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La revisione della bolletta passa da una riforma fiscale

La volatilità del prezzo del gas è un elemento di fragilità per la crescita

Serve una riforma fiscale ambientale per gestire i costi sociali. L’incremento di questi mesi del prezzo dell’elettricità è dovuto a incrementi del gas naturale sui mercati internazionali. Il gas contribuisce al 47% del mix produttivo del settore elettrico [1]. Dai minimi storici della crisi COVID-19, si è passati in pochi mesi a un aumento senza precedenti del gas. [2]

L’incremento del prezzo del gas ha contribuito a determinare un incremento anche del valore della quota di emissione (ETS) poiché l’ETS serve a compensare il differenziale di prezzo tra la generazione a gas e quella a carbone.

La fiammata attuale dei prezzi dell’energia, quindi, non solo non dipende dalle politiche di decarbonizzazione, ma indica l’importanza di affrancare il sistema elettrico italiano dal gas attraverso lo sviluppo di rinnovabili e delle infrastrutture abilitanti (stoccaggi, reti elettriche e sistemi di gestione della domanda). Lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta una risposta sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico. Se si confronta il costo dell’energia prodotta oggi da un portfolio di rinnovabili questo risulta sensibilmente più competitivo rispetto al costo di generazione di una nuova centrale a gas.

Bisogna accelerare la transizione verso tali fonti in modo che l’energia rinnovabile diventi disponibile per tutti. Il prezzo del gas naturale sarà sempre più esposto alla volatilità dovuta al ruolo via via più marginale delle energie fossili. Perciò, nei settori in cui sono ormai competitive, le rinnovabili rappresentano la risposta resiliente alle variazioni di prezzo delle fossili. Il ritardo nello sviluppo delle rinnovabili competitive sui mercati è alla base del problema.

Inoltre, la questione degli oneri di sistema non è primariamente legata agli incrementi di questi mesi, ma è, comunque, rilevante e va risolta nell’ambito di una riforma ecologica del fisco ormai urgente e ineludibile.

Il peso delle componenti tariffarie

Il peso delle componenti tariffarie (oneri di sistema) è di circa 12 miliardi l’anno, ovvero circa 3 miliardi a trimestre. Nello scorso aggiornamento tariffario (agosto-settembre) l’iniezione di 1,2 miliardi aveva ridotto di circa la metà il costo degli oneri di sistema, compensando parte degli aumenti determinati dall’incremento del costo del gas naturale, con un incremento del 9,9% del costo al kWh (calcolato su un utente domestico residente con un consumo di 2700kWh anno).

Con il nuovo aggiornamento tariffario (ottobre-dicembre) sulla base dell’andamento del prezzo del marcato elettrico degli ultimi mesi si rischia un incremento della componente energia del 40% rispetto al trimestre precedente. Per questo l’ipotesi del Governo è di stanziare circa 3 miliardi per compensare, nel trimestre, il costo degli oneri di sistema.

Questo permetterebbe di compensare parte dell’incremento dovuto all’aumento del gas naturale sul prezzo elettrico. In particolare, per un utente di 2700kWh anno, l’incremento nel prossimo trimestre, congelando gli oneri, risulterebbe del 7% circa, con un costo della bolletta di 8€ circa in più, rispetto al trimestre precedente.

Da dove vengono le risorse per compensare gli oneri di sistema? 

È sbagliato ricorrere alle risorse dell’ETS. L’ETS deve finanziare la transizione ecologica in Italia e la cooperazione internazionale. Le risorse sono preziose per le famiglie meno abbienti e i paesi più vulnerabili attraverso la finanza per il clima. È, infatti, incrementando l’uso delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica che si mette a riparo le famiglie meno abbienti, si aumenta la competitività del paese, si crea nuova occupazione locale e si mantengono i capitali in Italia. Ciò richiede tempo ma è l’unica soluzione.

Impiegare queste risorse per coprire gli aumenti di breve termine del gas ridurrebbe a tutti, e di poco, le bollette senza correggere il problema. Ridurre a tutti il prezzo dell’elettricità non è un intervento a favore dei più vulnerabili ma una copertura del prezzo del gas per tutti. Il welfare non si fa sulle bollette elettriche.

È giusto, invece, trasferire i 12 miliardi di oneri dalla bolletta elettrica alla fiscalità generale, ma il gettito deve essere recuperato attraverso la riforma della fiscalità energetica. Ciò in particolare assicurando che tutte le forme di energia paghino un’imposta proporzionale alla loro emissione di CO2. Attualmente il settore elettrico è eccessivamente gravato di componenti fiscali ed oneri di sistema rispetto ad agli settori, peraltro, maggiormente responsabili delle emissioni, quali i trasporti e il gas naturale.

Il ruolo del Governo sul fisco

La legge delega sul fisco che il Governo è in procinto di presentare in Parlamento dovrebbe includere una riforma per cui gli oneri per lo sviluppo delle rinnovabili vengano raccolti dai, e spalmati sugli, usi energetici di tutti i settori, alleggerendo la bolletta elettrica. L’integrazione dei sistemi e la loro elettrificazione, attraverso il trasferimento dei consumi fossili dei trasporti e del riscaldamento sull’elettrico, sono una componente essenziale della decarbonizzazione.  La bolletta elettrica deve perciò essere sgravata degli oneri per facilitare questo trasferimento e quindi la decarbonizzazione. È la riforma della fiscalità uno dei tavoli ideali su cui affrontare il welfare e il tema sociale della decarbonizzazione.

 

Riferimenti

 

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