Nel corso dell’estate 2022, in Europa la più calda mai registrata, gran parte del pianeta è stato colpita da siccità e alluvioni, mostrando l’impatto di 1,1°C di riscaldamento globale: tanto è aumentata la temperatura rispetto all’epoca preindustriale. Dobbiamo assolutamente cercare di non andare oltre, di mantenere la promessa dell’accordo di Parigi, ossia limitare il riscaldamento a 1,5°C. E anche entro quella soglia, dice un nuovo studio pubblicato in questi giorni, i problemi potrebbe essere molto grossi.
La crisi climatica pone quotidianamente e sul medio-lungo termine sfide di enorme portata. Sfide che l’umanità non ha mai dovuto affrontare prima, col rischio (da scongiurare) che cambi profondamente il pianeta per come lo conosciamo e si arrivi a veri e propri sconvolgimenti. In questo senso, un rapporto di forte collaborazione tra decisori politici e scienziati non solo è necessario, ma indispensabile. In questo mondo, il nostro mondo, dobbiamo assolutamente accelerare la trasformazione in linea con quanto la comunità scientifica indica come necessario per poter limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, una soglia che ci dovrebbe proteggere dal caos climatico ingestibile.
Alle sfide globali corrispondono doveri (e le opportunità) per ogni paese. E allora, cosa fare per attrezzarci? Aprendo un canale diretto con la comunità scientifica, innanzitutto. E poi stabilendo non solo di quale percentuale dobbiamo abbattere le emissioni climalteranti, ma anche stabilendo con esattezza quanti gas serra possiamo ancora permetterci di rilasciare in atmosfera in un dato periodo di tempo. In altre parole, se dobbiamo arrivare a zero emissioni nel 2050, i gas serra emessi devono progressivamente diminuire: si tratta del carbon budget, cioè il carbonio che possiamo ancora emettere. Per fare questo, l’azione di governo, deve definire i budget per ogni settore economico-produttivo. Servirà promuovere la partecipazione –perché la transizione deve avvenire con i cittadini e il sapere diffuso dei territori- e far dialogare i vari piani nazionali per avere chiara contezza di dove si sta andando sull’azione climatica, colmando le vistose lacune (Piano Nazionale di Adattamento).
Ecco, in poche righe, questi sono obiettivi e promesse di una legge sul clima: uno strumento di cui si sono dotati quasi tutti i Paesi europei e molti nel mondo (qui potete trovare un panorama https://climate-laws.org/ ), con la vistosa assenza dell’Italia. Questo è molto grave e tutti i partiti si devono impegnare a colmare questa lacuna entro il prossimo anno.
La legge quadro sul clima aiuta non solo a raggiungere i propri obiettivi climatici, incardinando la scelta della neutralità climatica nella legislazione, ma può anche facilitare la programmazione economica, migliorare la sicurezza degli investimenti, attrare nuove risorse, aumentare il coinvolgimento e la trasparenza.
Il WWF, insieme alle altre associazioni ambientaliste e con l’apprezzato supporto di ECCO, propone una legge sul clima che:
- sancisca l’obiettivo di neutralità climatica (Net zero) entro almeno il 2050, con obiettivi intermedi conseguenti;
- sancisca la necessità di fissare un budget totale di carbonio –la traduzione in CO2 dei target- e dei budget settoriali che traccino anche per i diversi compatti un percorso di abbattimento verso lo zero delle emissioni di gas serra;
- stabilisca il quadro di governance istituzionale, con un ruolo centrale del Governo e del Parlamento;
- istituisca un Consiglio Scientifico per il Clima di tre membri, con il supporto tecnico delle agenzie esistenti (ISPRA, ENEA, ecc);
- elimini e vieti tutti i sussidi, le agevolazioni fiscali, la pubblicità e altri benefici per i combustibili fossili e i comportamenti che incrementano la produzione di gas serra;
- stabilisca le modalità di partecipazione e coinvolgimento degli stakeholders (assemblee per il clima).
Il Consiglio Scientifico per il Clima svolgerebbe un ruolo molto rilevante, dal momento che: avrebbe il compito di proporre al Governo i budget annuali e settoriali di carbonio (il Governo dovrà motivare budget diversi), individuare e tracciare scenari, segnalare rischi e opportunità rispetto alla situazione climatica, monitorare i progressi sulla riduzione delle emissioni e sull’attuazione del piano di adattamento agli impatti del cambiamento climatico in atto.
Una Legge per il Clima dovrebbe inoltre armonizzare gli strumenti esistenti (PNIEC, Piano di adattamento, Strategia per la Transizione Ecologica, Strategia per lo Sviluppo Sostenibile, ecc) con il fine di monitorarne l’attuazione e il contributo reale all’azione climatica.
C’è quindi bisogno della Legge sul Clima? Se prendiamo a riferimento l’esperienza dei paesi che l’hanno già approvata, la legge ha costituito un aiuto per incardinare la questione climatica nella legislazione, ma anche per mettere dei punti fermi nella transizione energetica e industriale. Un aiuto non solo per i legislatori e il clima, dunque. Non ne possiamo più fare a meno, e dobbiamo sbrigarci.
Mariagrazia Midulla
Responsabile Clima ed Energia
WWF Italia
Photo by Markus Spiske