali ed economiche funzionali alla riduzione delle diseguaglianze;
- cooperazione e dialogo con tutti gli attori coinvolti nella transizione;
- coerenza nelle strategie, nella pianificazione e nell‘attuazione;
- maggiore attenzione verso l’istruzione e la consapevolezza sociale rispetto a misure che impattano la vita delle persone;
- misure socialmente “responsabili” che rafforzano i legami all’interno delle comunità;
- bilanciamento tra sforzi economici di breve periodo richiesti alle persone ed evidenza dei vantaggi di lungo periodo sul singolo e la comunità;
- riduzione delle complessità, attraverso la diffusione in un’informazione imparziale e non ideologica e di una guida professionale.
È evidente come le politiche necessitino del supporto di nuovi strumenti per reagire al rischio di rallentare il progresso sociale e climatico. I decisori politici dovranno essere in grado di superare il “rumore di fondo” di disinformazione e manipolazione del dato scientifico, valorizzando la consapevolezza delle persone verso la transizione. Ciò comporta un grande sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti, per introdurre strumenti vecchi e nuovi che rispondano ai bisogni delle persone, aumentando così il consenso verso una strategia politica trasversale e omnicomprensiva.
ECCO proseguirà il proprio lavoro nell’ambito dell’analisi socioeconomica delle implicazioni della transizione, provando a sviluppare una nuova tassonomia sociale e un indice del consenso che supportino la creazione di norme dirette a bisogni e ambizioni di specifici gruppi sociali e che, allo stesso tempo, siano le più efficaci a raggiungere obiettivi sociali e climatici. Il fine è di informare il dibattito nazionale e, soprattutto, scalarlo a livello UE per contribuire in maniera fattiva a rendere il Green Deal una politica di reale trasformazione, che ripari e non apra nuove fratture, che concili i bisogni delle persone per un lavoro di qualità, il diritto all’abitare e al trasporto con la necessità di mitigare le emissioni di gas a effetto serra, che è il presupposto per un futuro sostenibile per la nostra società.
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Foto di Miguel Picq