È passato qualche giorno dalla fine della COP27 di Sharm El-Sheikh. Come spesso accade per la conferenza sul clima, molte sono state le letture dei risultati. Possiamo raggrupparle in tre grandi famiglie. C’è chi pensa siano stati fatti importanti passi avanti, in un momento storico nel quale il rischio di passi indietro non era affatto da sottovalutare. Altri parlano di risultato storico, riferendosi alla decisione di creare un fondo per perdite e danni, ossia a vantaggio di quei paesi che pagano il costo più elevato del cambiamento climatico. Vi sono infine i pessimisti, quelli che ritengono la COP un altro carrozzone diplomatico incapace di produrre risultati concreti.
La nostra reazione a caldo l’avete letta e rientra nel primo gruppo. Se non l’avete ancora letta potete rimediare andando qui. Il risultato della COP27 è lo specchio dei tempi paradossali e turbolenti in cui stiamo vivendo. Progressi ritenuti impensabili solo due anni fa diventano improvvisamente possibili, nonostante il perdurare di gravi tensioni geopolitiche. Allo stesso tempo, però, profonde divisioni tra i Paesi mostrano quanto siamo lontani dall’obiettivo principe: costruire un futuro più sicuro per tutti. Questo rende il risultato complessivo non sufficientemente ambizioso rispetto alla portata dell’emergenza climatica. In particolare, il confronto sulla graduale riduzione dei combustibili fossili e su chi paga e chi riceve i finanziamenti per le perdite e i danni, dimostrano le profonde linee di frattura che caratterizzano la politica climatica internazionale. Non esiste ancora la volontà politica di superare tali fratture e c’è il rischio concreto che queste divisioni continuino a ostacolare l’azione climatica.
Analizziamo però in dettaglio i temi chiave di questa COP per vedere cosa è stato approvato e cosa no.
Perdite e danni
Raggiunto il consenso sul finanziamento di meccanismi per la gestione delle perdite e dei danni, compresa l’istituzione di un fondo. Non è stata però ancora specificata la collocazione di tale fondo nell’ambito del meccanismo finanziario.
Si è deciso di istituire un comitato transitorio per la formulazione di raccomandazioni su questi nuovi meccanismi di finanziamento. Tali raccomandazioni dovranno essere presentate e adottate alla COP28. Il Comitato si riunirà in due workshop nel corso del 2023 che sarà inoltre incaricato di redigere un rapporto di sintesi sugli accordi di finanziamento esistenti. Il processo si compone inoltre di una sessione di consultazione ministeriale guidata dalle Presidenze della COP27 e della COP28.
Non è ancora chiaro se gli osservatori potranno partecipare al comitato di transizione e al momento non si conosce la composizione di tale comitato. È già noto però che il Comitato di transizione prenderà in considerazione “l’ampliamento delle fonti di finanziamento”. Le discussioni sull’allargamento della base dei donatori che sono emerse in molti tavoli negoziali evidenziano che le Parti dovranno essere preparate a dialogare sia sulle fonti che sui contributori, mostrando flessibilità nell’attuale contesto geopolitico in evoluzione.
Le risorse del Fondo saranno destinate ai “paesi in via di sviluppo, specialmente quelli particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico” ma è emergono interrogativi su come verrà definito questo gruppo, da dove verrà presa la definizione e chi sarà incluso o escluso da questo inquadramento.
Rete di Santiago per le perdite e i danni
La Rete di Santiago è l’insieme di tutte le organizzazioni, gli organismi, le reti e gli esperti impegnati a fornire assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo. L’obiettivo è prevenire, minimizzare e affrontare le perdite e i danni associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
La COP27 ha portato progressi nella creazione della struttura della Rete di Santiago, compresa la creazione di segretariato, di un Comitato consultivo composto da esperti.
È proprio l’istituzione del Comitato consultivo ad essere stato uno degli aspetti più controversi del negoziato. La decisione chiarisce che farà parte del Meccanismo internazionale di Varsavia per le perdite e i danni e pone le basi per la decisione sull’adesione durante la COP28. È interessante che si affermi la necessità di raggiungere un equilibrio di genere nella composizione degli esperti, così come la rappresentanza di giovani e popolazioni indigene (escludendo però le Organizzazioni non governative ambientali). Viene inoltre ribadita la necessità che i Paesi sviluppati forniscano fondi per il funzionamento della Rete di Santiago e per la fornitura di assistenza tecnica.
Adattamento
L’agenda sull’adattamento avrebbe dovuto essere una delle pietre miliari di questa COP, almeno secondo le priorità della Presidenza. Uno dei risultati raggiunti è stato l’avvio di un processo per lo sviluppo di un percorso verso l’obiettivo globale sull’adattamento, attraverso un approccio strutturato del programma di lavoro Glasgow-Sharm el-Sheikh nel 2023. Allo stesso modo, è stato fatto un altro passo avanti per quanto riguarda l’impegno a raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento assunto a Glasgow, chiedendo al Comitato permanente per le finanze di preparare un rapporto.
Nella definizione del percorso vengono definite dimensioni, temi, considerazioni trasversali, indicatori basati sulla scienza, metriche e obiettivi, nonché fonti di informazione. Le esigenze finanziare tengono conto delle diverse fasi del ciclo delle politiche di adattamento, tra cui: valutazione dell’impatto, della vulnerabilità e del rischio; pianificazione; attuazione; finanziamento; sviluppo delle capacità; trasferimento tecnologico; monitoraggio e valutazione.
I temi definiti sono: acqua; cibo e agricoltura; città, insediamenti e infrastrutture chiave; salute; povertà e mezzi di sussistenza; ecosistemi terrestri; oceani ed ecosistemi costieri. Sono state fatte anche considerazioni trasversali, quali: approcci orientati al Paese, rispondenti alle esigenze di genere, partecipativi e pienamente trasparenti, che tengano conto dei gruppi, delle comunità e degli ecosistemi vulnerabili, e che si basino e siano guidati dalle migliori conoscenze scientifiche e tradizionali disponibili, dalle conoscenze delle popolazioni indigene e dai sistemi di conoscenza locali.
La discussione su indicatori, metriche e obiettivi è stata rimandata alle prossime fasi del processo e le fonti di informazione sono quelle già identificate per il Global Stock take.
Finanziamento dell’adattamento
Il Comitato permanente per le finanze è stato incaricato di preparare un rapporto sul raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento da esaminare alla COP28.
Allo stesso tempo, i contribuenti sono stati invitati a rispettare gli impegni assunti nei confronti del Fondo per l’adattamento e a garantire la sostenibilità delle sue risorse. I partner per lo sviluppo, le istituzioni finanziarie internazionali e gli enti operativi del Meccanismo Finanziario sono stati invitati a fornire supporto per l’attuazione dell’iniziativa Early Warnings for All.
Finanza
Sui 100 miliardi di dollari si registra seria preoccupazione per il mancato raggiungimento dell’obiettivo.
I Paesi sviluppati vengono esortati a rispettare tali impegni. Viene chiesto al Comitato permanente per le finanze di preparare rapporti biennali, comprensivi di una sintesi dei risultati principali, sui progressi compiuti verso il raggiungimento dell’obiettivo dei 100 miliardi di dollari da sottoporre all’esame delle COP29, 31 e 33.
Nuovo obiettivo collettivo quantificato
Non sono stati concordati risultati sostanziali, ma solo decisioni relative al processo. È stata infatti formalizzata la richiesta di elaborare e pubblicare entro marzo 2023 un piano di lavoro per il 2023.
Le Parti sono invitate a presentare proposte per il confronto, da riassumere in una relazione di sintesi. I copresidenti dovranno fornire informazioni sulle discussioni tenute e presentare informazioni sulla via da seguire, comprese le possibili opzioni, a seguito di ciascun dialogo tecnico tra esperti e nel loro rapporto annuale, per informare la COP28. La Presidenza della COP28 viene invitata a organizzare il dialogo ministeriale di alto livello del 2023 sul nuovo obiettivo collettivo quantificato sui finanziamenti per il clima, tenendo conto di queste informazioni.
Articolo 2.1c
Ossia il processo per “rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso verso basse emissioni di gas serra e uno sviluppo resistente al clima”. È stato avviato il dialogo di Sharm el-Sheikh, per scambiare opinioni e migliorare la comprensione della portata dell’articolo 2.1c dell’Accordo di Parigi e della sua complementarità con l’articolo 9, organizzando due workshop nel 2023 e una relazione alla COP28.
È stato richiesto al Comitato permanente per le finanze di continuare il suo lavoro sulle modalità di realizzazione dell’articolo 2.1c, comprese le opzioni e le linee guida per l’attuazione. Anche questi verranno esaminati alla COP28.
Riforma del sistema finanziario internazionale
Durante la COP27 è stato evidenziato il ruolo dei governi, delle banche centrali, delle banche commerciali, degli investitori istituzionali e di altri attori finanziari per la mobilitazione di migliaia di miliardi necessari per affrontare la crisi climatica.
È stato rivolto un invito agli azionisti delle Banche Multilaterali di Sviluppo e degli Istituti Finanziari Internazionali per riformare le pratiche e le priorità, allineando e aumentando i finanziamenti e per garantire un accesso semplificato ai fondi.
Alle Banche Multilaterali di Sviluppo è stato chiesto di definire una nuova visione e nuovi modelli operativi, per affrontare adeguatamente l’emergenza climatica globale. Questo comprende il ricorso a una serie di strumenti quali sovvenzioni alle garanzie e strumenti non di debito. Il tutto tenendo però conto degli oneri del debito e della propensione al rischio.
Sempre le Banche Multilaterali di Sviluppo avranno il compito di contribuire ad aumentare significativamente l’ambizione climatica utilizzando l’ampiezza dei loro strumenti politici e finanziari per ottenere maggiori risultati, anche per quanto riguarda la mobilitazione di capitali privati.
Mitigazione
Come anticipato in apertura, non vi è stata nessuna nuova formulazione sul picco delle emissioni globali entro il 2025. Il linguaggio del Patto per il Clima di Glasgow su 1,5°C è stato confermato, senza nessun avanzamento né per quanto riguarda la riduzione graduale del carbone, né sull’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili o sull’obiettivo percentuale di riduzione del metano al 2030.
Alla Parti è stato richiesto di comunicare i contributi nazionali nuovi o aggiornati, il prima possibile, prima della COP28. Oltra a comunicare, sempre entro la COP28, strategie di sviluppo a lungo termine a basse emissioni di gas serra.
Programma di lavoro sulla mitigazione
Non sono stati imposti nuovi obiettivi o traguardi.
Vengono nominati due copresidenti ogni due anni (uno da paesi sviluppati e uno in via di sviluppo). Viene sollecitata l’organizzazione di due dialoghi globali ibridi prima della COP di giugno, in concomitanza con altri dialoghi (ad esempio, in occasione delle settimane del clima regionali), su argomenti inviati dalla Parti.
Vengono incoraggiati i champion (ossia i paesi con performance migliori) a coinvolgere stakeholder imparziali e a ospitare eventi incentrati sugli investimenti. L’obiettivo è sbloccare i finanziamenti per le transizioni giuste, superando gli ostacoli all’accesso ai finanziamenti e identificando le opportunità di investimento. Gli investitori pubblici e privati di finanziamenti per il clima dovranno a indirizzare i flussi finanziari verso il sostegno delle aree di opportunità per migliorare la mitigazione.
Viene richiesta la redazione di un rapporto annuale su ogni dialogo, per informare le decisioni di ogni COP e per informare la tavola rotonda ministeriale annuale di alto livello sull’ambizione pre-2030.
Transizione energetica
Il linguaggio della testo finale (Cover decision) riprende quello del Patto per il clima di Glasgow. Sebbene la versione finale sia positiva (le versioni precedenti non includevano alcun riferimento ai combustibili fossili), gli osservatori osservano che ciò non rappresenta un progresso rispetto a Glasgow, rammaricando che non sia stato incluso nel testo finale un linguaggio che faccia riferimento alla “riduzione graduale di tutti i combustibili fossili“, che diverse Parti hanno dichiarato di sostenere.
I riferimenti alle energie rinnovabili sono nuovi – non erano inclusi nel Patto di Glasgow – e viene riconosciuta la necessità di nuovi investimenti. Il testo sottolinea l’urgenza di trasformare rapidamente i sistemi energetici per renderli più sicuri, affidabili e resilienti, anche accelerando le transizioni pulite e giuste verso le energie rinnovabili durante questo decennio critico di azione, anche in risposta alla crisi energetica globale. Tuttavia, l’inclusione dell’energia “a basse emissioni” accanto a quella “rinnovabile” nel testo finale, come proposto dall’Arabia Saudita, è stata vista come un potenziale indebolimento del testo. Molto infatti dipende da ciò che viene concordato per rientrare in questo ambito.
Giusta transizione
Si riconosce la necessità del dialogo sociale e della partecipazione di tutte le parti interessate come base per soluzioni sostenibili e giuste alla crisi climatica.
Viene definito un programma di lavoro sulla giusta transizione per discutere i percorsi per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per una decisione alla COP28. Viene istituita una tavola rotonda ministeriale annuale di alto livello sulla giusta transizione.
Koronivia Joint Work sull’agricoltura
Ossia il lavoro congiunto di Sharm el-Sheikh per l’attuazione dell’azione per il clima sull’agricoltura e la sicurezza alimentare. Un percorso della durata di 4 anni, seguendo le raccomandazioni del suo predecessore. L’attenzione si concentrerà sull’attuazione, con ulteriori dettagli da definire nel 2023.
Il nuovo lavoro congiunto non si concentra maggiormente sui sistemi alimentari, il che è stato definito dagli osservatori un’opportunità mancata. Tuttavia, è la prima volta che l’agricoltura e l’alimentazione compaiono in una decisione di copertura della COP.
Il testo pone l’accento sui piccoli agricoltori, in particolare le donne, i pastori e le popolazioni indigene, riconoscendo la loro particolare vulnerabilità ai cambiamenti climatici ma anche il loro ruolo chiave come parte della soluzione, ad esempio attraverso le conoscenze tradizionali.
Articolo 6
Il cappello introduttivo dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi indica la possibilità di cooperazione tra le Parti – anche non nella loro totalità – per l’attuazione dei loro contributi a livello nazionale per accrescere l’ambizione delle azioni di mitigazione e adattamento e promuovere lo sviluppo sostenibile e l’integrità ambientale.
Anche se ci si aspettava che fossero piuttosto tecnici, i negoziati sull’articolo 6 alla COP27 hanno sollevato una serie di preoccupazioni da parte della società civile e delle parti in merito alla trasparenza e all’integrità dei diversi meccanismi.
In particolare, Sull’art. 6.2 – Il testo finale offre alle Parti un ampio margine di manovra per decidere se i dettagli chiave del commercio del carbonio debbano rimanere riservati, compreso il tipo e la quantità di compensazioni scambiate, senza limiti su quali informazioni possano essere trattate come riservate.
Art. 6.4 – La questione di come i crediti non autorizzati (ora chiamati “contributi di mitigazione 6.4ER”) possano essere utilizzati e se debbano essere sottoposti a un corrispondente aggiustamento, non è stata risolta alla COP27, lasciando un rischio di doppio conteggio.
Altre questioni in sospeso da discutere sono la procedura per la transizione dei crediti CDM (da sviluppare entro giugno 2023) e, come previsto dall’art. 6.2, l’utilizzo delle emissioni evitate (nonostante le forti preoccupazioni degli osservatori). Il SBSTA presenterà raccomandazioni su quest’ultimo punto alla COP28.
Quali progressi futuri possono derivare da temi chiave della COP27
- Un aumento dei finanziamenti a sostegno dei Paesi in via di sviluppo, sia a fronte dei crescenti impatti climatici, sia per consentire transizioni economiche giuste in settori critici per la politica climatica (energia, uso del suolo, trasporti).
- Il riconoscimento del fabbisogno finanziario – almeno 4-6.000 miliardi di investimenti annuali per le transizioni economiche. Dare seguito alle richieste delle Parti e dei leader di riformare il sistema finanziario internazionale, allineando i flussi finanziari all’Accordo di Parigi e responsabilizzando governi e imprese sul rispetto degli impegni assunti per l’azzeramento delle emissioni può favorire una maggiore volontà politica per il raggiungimento degli obiettivi climatici.
- La ricostruzione di alleanze e partenariati – Essenziale per accelerare la transizione nell’economia reale. La mancanza di fiducia e dialogo tra le Parti prima e durante la COP27 è stata resa evidente dalla mancanza di una visione condivisa per un risultato ambizioso ed equilibrato, che ha ritardato il raggiungimento di un accordo comune nelle ultime ore della COP. La collaborazione tra i vari attori deve andare oltre gli spazi dell’UNFCCC, collegando l’agenda climatica a questioni più ampie riguardanti i sistemi alimentari e il ripristino degli ecosistemi. Gli ultimi rapporti scientifici sottolineano che queste crisi sono interconnesse. In questo senso, anche gli attori della società civile dovranno allearsi in modo strategico con i movimenti per la lotta alla povertà, per la pace e per la natura.
- I prossimi consessi multilaterali saranno fondamentali per saldare queste interconnessioni. A partire dalla COP15 sulle biodiversità, il mese prossimo in Canada, e successivamente attraverso il G7 in Giappone, il G20 a guida indiana, le riunioni di primavera e d’autunno della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, i negoziati di Bonn, l’annunciato vertice finanziario del Presidente francese Macron, i vertici dei leader dell’UNSG, il proseguimento del Global Stocktake e la COP28 degli Emirati Arabi Uniti.
La fine della COP27 rappresenta l’inizio di un percorso per favorire un’agenda climatica globale realmente trasformativa nel 2023.