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Proposta di Bilancio UE 2028-2034: quanti e quali fondi per clima e transizione energetica

Il 16 luglio 2025, la Commissione Europea ha presentato la proposta per il nuovo quadro finanziario per il periodo 2028–2034, ovvero il bilancio dell’Unione, meglio conosciuto nell’acronimo inglese ‘MFF’ Multiannual Financial Framework. La proposta apre ufficialmente le discussioni sul prossimo bilancio europeo, che proseguiranno fino a fine 2027, e delinea la struttura e la taglia del prossimo bilancio comunitario.

Se la proposta della Commissione è in generale positiva, in quanto prevede un obiettivo di spesa dedicata a sostenere gli obiettivi climatici dell’Unione, dei dubbi permangono rispetto ai quantitativi e alla metodologia utilizzata per calcolare il raggiungimento di tale obiettivo.

Il budget 2028-2034

Con una dimensione complessiva di €1 984 miliardi – 1,26% del reddito nazionale lordo annuale degli Stati membri – il nuovo budget mira a dotare l’Unione, gli Stati membri e i cittadini delle risorse necessarie per affrontare le sfide che l’Europa ha di fronte. Tra queste, emerge l’elevato bisogno di fondi pubblici (nazionali ma anche europei) per finanziare una transizione che garantisca sicurezza e indipendenza energetica al continente.  Il bilancio europeo si pone inoltre l’obiettivo di finanziare politiche sociali a sostegno della fasce più fragili della popolazione; un rafforzamento della difesa; misure per garantire parità di condizioni e di sviluppo a Stati membri che, anche a seguito dell’adozione di nuove regole per la spesa pubblica nazionale, dispongono di margini di manovra fiscale e possibilità di spesa nazionale diversi.

La cifra complessiva di €1 984 miliardi, per quanto importante, appare come il minimo indispensabile per avere un budget europeo adeguato alle priorità europee. In particolare, se si considerano l’inflazione per il periodo 2028-2034 (che secondo la Commissione stessa porterà il valore reale del budget a €1 763 miliardi) e il rimborso, a partire dal 2028, del debito europeo contratto durante la pandemia tramite il dispositivo Next Generation EU (pari allo 0,11% del reddito nazionale lordo – si stimano €24 miliardi per il 2028 – che dovrà essere coperto dal bilancio europeo).

Il bilancio europeo precedente, per il periodo corrente (2021-2027), era stato inizialmente fissato a €1 211 miliardi, ma con l’approvazione del dispositivo Next Generation EU era salito ad un totale di €2 018 miliardi.

La proposta di regolamento per l’adozione di cinque nuove risorse proprie (‘own resources’, cioè voci di introito che vengono incamerate direttamente dall’UE, rispetto ai contributi per i Paesi membri) inclusa nella proposta della Commissione, contribuirebbe con €58,2 miliardi all’anno al bilancio comunitario, necessari per rafforzare il budget europeo e supportare il fabbisogno finanziario dell’Unione. Tuttavia, non sono state incluse proposte di nuove risorse proprie per le quali vi sarebbe ampio supporto dei cittadini, legate alla tassazione di settori inquinanti che spesso beneficiano di sussidi ambientalmente dannosi e di vantaggi fiscali (su tutti, i settori dell’aviazione, soprattutto quella di lusso, e degli utili delle società attive nella produzione di combustibili fossili).

Il clima nel Bilancio UE

Lato clima, la Commissione propone un obiettivo orizzontale di spesa minima per il clima e gli obiettivi ambientali pari al 35%, dove la base per il calcolo dell’obiettivo è data dal budget complessivo meno la spesa per difesa e sicurezza. Se questo obiettivo è una buona base di partenza, non costituisce in realtà un aumento rilevante rispetto al target previsto nell’attuale MFF 2021-2027 (30%), ed è inferiore al target richiesto per i PNRR degli Stati membri (37%). Inoltre è un target parziale, che non si applica alla totalità del bilancio e il cui valore effettivo sarà determinato in funzione della spesa per difesa e sicurezza. Manca, peraltro, un obbligo di spesa minima separato a favore di biodiversità. L’obiettivo per la spesa climatica fissato dalla Commissione dovrebbe dare maggiore priorità alla transizione come leva di sicurezza energetica, prosperità, competitività e inclusione sociale. È dunque importante che nelle negoziazioni di qui al 2028 la parte dedicata al clima venga incrementata o quantomeno difesa, in termini assoluti.

Alla ridotta ambizione di tale obiettivo minimo di spesa per il clima, si aggiunge un problema metodologico nella sua determinazione, già riscontrato con il target dei PNRR. La classificazione delle misure finanziate in base a coefficienti di contribuzione alla mitigazione climatica (100% – sostanziale, 40% – moderata positiva, 0% – neutra), infatti, non sempre riflette in modo realistico l’effettivo impatto climatico degli interventi finanziati. La proposta della Commissione attribuirebbe il coefficiente massimo (100%), a misure come la produzione di biocarburanti, la catena del valore della CCS/CCU e la fissione nucleare, che hanno un ruolo potenzialmente limitato e incerto nel percorso di decarbonizzazione. Al tempo stesso, sono state considerate come moderatamente positive (40%) per la mitigazione climatica misure quali la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio (che comprende l’idrogeno prodotto da gas con CCS). Infine, pur essendo positivo che la proposta finale non includa la possibilità esplicita di derogare al principio del ‘non arrecare danno significativo’ (‘do no significant harm’, o DNSH) a favore di progetti fossili, che era contenuta in alcune bozze preliminari, rimane il problema di un sistema di valutazione dell’impatto climatico delle misure che non consente di quantificare l’impatto di interventi che siano parzialmente dannosi per il clima.

Una valutazione accurata e trasparente dell’impatto climatico delle misure finanziate è fondamentale per rendere credibile il target del 35%. Senza una revisione dei criteri di classificazione e una maggiore coerenza tra obiettivi climatici e strumenti finanziari, il rischio è che numeri e percentuali dipingano un quadro artificialmente positivo sull’impatto climatico del Bilancio europeo, nascondendo il reale effetto delle misure finanziate.

Com’è strutturato il Bilancio UE

Da un punto di vista della struttura, la proposta della Commissione mira a garantire flessibilità del prossimo bilancio e a semplificare la gestione dei fondi da parte delle amministrazioni e l’accesso agli stessi da parte dei beneficiari. La Commissione propone di far convergere la moltitudine di fondi europei attualmente esistenti in tre linee di intervento principali: (1) un Piano di Partenariato Nazionale  e Regionale per ciascuno Stato membro, da costruire sulla falsariga dei PNRR e dove confluirà la maggior parte degli attuali fondi europei (Fondi di coesione, Fondo sociale per il clima, Fondo per una transizione giusta, Fondi per la politica agricola comunitaria…); (2) il Fondo per la Competitività europea, che comprenderà strumenti a supporto di industria, ricerca, innovazione; (3) il Fondo per l’Europa globale, suddiviso in sei pilastri geografici, a supporto dell’azione esterna dell’Unione.

Tra gli aspetti positivi, la proposta include alcune innovazioni, tra cui un sistema uniforme e semplificato per il monitoraggio e la valutazione dell’andamento delle misure finanziate, nonché un’armonizzazione di alcuni principi trasversali applicabili a tutti i fondi. È positivo, inoltre, che venga tracciato in modo più sistematico l’impatto delle misure finanziate (comprese, per alcune misure, le emissioni di gas a effetto serra evitate), e che si ponga attenzione al supporto alle PMI per l’accesso ai fondi.

È importante però che questa nuova architettura del bilancio comunitario, sulla carta più semplice e flessibile, non porti all’esclusione di autorità locali e regionali e della società civile dalla preparazione e messa a terra dei progetti finanziati, e che garantisca l’effettivo perseguimento di una giusta transizione, capace di assicurare il necessario sostegno alle regioni e fasce di popolazione più vulnerabili. Allo stesso tempo, laddove non ci fosse un sistema di controllo forte a livello europeo, la centralità attribuita ai Piani di Partenariato Nazionale e Regionale rischia di rafforzare un’impostazione fortemente nazionale, dove le priorità degli Stati membri rischiano di prevalere su quelle comuni europee. Questo potrebbe indebolire il ruolo dell’Unione nel promuovere politiche veramente europee, ambiziose e coordinate, e limitare la capacità del bilancio dell’UE di agire come leva strategica per affrontare sfide condivise – dalla decarbonizzazione alla sicurezza, dalla competitività all’inclusione sociale.

Verso il 2028

Quello presentato oggi dalla Commissione è solo il primo atto di una lunga pièce politico-economica: da qui al 2028 si aprirà una fase di negoziato multilivello che vedrà intervenire diverse istituzioni europee e che definirà la forma finale del prossimo bilancio europeo.

Il prossimo passo sarà l’avvio delle discussioni in seno al Consiglio dell’Unione Europea sotto la guida della Presidenza danese, che ha espresso la volontà di presentare emendamenti entro la fine di quest’anno. Tra fine 2025 e inizio 2026 sarà poi il Consiglio europeo ad avviare le discussioni sulla proposta della Commissione, e in parallelo lo stesso farà il Parlamento europeo, che avrà un ruolo di approvazione o veto del testo finale.

Foto di CARTIST

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