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Nuovo rapporto ONU: cogliere l’attimo delle rinnovabili

Un documento della segreteria generale dell’ONU Seizing the moment of opportunity – Supercharging the new energy era of renewables, efficiency and electrification”, presentato martedì 22 luglio 2025, scritto in collaborazione con istituzioni ed enti di ricerca sia interni sia esterni alla galassia ONU, traccia la fotografia della transizione energetica nel mondo.

Secondo il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, “non si tratta solo di un cambiamento nei sistemi energetici globali. Si tratta di un cambiamento di paradigma per riparare il nostro rapporto con il clima.”

Lo studio contiene la conferma di alcuni trend noti a chi si occupa del settore, ma spesso misconosciuti, minimizzati o travisati da molti scettici della transizione e altrettanti decisori politici. Ma, al tempo stesso, riporta l’allarme su come la rivoluzione industriale delle tecnologie per la produzione, trasformazione e consumo di energia non si stia realizzando in modo omogeneo tra i grandi blocchi del mondo.

Vediamo alcuni punti su entrambi gli aspetti:

  • Le tecnologie delle rinnovabili e dell’elettrificazione sono nel pieno di un boom esponenziale in termini di riduzione dei costi e adozione commerciale. Pressoché ovunque nel mondo l’elettricità da eolico a terra e solare di grandi dimensioni costa meno di quella da fossili. Circa il 75% dei nuovi impianti eolici e solari fotovoltaici offrirà energia più economica rispetto agli impianti a combustibili fossili esistenti a livello globale.
  • Nel 2023, il costo medio globale dell’energia elettrica prodotta da nuove centrali nucleari è stato di 23,1 centesimi di dollaro/kWh. Nel 2024, il costo medio dell’energia solare fotovoltaica è stato di oltre cinque volte inferiore a quello del nucleare (4,3 centesimi di dollaro/kWh) e quello dell’energia eolica a terra è stato di oltre sei volte inferiore a quello del nucleare (3,4 centesimi di dollaro/kWh).
  • Quando si valuta oggi la nuova capacità energetica, il solare fotovoltaico e l’eolico a terra non solo offrono l’opzione più economica, ma anche la più rapida. In media, i tempi di realizzazione dei progetti (pianificazione, sviluppo e costruzione) per il solare fotovoltaico e l’eolico a terra su scala industriale richiedono da uno a tre anni, mentre le centrali a carbone e a gas possono richiedere fino a cinque anni o più, e 10-15 anni per le centrali nucleari.
  • La produzione di energia solare ed eolica è destinata a superare quella nucleare nel 2026.
  • Mentre l’import di combustibili fossili comporta una spesa ricorrente per sostenere i “flussi” di combustibile che vengono immediatamente bruciati al consumo, l’importazione di beni come tecnologie rinnovabili e materiali (“stock”) è un investimento una tantum, crea e radica valore di lungo periodo per la società e l’economia e, una volta installata, la tecnologia rinnovabile non è affetta da interruzioni di approvvigionamento e volatilità dei prezzi di breve periodo. A prezzi del 2024, l’importazione di 1 GW di pannelli solari porterebbe a un risparmio equivalente a 30 anni di costi di importazione di gas nell’arco della durata media di 30 anni dei pannelli solari.
  • Guardare lo stock dell’installato non rende giustizia della rivoluzione in atto. Rispetto alla somma di fossili e rinnovabili, nel 2024 la nuova capacità di generazione elettrica mondiale è stata rinnovabile per il 93% (quasi 600 GW), a fronte di un portafoglio esistente complessivo che vede ancora una leggera prevalenza delle fossili (ma tutto fa pensare che nel 2025 avvenga il sorpasso anche in termini di stock). È chiaro che ci vuole tempo perché gli impianti esistenti arrivino a fine vita (o siano disattivati prima come molti paesi stanno facendo con quelli a carbone), ma l’efficacia delle politiche e delle tecnologie della transizione va misurata sul nuovo installato, cioè sugli investimenti di oggi, non su quelli di ieri.
  • La corsa alle nuove tecnologie riguarda molto più le economie avanzate e la Cina che il resto del mondo, con America Latina e Africa pericolosamente indietro. Quest’ultima ha realizzato nel 2024 solo l’1,5% delle nuove rinnovabili mondiali pur essendo il continente che ospita la gran parte della popolazione senza accesso a elettricità.

Quali sono gli ostacoli da superare per accompagnare, consolidare la transizione ed estenderla alle aree che restano indietro?

  • Vincere la resistenza degli interessi dell’economia fossile, che contrastano con quelli della società nel suo complesso. Una conseguenza particolarmente rilevante per l’Italia è che il Governo deve concentrarsi sulla sostenibilità di lungo periodo e non sui ritorni di breve delle compagnie oil&gas di cui è azionista.
  • Garantire la coerenza nei segnali pubblici. Non possiamo investire risorse sia nella transizione sia nella resistenza alla transizione. Nel caso italiano, questo significa accelerare il phase-out dei sussidi alle fossili che – secondo lo stesso Governo – sopravanzano sempre di più quelli alle tecnologie favorevoli all’ambiente. Ma significa anche intervenire sulla governance delle reti energetiche per concentrare il capitale finanziario e umano nell’elettrificazione e gestire un progressivo disinvestimento da quelle del gas e delle fossili in generale. Un esempio: la metanizzazione della Sardegna comporterebbe alti costi per il portafoglio di tutti i cittadini rispetto alle alternative disponibili. Una politica che favorisce così esplicitamente gli interessi fossili a fronte di alternative più economiche e sostenibili sarebbe irresponsabile.
  • Sviluppare partnership e programmi internazionali perché le aree in cui gli investimenti in nuove tecnologie sono carenti possano agganciarsi al resto del mondo. ECCO, come promotore del progetto Teramed, promuove le azioni necessarie a una politica mediterranea omogenea affinché l’intera macroarea si muova in modo integrato verso 1 TW di rinnovabili installate entro un decennio, con vantaggi per tutti i lati del Mediterraneo anche grazie alla destagionalizzazione dei picchi di domanda elettrica che un sistema integrato avrebbe rispetto all’Europa, Nord Africa e Medio Oriente presi separatamente.

La nuova rivoluzione industriale che serve per il clima e per l’accesso a energia sicura ed economica è in atto e nessuno la arresterà. Ma perché sia ancora più vantaggiosa e sostenibile, anche in termini distributivi, servono ad accompagnarla le politiche giuste.

Leggi il discorso di presentazione del rapporto del Segretario Generale (in inglese)

Leggi la traduzione italiana

Foto di Etienne Girardet

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