MERCOLEDÌ 28 MAGGIO 2025 – BRUXELLES. La Commissione Europea ha pubblicato la valutazione dei Piani Nazionali Energia e Clima (PNIEC) presentati dagli Stati membri. A quasi un anno dalla scadenza della consegna mancano ancora i Piani di tre Paesi: Polonia, Estonia e Belgio.
La Commissione riscontra progressi significativi rispetto alle prime bozze (2023). Secondo Bruxelles gli Stati membri possono raggiungere una riduzione delle emissioni del -54% al 2030 rispetto al 1990, molto vicina quindi all’obiettivo europeo del 55%. Secondo la Commissione, questo sarà possibile solo attraverso una piena attuazione delle politiche annunciate. Permangono importanti divari tra i Paesi e, secondo Bruxelles, questo elemento non deve essere sottovalutato.
Francesca Bellisai, Analista Politiche UE e Governance di ECCO – il think tank italiano per il clima, ha detto:
“La valutazione della Commissione Europea sui Piani nazionali energia e clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate. La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale. A questo si affianca una governance fragile, in assenza di una Legge Clima che possa declinare il piano nelle dimensioni particolari. Bruxelles evidenzia che l’Italia dovrà investire nel potenziamento della rete elettrica e in strumenti normativi che possano assicurare una giusta transizione.”
I dettagli della valutazione sull’Italia
Su Effort Sharing, regolamento che copre il 60% delle emissioni UE, permane un divario rispetto agli obiettivi. Per l’Italia si evidenzia un obiettivo dichiarato del 3,1% inferiore a quello deciso a livello UE, e una distanza cumulata rispetto a questo obiettivo dichiarato di 100Mt CO2eq.
All’interno di Effort Sharing è compreso il settore dei trasporti, dove le emissioni italiane continuano a crescere (+6,7% dal 1990 al 2023), e il settore civile, dove al di là di riduzioni congiunturali ascrivibili all’aumento delle temperature e alla crisi gas, le emissioni dal 2015 al 2021 sono rimaste pressoché invariate.
La Commissione evidenzia ulteriori divari a livello UE nel settore forestale (LULUCF) e nelle politiche per le rinnovabili. Su queste ultime, seppur venga sottolineato come gli Stati membri siano sulla buona strada per raggiungere il 42,5%, rimane un divario dell’1,5% rispetto all’obiettivo a livello europeo. Anche questo dato è in linea con la situazione italiana, dove negli ultimi anni è aumentata considerevolmente la capacità rinnovabile installata, +13,2 GW tra il 2023 e il 2024, ma l’obiettivo PNIEC di +70GW tra il 2023 e il 2030 mostra quanto l’impegno richiesto debba essere sostenuto nel tempo in modo costante. La valutazione a livello europeo menziona anche specificamente l’Italia sottolineando come sia uno dei Paesi che dovrebbe investire di più nell’ottimizzare le infrastrutture di rete e aumentare le interconnessioni transfrontaliere. Il potenziamento della rete elettrica è fondamentale per sostenere qualunque politica di elettrificazione e raggiungere gli obiettivi climatici.
La Commissione evidenzia che nella maggioranza degli Stati membri manca una lista completa dei sussidi ai combustibili fossili e un chiaro percorso per la loro eliminazione. Anche questo dato è rilevante per l’Italia dove, nonostante un tentativo di catalogazione di alcuni sussidi nel PNIEC, a fronte di 24 miliardi all’anno di SAD, il PNIEC si limita a elencare una serie di SAD “inefficienti” per un totale inferiore a 2 miliardi di euro, senza delineare una metodologia di identificazione sistematica dei rimanenti e dell’impatto socioeconomico di una loro possibile eliminazione, né un percorso di medio e lungo termine per riformarli.
Rispetto alla Giusta Transizione, viene sottolineata positivamente l’attenzione del Piano italiano alle competenze nel settore delle tecnologie pulite. Tuttavia, secondo Bruxelles è assente una descrizione dettagliata degli impatti sociali e sull’occupazione, in particolare per i gruppi più vulnerabili. Emerge la carenza di indicatori chiave per la preparazione dei Piani Sociali per il Clima, che dovranno essere consegnati a giugno 2025. Allo stesso modo le consultazioni sul Piano italiano, per quanto presenti, avrebbero potuto essere più strutturate e continuate nel tempo. Viene sottolineata per l’Italia l’eccessiva vicinanza delle consultazioni alla data di consegna definitiva del piano.
Foto di Alexander Van Steenberge