A partire dalla crisi finanziaria globale del 2008, la tassazione è diventata un importante ambito di cooperazione internazionale. Infatti, oggi, la tassazione è oggetto di discussione in tutti i maggiori contesti economici decisionali internazionali, dal G20 alle Nazioni Unite. L’agenda è fitta: partendo dall’adozione di regole comuni per la tassazione dei profitti delle multinazionali e la prevenzione dell’evasione fiscale, l’introduzione di tasse globali per generare gettito da destinare ai beni pubblici globali, fino all’istituzione di organismi decisionali e regolatori multilaterali.
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La crisi climatica e i costi ad essa associati hanno contribuito in maniera sostanziale a collocare la cooperazione fiscale internazionale in cima all’agenda internazionale. Le stime degli investimenti necessari, nei Paesi in via di sviluppo (PVS), per mitigare il cambiamento climatico, adattare infrastrutture ed economie ai suoi effetti, e affrontare i costi delle perdite e dei danni si aggirano tra i 1800 e i 2400 miliardi di dollari all’anno.
Per generare questi livelli di risorse e assicurarsi che siano spesi in modo equo ed efficace è necessaria una riforma profonda dell’architettura finanziaria internazionale e delle istituzioni che la governano. In questo senso, è indispensabile una maggiore cooperazione internazionale in materia fiscale. La tassazione può facilitare la transizione energetica disincentivando l’uso di combustibili fossili; creare risorse addizionali per affrontare il cambiamento climatico; contribuire alla giustizia climatica tassando attività ad alto contenuto fossile nei Paesi che inquinano maggiormente e allocando il gettito ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico. A livello nazionale, può attenuare la riduzione dello spazio fiscale causata dal costo crescente del servizio del debito e limitare il taglio di investimenti pubblici nella transizione energetica.
Sull’agenda internazionale ci sono tre categorie di strumenti per la tassazione internazionale per il clima:
- il carbon pricing, che include sia i mercati per lo scambio di emissioni (o ETS, emission trading systems) e la tassazione del consumo di CO2, o carbon tax;
- tasse ‘verdi’ su attività o prodotti legati alle emissioni di gas ad effetto serra, come l’estrazione di combustibili fossili, e l’utilizzo nei settori del trasporto marittimo e dell’aviazione;
- tasse sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie.
Questi strumenti possono generare una parte importante delle risorse aggiuntive necessarie per il nuovo obiettivo globale (New Collective Quantified Goal – NCQG) di finanza per il clima, da definirsi alla COP29 di Baku in Azerbaigian. È però fondamentale che le nuove imposte internazionali portino a un trasferimento netto di finanziamenti aggiuntivi rispetto all’aiuto pubblico allo sviluppo e ai finanziamenti per il clima già esistenti. Una fiscalità, i cui proventi dovranno essere effettivamente spesi in attività di mitigazione, adattamento e perdite e danni, e che eviti l’esacerbarsi di disuguaglianze tra i Paesi e non conduca a effetti regressivi all’interno dei Paesi. Infine, tali imposte dovranno essere accompagnate da misure di stabilizzazione macroeconomica e politiche industriali verdi.
Nel 2024 e nel 2025 si prospettano numerose opportunità per consolidare la cooperazione internazionale in materia fiscale per lo sviluppo sostenibile e per il clima, e per allinearla alla riforma dell’architettura finanziaria internazionale. Queste includono il completamento dell’implementazione dei due pilastri dell’accordo quadro di OCSE e G20 sul Base Erosion and Profit Shifting (BEPS); la negoziazione di una Convenzione Internazionale sulla Tassazione in sede delle Nazioni Unite; la discussione in sede G20 di proposte per la tassazione internazionale degli ultra-ricchi; l’avvio del gruppo di lavoro sulle imposte internazionali di solidarietà (Task Force on Global Solidarity Levies) promosso da Francia, Kenya e Barbados a COP28. Inoltre, a luglio 2025 in Spagna avrà luogo la quarta Conferenza Internazionale sulla Finanza per lo Sviluppo sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
Le stime suggeriscono che le risorse finanziarie per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo e l’Accordo di Parigi esistono nell’economia globale, e che una maggiore cooperazione fiscale internazionale, incluso tramite imposte ‘verdi’, potrebbe generare centinaia di miliardi di dollari. Mobilizzarle è una questione di mera volontà politica.
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Foto di Sam Jotham Sutharson