Quali progressi avete fatto da Glasgow ad oggi? Secondo Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’UNFCCC, questa sarà la domanda che si ripeterà con maggior frequenza nella sala stampa della prossima Conferenza delle Parti, la COP 27 in programma dal 7 al 18 novembre 2022 a Sharm El-Sheikh, in Egitto. Una domanda, quella di Espinosa, pronunciata durante il suo discorso all’avvio dei lavori della conferenza tecnica dell’UNFCCC, che si sta svolgendo in questi giorni a Bonn (6-16 giugno 2022).
Andiamo con ordine. L’UNFCCC, acronimo di United Nations Framework Convention on Climate Change – per noi la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite -, rappresenta il luogo principe delle negoziazioni internazionali sui cambiamenti climatici. La Convenzione, entrata in vigore il 21 marzo 1994, è stata ad oggi ratificata da 197 paesi. Quando parliamo di conferenza delle Parti, queste sono per l’appunto i 197 paesi che hanno deciso di aderire all’UNFCCC.
La conferenza tecnica di Bonn avviene a cavallo tra la COP26 tenutasi a Glasgow, sotto la guida della presidenza britannica nel novembre 2021, e quella che in molti già definiscono la COP africana, ossia la COP27 di Sharm El-Sheikh.
Sono passati poco più di sei mesi da quel 13 novembre 2021, giorno della ratifica del Patto per il Clima di Glasgow, nel quale in molti hanno riposto le speranze di una nuova primavera per l’azione climatica. Il contesto internazionale che circondava la COP26 era profondamente favorevole. Il G20 a guida italiana, spinto dalla necessità di dare risposte concrete sulla ripartenza post pandemia, aveva ritrovato unità e mostrava ambizione nella volontà di mobilitare risorse e agire per contrastare i cambiamenti climatici. Unità e coesione che viste con gli occhi del presente sembrano essere minate dalla decisione della Russia, a febbraio di quest’anno, di invadere l’Ucraina. L’avanzare delle truppe sovietiche e le tensioni del Cremlino, in primis con i paesi dell’occidente, hanno indubbiamente minato quella ritrovata serenità diplomatica, riportando il mondo a divisioni che speravamo fossero appannaggio dei libri di storia.
Questo nuovo contesto multilaterale ha inevitabilmente un impatto sull’efficacia delle negoziazioni diplomatiche, comprese – ma in verità, soprattutto – quello climatiche. Infatti, la crisi geopolitica è spesso sinonimo di crisi energetica, a causa della grave dipendenza di molti paesi europei dalle forniture di fonti fossili russe.
Una premessa necessaria, per sottolineare il clima nel quale i delegati di 197 paesi si stanno incontrando a Bonn per discussioni, perlopiù tecniche, su come avanzare sulle strategie e azioni per il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050.
Cosa contengono i dossier dei delegati arrivati a Bonn, quali sono i temi principali al centro delle discussioni tra i delegati? Vediamoli, punto per punto.
Mitigazione: obiettivo 1.5°C
Il raggiungimento dell’obiettivo 1.5° C, richiede una netta accelerazione dell’azione climatica e una maggiore ambizione. In queste due settimane sarà necessario fare progressi. La pressione non viene dalla richiesta di alcuni paesi virtuosi ma dall’evidenza di quanto i cambiamenti climatici stiano mostrando i loro effetti e quanto questo rappresenti un costo estremamente maggiore paragonato a quello di intervento. Seppur il contesto internazionale sia meno favorevole, permane la convinzione che il costo di non fare nulla sia molto maggiore rispetto a interventi volti ad azzerare le emissioni e rendere l’economia, il commercio e i processi produttivi sostenibili.
Adattamento
Un altro tema, spesso affiancato a quello della mitigazione nelle negoziazioni è l’adattamento. I paesi più coinvolti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici sottolineano che le azioni che verranno intraprese dovranno essere commisurate alla gravità dei problemi. Il Patto per il Clima di Glasgow prevede di raddoppiare collettivamente i finanziamenti per l’adattamento dai livelli del 2019 entro il 2025. Una verifica dello stato di raggiungimento di tale obiettivo sarà un tema chiave delle sessioni di confronto sul tema dell’adattamento. I delegati dovranno fornire indicazioni su come il Fondo ha risposto alle esigenze dell’Accordo di Parigi.
Finanza per il clima
La finanza per il clima è certamente un altro dei temi caldi nelle discussioni dei delegati. Sono in molti a dubitare che l’impegno dei 100 miliardi di dollari verso i paesi più fragili entro il 2023 venga rispettato, tuttavia la carenza di investimenti concreti rappresenta uno degli ostacoli principali per una concrete ed efficacie azione climatica. Canada e Germania si sono impegnati a presentare un’edizione riveduta del Piano di attuazione dei finanziamenti per il clima, in particolare per l’adattamento.
I Paesi più ricchi hanno l’opportunità di dare un segnale e mostrare la loro ambizione nel voler risolvere la crisi climatica. Ciò significa raggiungere e superare l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari quest’anno. A tal fine verrà discusso se il piano di attuazione debba prevedere proiezioni lungimiranti, basate su impegni aggiuntivi nuovi e futuri (non solo retrospettivi).
Dall’altro lato le economie più fragili hanno l’opportunità di porre l’attenzione sull’equità e sul fatto che il finanziamento della transizione non può avvenire con costi più alti per i Paesi in via di sviluppo, spesso caratterizzati da situazioni debitorie complesse.
Affrontando il tema della finanza per il clima, il confronto verterà inevitabilmente anche su questioni quali determinazione del prezzo del carbonio, i diversi strumenti finanziari non debitori, la riforma e l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili, il miglioramento dell’accesso ai finanziamenti per il clima.
Danni e perdite (loss & damage)
Il tema delle perdite e dei danni dovuti agli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici è un tema con una rilevanza direttamente proporzionale alla frequenza e impatto di tali eventi. A Glasgow, le Parti si sono date un periodo di 2 anni per definire il problema e trovare soluzioni comuni. Il dibattito verrà affrontato nuovamente a Bonn ma c’è il rischio che non vi siano progressi sul tema e la questione debba attendere la COP 27.
L’incontro UNFCCC di Bonn terminerà il 16 di giugno con la pubblicazione di bozze di decisioni che dovranno essere successivamente adottate alla COP27 che riassumeranno i risultati principali dei 10 giorni di negoziato. Seppur l’incontro è di natura prettamente tecnica, sarà un importante parametro per valutare in che direzione andranno le negoziazioni della COP27.