Per la prima volta, i temi ambientali ed energetici sono al centro della campagna elettorale, riqualificazione energetica e incentivi inclusi. Le scadenze per i bonus edilizi restano quelle stabilite dal precedente esecutivo: mentre le altre detrazioni fiscali scadranno a fine 2024, il Superbonus rimane fino al 2025 con aliquote decrescenti. Starà al nuovo esecutivo affrontare la questione “Superbonus”, e in generale dare una visione al tema dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare e spiegare come armonizzare i bonus edilizi con gli obiettivi climatici e di riduzione dei consumi.
In Italia, il settore civile è il più energivoro. Consuma quasi la metà della domanda nazionale di energia ed è fra quelli che meno hanno ridotto le emissioni di gas serra negli ultimi trent’anni. Il gas naturale è la fonte energetica più utilizzata, coprendo una quota di consumi superiore al 50% nel settore residenziale e poco inferiore al 40% nel settore dei servizi. Gli usi civili, infatti, pesano per quasi il 40% sulla domanda annuale di gas (dati Eurostat).
In un contesto dove il 70% del patrimonio immobiliare è precedente alla normativa che stabilisce i criteri minimi di efficientamento, con abitazioni che consumano quasi il 50% in più di un’abitazione media europea, il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e 2050 rappresenta una sfida di enorme portata. Il settore ha quindi bisogno di essere accompagnato nel percorso di decarbonizzazione da politiche innovative ed efficaci di riqualificazione energetica, che tengano congiuntamente conto degli obiettivi di transizione ambientale, di rilancio dell’economia e di sostenibilità sociale.
Intervenire sul patrimonio edilizio, a partire dalle abitazioni più degradate, vecchie ed energivore, aiuta a mitigare il fenomeno della povertà energetica, aggravato dalle recenti crisi – pandemica, economica ed energetica -, tanto da riguardare oggi il 10% della popolazione. L’efficienza energetica è uno degli strumenti più importanti per ridurre significativamente il peso dei costi dell’energia sulla spesa totale delle famiglie.
Ad oggi gli strumenti di incentivazione per ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie, Bonus Casa ed Ecobonus, sono parte dell’impianto fiscale italiano, con una detrazione del 36% e 55% rispettivamente. Tali percentuali vengono continuativamente incrementate dalle diverse leggi di bilancio come leva per ridare fiato, in modo più o meno virtuoso, al settore edilizio. Di conseguenza, incrementando il bonus casa al 50% si rende utile aumentare la detrazione specifica per l’efficienza energetica. Nel complesso, qualsiasi ristrutturazione permette di raggiungere obiettivi minimi di risparmio energetico. Oggi, tuttavia, c’è da chiedersi se l’attuale disegno sia compatibile e funzionale alla sfida climatica, o se invece ci sia bisogno di una riforma in chiave di efficienza ed equità.
Qual è la strategia del futuro governo per decarbonizzare il complesso patrimonio immobiliare italiano? Quali sono gli obiettivi e le priorità? Quale futuro si immaginano i partiti per i meccanismi di incentivazione, tenendo conto degli impatti sulla spesa pubblica? E in che modo pensano di affrontare il problema della sostenibilità sociale per evitare di far ricadere i costi della transizione in misura sproporzionata sulle spalle delle famiglie a basso reddito?
Eco/Superbonus: quali gli aspetti da affrontare
Negli ultimi mesi l’Eco/Superbonus è stato tra i principali argomenti di scontro tra le forze politiche, che spesso lo hanno sfruttato come elemento polarizzante, causando la perdita di fiducia e interesse da parte di famiglie e imprese. Sul piano dell’efficacia i risultati sono dubbi. Secondo valutazioni ancora preliminari e parziali i risparmi conseguiti non sono soddisfacenti, soprattutto in rapporto alle importanti risorse pubbliche investite. Eppure, l’Ecobonus è strumento essenziale per attivare l’efficientamento energetico e la decarbonizzazione del settore. È dunque opportuno chiedersi se le forze politiche saranno in grado di valutarne i limiti e proporre alternative adeguate alle sfide richieste.
Innanzitutto, c’è da capire come rendere l’incentivazione meno onerosa per lo Stato, puntando allo stesso tempo ad aumentare l’efficacia e il numero di interventi. Oggi la presenza di incentivi del 50-60% per interventi di ristrutturazione generica ha fatto sì che si sia dovuto introdurre un premio più elevato, l’aliquota al 110%, per promuovere l’efficienza energetica, raddoppiando, di fatto, il sostegno finanziario. Continuare a mantenere una molteplicità di incentivi, con minori – se non nulli – requisiti di accesso sia in termini di efficienza che di adempimenti burocratici, non è economicamente sostenibile per le casse statali nel lungo termine e soprattutto non è efficace in termini di obiettivi.
Altro aspetto rilevante è la relazione tra il livello di detrazione e l’efficienza raggiunta dall’intervento. Un conto è investire un elevato volume di risorse pubbliche nella realizzazione di interventi che assicurano fabbisogni energetici prossimi allo standard NZEB (Nearly Zero Energy Building), istituendo un sistema di accesso graduale che tenga conto del reddito delle famiglie o dell’ordine di priorità degli edifici; un conto è introdurre un’aliquota anche generosa che è indipendente dal livello di reddito e non distingue fra chi rispetta i requisiti minimi delle sole due classi energetiche (ad esempio salendo dalla G alla E) e chi invece riesce a ridurre i consumi anche dell’80% con interventi ambiziosi e integrati. Peraltro, con il rischio di “incagliare” tali risorse in beni immobiliari che molto difficilmente subiranno ulteriori riqualificazioni nei prossimi decenni, creando di fatto una barriera al raggiungimento degli obiettivi di lungo termine. Sarà interessante capire se le forze politiche valuteranno l’inserimento di obiettivi quantitativi e qualitativi più ambiziosi, l’introduzione di requisiti vicini ai criteri NZEB o garanzie di accesso prioritario alle fasce più deboli.
Infine, uno strumento di supporto che sia funzionale al processo di decarbonizzazione deve favorire lo spostamento dei consumi finali verso il settore elettrico, a partire dai sistemi di riscaldamento. Oggi nel nostro paese si incentivano ancora le tradizionali caldaie a gas, tecnologia già matura e accessibile a prezzi vantaggiosi che non ha di certo necessità di essere sostenuta, in quanto, quand’anche efficiente, non permette di elettrificare i consumi e uscire dal gas. Con il piano REPowerEU l’Europa prevede di sostituire le vecchie caldaie a gas con le pompe di calore, vietando la vendita di sistemi di riscaldamento autonomi a combustibili fossili dal 2029. Altri Paesi come il Regno Unito stanno pensando di non permettere la vendita di caldaie a gas già dal 2025. E, in Italia, i partiti che strategia immaginano per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e slegare i consumi dai combustibili fossili? Ancora una volta il rischio è investire risorse pubbliche in interventi e tecnologie non necessarie alla decarbonizzazione del settore, creando ritardi nella transizione e una moltiplicazione dei costi. D’altro canto, una vera spinta della domanda di pompe di calore elettriche potrebbe favorire a cascata l’incremento della produzione e la conseguente riduzione dei costi, l’affinamento delle competenze tecniche, e il consolidamento della fiducia nei consumatori finali.
Quale sia la proposta dalle diverse forze politiche per efficientare il settore edilizio e in che modo si immaginano di ridisegnare il sistema di incentivazione sarà un importante metro di misura per valutare l’efficacia della loro strategia energetica e climatica. Quasi tutti i programmi citano una revisione e una stabilizzazione dei bonus edilizi, ma le modalità non sono sempre così chiare. Infatti, sulla base dei termini con cui viene riformato l’Ecobonus si può promuovere la ristrutturazione più o meno generica o profonda, anticipare o ritardare l’uscita dal gas, ridurre la povertà energetica e sostenere le classi più deboli o aumentare le diseguaglianze sociali, investire le risorse in maniera più o meno proporzionale agli obiettivi. Come evolverà il sistema d’incentivazione e in generale l’efficientamento del settore edilizio genererà importanti effetti non solo sul clima ma anche sul futuro del settore delle costruzioni, che è tra i motori più importanti dell’economia, sull’occupazione, l’innovazione tecnologica, la trasformazione delle città, sui fabbisogni delle famiglie e sulla qualità abitativa.
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