Con il 24% delle emissioni legate all’energia a livello globale, i trasporti sono tra i maggiori responsabili della crisi climatica: la loro decarbonizzazione è una questione centrale per i governi di tutto il mondo. I biocarburanti sono spesso presentati come un’alternativa ai combustibili fossili, in grado di ridurre la dipendenza dal petrolio e le emissioni di gas serra. Tuttavia, la realtà di queste tecnologie, tra rischi di deforestazione, processi industriali energivori e disponibilità di materie prime, è molto più complessa e un eccesso di semplificazione rischia di sopravvalutare il vero potenziale di decarbonizzazione.
Una delle maggiori sfide è la loro dipendenza dai terreni agricoli. Colture come mais, canna da zucchero e soia vengono utilizzate per produrre etanolo e biodiesel. Se da un lato questo fornisce una fonte di energia rinnovabile, dall’altro entra in competizione con i terreni e le risorse necessarie per la produzione di cibo. Ciò può far aumentare i prezzi dei prodotti alimentari e contribuire all’insicurezza, soprattutto nelle regioni in cui l’agricoltura è già sotto pressione.
Inoltre, la conversione di vasti appezzamenti di terreno può portare alla deforestazione, che aggrava il cambiamento climatico riducendo la capacità di assorbimento naturale del carbonio nella vegetazione e nei suoli. Questo è un problema soprattutto nelle regioni tropicali, dove le foreste vengono disboscate per far spazio a piantagioni di queste colture. A causa di questo effetto, denominato Direct/Indirect Land Use Change, negli scenari peggiori i biocarburanti determinano un aumento netto delle emissioni, come nel caso della soia in Brasile e dell’olio di palma in Indonesia.
I biocarburanti di seconda generazione, che utilizzano materie prime non alimentari come i residui delle colture agricole alimentari, gli oli da cucina usati e altri materiali organici, ad esempio da residui forestali, sono considerati un’opzione più sostenibile. Tuttavia, la loro disponibilità è limitata dalla quantità di rifiuti e residui. Inoltre, la loro produzione è spesso basata su processi di conversione complessi e costosi che richiedono ampi sussidi alla produzione.
Uno dei rischi di sopravvalutare il potenziale dei biocarburanti per la decarbonizzazione dei trasporti è che siano utilizzati come una distrazione da soluzioni più efficaci. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’utilizzo di biocarburanti nei trasporti dovrebbe essere il più possibile limitato a settori come aviazione e trasporto marittimo di lunga percorrenza: quelli in cui l’elettrificazione è ancora difficile da realizzare.
Pur rimanendo necessari in una fase di transizione per contribuire a ridurre le emissioni dei veicoli a combustione ancora circolanti su strada, nel medio e lungo termine l’elettrificazione di questi veicoli è la soluzione più efficiente e sostenibile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti.
I veicoli elettrici alimentati da fonti rinnovabili consentono invece una riduzione delle emissioni con un’efficienza nettamente superiore. Inoltre, l’elettrificazione consente di eliminare gli effetti di inquinamento atmosferico locale dovuto a ossidi di azoto e particolato, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono causa di milioni di morti premature ogni anno per malattie cardiovascolari e respiratorie.
Le tecnologie elettriche sono ampiamente considerate la soluzione più sostenibile e scalabile per ridurre le emissioni dei trasporti su strada e oggi sono la scelta di mercato principale delle grandi economie asiatiche, americane ed europee, con un grande punto di domanda invece sull’Italia. Sostenere i biocarburanti come soluzione alternativa o complementare, “rapida e facile” per la decarbonizzazione della mobilità rischia di tagliare fuori il sistema italiano dai progressi nella produzione, nell’innovazione, nello sviluppo di infrastrutture e in altre aree critiche dell’elettrificazione della mobilità, che necessitano un più rapido sviluppo per raggiungere gli obiettivi di competitività e climatici.
In definitiva, distrarre risorse e attenzione da questi ambiti compromette la capacità dei sistemi industriali di investire per competere sui mercati dell’elettrico, la cui continua espansione a livello globale indica chiaramente quale sia il nuovo paradigma della mobilità su strada. Questo vale soprattutto per l’Europa e per l’Italia, impegnate a recuperare terreno e competitività industriale nel settore automotive.
Scopri di più sui biocarburanti, il loro impatto e sul loro utilizzo in una strategia allineata a 1.5 °C
Foto di Tom Fisk