COP29

Le basi per un sistema energetico mediterraneo interconnesso e rinnovabile

Leggi il paper “Le basi per un sistema energetico mediterraneo interconnesso e rinnovabile”

Oggi la capacità installata di solare fotovoltaico della regione del Mediterraneo è di 90 GW, quella dell’eolico 82 GW. Tuttavia, il potenziale combinato di queste due fonti è stimato in oltre 3 TW, il che significa che lo sviluppo delle energie rinnovabili non sfrutta appieno il loro potenziale.

Oltre a contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, la diffusione delle rinnovabili può apportare enormi benefici alle popolazioni e alle economie locali, creando un valore aggiunto per le società. Le rinnovabili offrono l’opportunità di affrontare le sfide diverse ma comuni dei Paesi della regione e di rilanciare la fiducia nella cooperazione internazionale. Un percorso di transizione energetica inclusivo è fondamentale per proteggere il futuro della regione dagli impatti del cambiamento climatico, creare resilienza economica e proteggere i Paesi oggi produttori di combustibili fossili dalla volatilità dei mercati internazionali, fornendo un approvvigionamento energetico stabile per alimentare un ecosistema industriale regionale competitivo e mitigando le tensioni geopolitiche.

Attualmente, il Paese con la più alta capacità installata di fotovoltaico è la Spagna (27 GW, con un’aggiunta di oltre 10 GW solo nel 2021-2022), seguita da Italia e Francia (rispettivamente 25 GW e 18 GW). La Spagna ha anche la più alta capacità installata di eolico (30 GW, con un’aggiunta di 3 GW nel 2021-2022), seguita da Francia (21 GW) e Italia (11,8 GW). Ad oggi, nonostante un incoraggiante tasso di crescita negli ultimi anni, i Paesi del Nord Africa hanno una capacità installata molto inferiore, contribuendo con meno di 12 GW alla capacità rinnovabile totale della regione.

Lo sviluppo disomogeneo delle energie rinnovabili tra le due sponde del Mediterraneo è in gran parte dovuto ai meccanismi di sostegno messi in atto nella sponda settentrionale negli ultimi decenni. Negi ultimi due decenni, gli incentivi finanziari si sono evoluti progressivamente, dalle iniziali feed-in-tariff ai sistemi di aste per migliorare la concorrenza e limitare i costi per i consumatori. Il Green Deal europeo ha fornito un’ulteriore leva per l’espansione delle rinnovabili nei Paesi dell’Europa meridionale e ha innalzato gli obiettivi nazionali in materia di clima ed energia.

L’espansione delle energie rinnovabili nei Paesi del Mediterraneo meridionale è stata più lenta. Dal punto di vista della struttura del mercato, sebbene il settore elettrico in molti Paesi sia stato tradizionalmente caratterizzato da un alto grado di integrazione verticale e di controllo statale, si osserva una graduale ma lenta transizione verso un mercato competitivo dell’energia elettrica. Anche nella sponda meridionale, le attuali tendenze delle politiche per le energie rinnovabili vedono uno spostamento dalle feed-in-tariff verso aste e meccanismi di gara.

Pertanto, poiché le energie rinnovabili sono oggi competitive senza meccanismi di sostegno su entrambe le sponde del bacino del Mediterraneo, si aprono opportunità di integrazione del mercato energetico tra le due sponde.

L’integrazione dei mercati energetici è da tempo riconosciuta per i numerosi vantaggi che offre ai sistemi e alle economie dei Paesi partecipanti: maggiore sicurezza energetica e affidabilità del sistema elettrico, diversificazione del mix di fornitura, riduzione dei costi del sistema elettrico e, quindi, dei prezzi al consumo. Con obiettivi di mitigazione del clima sempre più ambiziosi a livello globale, i benefici per il clima diventano la motivazione principale per l’integrazione del mercato a livello regionale, in quanto accelerano la diffusione delle rinnovabili attraverso la collaborazione regionale.

L’integrazione del mercato dell’energia dovrebbe dunque basarsi sulla comprensione:

  • dell’entità della minaccia alla sicurezza posta dall’inazione climatica nella regione mediterranea;
  • della transizione dai combustibili fossili come una questione di sicurezza energetica reciproca e di giusta transizione;
  • delle opportunità economiche offerte dalla transizione energetica alle economie regionali;
  • dei vantaggi condivisi dell’integrazione dei sistemi energetici della regione.

Questo lavoro si propone di delineare le basi di un sistema energetico mediterraneo interconnesso e rinnovabile, fornendo il quadro energetico attuale della regione.

Uno scenario ambizioso declina a livello regionale la promessa della COP28, l’impegno a triplicare la produzione mondiale di energia rinnovabile installata, e descrive i possibili benefici dell’installazione di 1 TW di capacità di energia rinnovabile entro il 2030.

Secondo questo scenario, gli investimenti potenziali ammontano a circa 120 miliardi di dollari all’anno, alla luce del recente calo dei costi delle tecnologie solari ed eoliche, e le opportunità di nuovi posti di lavoro a circa 3 milioni, nelle sole filiere dell’industria solare ed eolica.

Una regione mediterranea interconnessa e rinnovabile può anche aprire opportunità per l’elettrificazione dell’industria, la sostituzione dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica, e l’elettrificazione dei consumi domestici, dei servizi e dei trasporti.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la transizione energetica offre inoltre ai Paesi nordafricani l’opportunità di avviare o espandere la produzione di tecnologie pulite e materiali a zero emissioni nette. Questi Paesi già offrono fattori imprenditoriali favorevoli per la produzione di pannelli solari fotovoltaici, veicoli elettrici e batterie, ferro e acciaio ecologici e ammoniaca.

Tuttavia, è necessaria una visione regionale complessiva per aumentare la resilienza economica e stimolare la competitività in un mondo a basse emissioni di carbonio. Una transizione energetica fallita, incompleta o non coordinata nella regione mediterranea comporta innanzitutto costi sociali ed economici per i Paesi mediterranei e per la resilienza delle società. In un’economia globale sempre più competitiva, che vede l’aumento delle politiche protezionistiche e la segmentazione dei mercati tradizionali dei combustibili fossili, il futuro della decarbonizzazione per i Paesi della regione mediterranea è ancorato sia alla loro vicinanza geografica che alla storia delle relazioni mediterranee. Inoltre, il calo strutturale e progressivo della domanda di gas in Europa può mettere a rischio la stabilità dei Paesi produttori tradizionali del Nord Africa, incidendo sulle loro entrate. D’altra parte, ritardare gli investimenti e le riforme politiche necessarie per attuare politiche di industrializzazione più lungimiranti nel quadro della decarbonizzazione globale potrebbe portare alla perdita del vantaggio che i Paesi nordafricani potrebbero avere facendo leva sulla decarbonizzazione regionale.

La condivisione dell’obiettivo di triplicare la capacità rinnovabile nella regione per raggiungere 1 TW fornirebbe la cornice politica per le attuali tendenze del mercato e dell’energia. L’imminente ciclo di aggiornamento degli NDC verso la COP30 offre una finestra di opportunità per i Paesi della regione mediterranea per fissare ambizioni più elevate e dare il via ai cambiamenti politici necessari.

Un nuovo approccio regionale basato sulle fonti rinnovabili per la trasformazione in un sistema energetico mediterraneo pulito, flessibile, affidabile e sicuro dovrebbe promuovere la produzione di energia rinnovabile, l’elettrificazione dei consumi finali, le tecnologie di accumulo e gli scambi transfrontalieri di elettricità, piuttosto che un approccio di neutralità tecnologica a 360° che rischia di ritardare ulteriormente la transizione energetica.

La regione deve disporre di una strategia finanziaria chiara e coesa per sbloccare gli investimenti, combinando impegni politici governativi a lungo termine con solidi quadri di governance. Le istituzioni pubbliche devono assumere un ruolo guida, creando i giusti incentivi per gli investimenti privati e garantendo al contempo che i flussi finanziari siano in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il ruolo delle banche di sviluppo nazionali e regionali, delle banche multilaterali di sviluppo e delle agenzie di credito all’esportazione sarà fondamentale in questo processo. Una stretta collaborazione tra gli attori finanziari nazionali e regionali può fornire gli strumenti finanziari necessari, dai partenariati pubblico-privato ai prestiti agevolati, dai meccanismi di mitigazione del rischio agli strumenti innovativi per i rischi di cambio, per incentivare gli investimenti privati nei progetti di energia rinnovabile.

In definitiva, il raggiungimento di una transizione a zero emissioni nel Mediterraneo dipende da un’efficace collaborazione tra il settore pubblico e quello privato. Gli investimenti pubblici dovranno essere strutturati in modo da ridurre i rischi per gli investitori privati, facendo leva sulle risorse pubbliche per catalizzare le grandi quantità di capitale privato necessarie per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione della regione. Creando un ambiente favorevole alla collaborazione tra i due settori, la regione può sbloccare i finanziamenti per il clima necessari a trasformare il proprio panorama energetico, soddisfacendo sia le esigenze regionali che gli obiettivi climatici globali.

Infine, se intrapresa con successo, la creazione di un sistema mediterraneo interconnesso attraverso le due sponde del bacino del Mediterraneo potrebbe svolgere un ruolo essenziale nel collegare la più grande economia di mercato del mondo – l’Unione Europea – alla popolazione in più rapida crescita del mondo – l’Africa – collegando la regione mediterranea ai pool energetici subsahariani dell’Africa occidentale (West African Power Pool) e dell’Africa orientale (East African Power Pool), accelerando la decarbonizzazione dell’Africa subsahariana.

Tuttavia, nonostante le prove scientifiche della necessità di un’accelerazione dell’azione per il clima e nonostante gli effetti positivi della transizione energetica, la diplomazia energetica europea in risposta all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 rischia di scontrarsi con gli obiettivi climatici. Il perseguimento della sicurezza energetica nei termini esclusivi della sicurezza delle forniture di gas invia segnali contraddittori che non favoriscono la creazione delle condizioni politiche per una transizione dalle fonti fossili nella regione. L’accelerazione della transizione energetica rappresenta, innanzitutto, una questione esistenziale di sicurezza regionale e la condizione necessaria per la prosperità futura. Solo la diversificazione delle catene di approvvigionamento di energia rinnovabile può ridurre al minimo i rischi geopolitici.

Leggi il research paper

 

Foto di Ian Simpson

Vedi Anche
Condividi