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Riduzione dello sconto sulle accise dei carburanti: bene, ma si può e deve fare di più

Con il decreto aiuti Quater, il Governo Meloni interviene con un taglio sullo sconto alle accise applicate ai carburanti per il trasporto, introdotto nel marzo 2022 dal governo Draghi a seguito dell’aumento dei prezzi causato all’impennata del prezzo del greggio, conseguenza dell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina.  

L’intervento va nella direzione giusta perché interrompe un regime di sussidi che va a vantaggio dei più abbienti, non interviene sulle ragioni della crisi e nei fatti impiega risorse pubbliche per incentivare il ricorso a combustibili fossili. Meglio, dunque, recuperare risorse economiche da utilizzare in altri ambiti, come ha commentato il Ministro Lollobrigida, secondo il quale i risparmi andranno a sostegno di misure per il lavoro, per quanto non è ancora emerso in quale termini.  

Ma la questione richiede la riflessione ulteriore se vale effettivamente la pena affrontare un’emergenza con misure che determinano un costo enorme per lo Stato, che prima o poi si scarica sulla collettività, e un risparmio minimo per i consumatori, premiando peraltro le fasce di reddito più elevate. 

A fronte dei consumi di benzina e gasolio registrati nel periodo aprile-ottobre, la misura introdotta dal Governo Draghi (0,25 euro/litro per entrambe le tipologie di carburante) è costata poco meno di 6 miliardi di euro, circa 850 milioni al mese. In Europa, misure analoghe sono state adottate anche da molti altri Paesi per una spesa complessiva stimata in 9 miliardi di euro nel solo primo mese di entrata in vigore. 

Come molte misure adottate in un contesto emergenziale, anche questa fu presentata come utile ad alleviare i costi del trasporto privato, soprattutto per le fasce di popolazione a più basso reddito. Ma siamo sicuri che i principali beneficiari di questa misura – e di tutte quelle che agiscono in modo orizzontale sulla fiscalità indiretta -, siano effettivamente i cittadini delle fasce economicamente più deboli? A fare bene i conti, no. 

Secondo le rilevazioni ISTAT sulle condizioni economiche delle famiglie e diseguaglianze, la spesa per consumi di carburanti cresce con l’aumentare del reddito e le fasce medio alte (IV e V quintile ISTAT) consumano fino a 3 volte più carburante delle fasce medio basse (I e II quintile).  

Il dato di per sé non stupisce. Quello che sorprende è invece il costo complessivo per lo Stato, da misurare in termini di costo opportunità per politiche pubbliche alternative e virtuose, e la sperequazione che genera, implicita nel carattere della misura stessa. Chi ne beneficia maggiormente, infatti, sono coloro che hanno redditi elevati e si spostano di più e con mezzi a maggiori consumi, mentre chi ne trae un vantaggio ridotto sono coloro che hanno redditi bassi e limitano gli spostamenti con mezzi privati. Senza dimenticare i cittadini che ne pagano il costo pur non avendo per nulla usufruito del vantaggio, ossia coloro che usano i mezzi pubblici in luogo dell’auto privata. 

 

Risparmio mensile e proiezioni annuali per quintili di reddito Istat  
dal taglio delle accise promosso dal governo Draghi (valori in euro correnti) 

Più ricchi a destra più poveri a sinistra 

Elaborazione di ECCO su dati ISTAT e del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica 


Il fatto che queste misure generino impatti minimi sui risparmi dei singoli, favorendo sperequazione e spreco di risorse pubbliche, richiede una riflessione più ampia sull’opportunità di rivedere questo tipo di politiche per i trasporti. 
 

Lo stesso intervento correttivo del Governo Meloni, pur generando un risparmio mensile per le casse dello Stato, stimato in circa 300 milioni di euro, lascia comunque attivo uno sconto di 0,15 centesimi di euro per ogni litro di benzina e gasolio venduto. Senza ulteriori interventi, questo sconto continuerà a gravare sulle casse dello Stato per un valore stimato in oltre 500 milioni di euro ogni mese, limitando l’opportunità di intervenire per risolvere alla radice il problema della povertà da mobilità associata alla dipendenza dall’auto per le necessità di spostarsi. 

In questo quadro, è prioritario superare queste misure e utilizzare le risorse pubbliche a sostegno delle reali necessità di mobilità per i redditi più bassi e in un’ottica di riduzione dei consumi di carburanti. C’è un’importante dimensione sociale in questa attenzione politica. Perché mentre i tagli alle accise sui carburanti offrono un sollievo minimo per i prezzi alla pompa (circa l’8% nel nuovo regime proposto da Meloni a prezzi medi 2022), la stragrande maggioranza dei costi per la mobilità rimane ancora in capo ai consumatori.  

Eliminare gli sconti sulle accise dei carburanti in modo strutturale e investire le risorse liberate in azioni mirate a sostegno della povertà da mobilità è una misura equa e a tutela dei redditi più bassi. Favorire politiche premiali per incrementare la domanda di trasporto collettivo e pubblico e la mobilità dolce, ha come ricaduta positiva la riduzione dei consumi e delle emissioni di gas serra dei trasporti: un aspetto non affatto secondario, con cui il governo dovrà confrontarsi nei prossimi mesi con la revisione degli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima e le politiche da adottare per raggiungerli.  

Photo by Engin Akyurt

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